L'economia reagisce al piano di Berna: «Ci opporremo ai contingentamenti»
La ricreazione è finita. Svizzera, Francia, Italia e Germania corrono ai ripari, e annunciano piani di risparmio energetico e di taglio dei consumi di gas ed elettricità in vista del prossimo inverno. Intanto, i prezzi dell’energia sul mercato all’ingrosso schizzano alle stelle in un momento di inflazione generale. La ricreazione, appunto, è finita.
Mercoledì, il Consiglio federale ha illustrato, per sommi capi, la strategia che intende adottare in caso di penuria di gas. Si inizierà, da subito, dagli appelli preventivi e generalizzati a consumare meno, con l’obiettivo dichiarato di un risparmio di gas del 15% su base volontaria. La campagna di sensibilizzazione della Confederazione partirà a breve. Parallelamente, ma solo in caso di penuria conclamata, invece, interverranno i divieti d’uso, le restrizioni e infine i contingentamenti per le imprese, secondo uno schema progressivo che valuta la gravità della situazione. Le ordinanze, ha rassicurato Parmelin, verranno presentate settimana prossima dopo una breve consultazione.
«Nessun alibi»
Tutti contenti? Mica tanto. «Il Consiglio federale si è mosso con evidente ritardo e ancora mancano le informazioni di dettaglio sugli obiettivi di risparmio energetico e le misure pratiche da mettere in atto per chi ha impianti produttivi». Così il direttore di AITI, Stefano Modenini, che aggiunge: «Si tratta di informazioni indispensabili, e questa situazione certamente non aiuta». Del tipo: sono i dettagli che fanno la differenza e ora è tempo di conoscerli. Un parere condiviso anche dal presidente dell’USAM, Fabio Regazzi.
«Tutto quanto comunicato era abbastanza prevedibile. Condividiamo il principio del risparmio energetico su base volontaria. Purtroppo, però, sul tema delicato dei contingentamenti e su quello dei settori che verrebbero toccati dal divieto d’uso non abbiamo ottenuto grandi informazioni». Probabilmente, aggiunge Regazzi, il Consiglio federale è rimasto volutamente sul vago per evitare gineprai.
Eppure, osserva Modenini, «si tratta di informazioni strategiche che ogni azienda deve conoscere per organizzare, a corto e medio termine, la propria attività». Comunque nessun settore è pronto a mollare i remi, rinunciando all’attività, osserva ancora Regazzi. «Bene dunque che il Consiglio federale faccia i suoi piani, ma come USAM non siamo disposti ad accollarci eventuali contingentamenti e divieti d’uso». Eppure, facciamo notare, se il gas dovesse mancare, in qualche modo si dovrà intervenire. «Il vero sforzo va fatto prima, per evitare i contingentamenti dopo». Ancora Regazzi: «Non vorrei che i contingentamenti alle imprese diventassero un alibi per giustificare uno sforzo non adeguato da parte del Consiglio federale. Le autorità federali devono quindi muoversi in maniera adeguata e preventiva».
Chiarimenti giuridici
E qui si apre un altro tema piuttosto delicato. «Se il Consiglio federale apre alla possibilità di contingentare il gas o di introdurre divieti d’uso per determinati settori, allora, dovrebbe mettere sul tavolo anche il tema degli indennizzi e quello delle indennità per il lavoro ridotto», commenta Regazzi. La penuria di gas oggi infatti non rientra tra i criteri per ottenere l’indennità. Il quadro giuridico, insomma, va aggiornato, aggiunge Marco Martino, responsabile di Economiesuisse per il Ticino. «In caso di contingentamenti e divieti d’uso si dovrà tuttavia puntare al minore impatto, garantendo una certa libertà d’azione alle imprese, lasciando loro la possibilità di scegliere dove e come risparmiare energia». Per esempio, conclude Martino, un albergo dovrà poter decidere autonomamente se chiudere la propria sauna oppure ridurre l’offerta gastronomica.
Un tetto ai prezzi?
Al tema della sicurezza dell’approvvigionamento energetico va poi aggiunto quello altrettanto delicato dei prezzi dell’energia, negli ultimi giorni letteralmente esplosi. Sul mercato internazionale, il prezzo al MWh del gas ha raggiunto nuove preoccupanti vette. «È una tendenza che purtroppo continua a confermarsi, mese dopo mese, giorno dopo giorno», commenta al CdT il vicedirettore responsabile dell’area commercio di AIL, Carlo Cattaneo. «Siamo confrontati con un aumento costante, ma dopo l’annuncio della chiusura del gasdotto Nord Stream 1 per una manutenzione non prevista, i prezzi hanno subito un’ulteriore impennata».
Un elemento di instabilità in un mercato già segnato dalla riduzione dei flussi in provenienza dalla Russia. «In 18 mesi, ossia da quando il prezzo del gas è iniziato ad aumentare, siamo passati - per il nostro mercato di riferimento, ossia l’Italia - da 15 euro al MWh a 280 euro al MWh». Il prezzo, conclude Cattaneo, è cresciuto di quasi 19 volte. «Se l’UE dovesse decidere un tetto ai prezzi di elettricità e gas, la pressione sulla Svizzera per fare altrettanto sarà elevata», commenta dal canto suo Modenini: «Si tratterebbe di un intervento invasivo e costoso da parte dello Stato, ma se l’alternativa fosse il fallimento di attività economiche e i licenziamenti di persone, saremo costretti a scegliere il male minore».