L'Europa, quindi, ha perso contro Donald Trump?

L'accordo sui dazi fra l'Unione Europea e gli Stati Uniti, sancito ieri in Scozia, è stato largamente criticato. C'è chi, addirittura, ha parlato di capitolazione europea. Emmanuel Macron, presidente francese e fiero sostenitore della sovranità del Vecchio Continente, sin qui (non a caso) è rimasto in silenzio. Una domanda, di fondo, rimane inevasa: perché il blocco dei 27 Stati membri non ha saputo far valere le proprie ragioni?
La Cina non aveva aiutato...
Il commercio, come scrive il Blick, è soltanto una parte dell'equazione che regola le relazioni fra l'Unione Europea e gli Stati Uniti, il partner principale dell'Europa. Detto in altri termini, oltre ai dazi c'è il grande, grandissimo capitolo della difesa, tema che il presidente statunitense Donald Trump ha più volte affrontato in Scozia. Difesa che fa rima con Ucraina: senza Washington, detto in altri termini, non può esserci sostegno a Kiev. Non finisce qui: la Cina, purtroppo per l'Europa, non ha aiutato in alcun modo. Il vertice UE-Pechino tenutosi la scorsa settimana, infatti, non ha sortito gli effetti sperati, ovvero un nuovo accordo commerciale. L'UE, per tutti questi motivi, non poteva permettersi una guerra commerciale con l'America a partire dal 1. agosto.
L'atlantismo di von der Leyen
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, è un'atlantista convinta. Ex ministra della Difesa tedesca, ha sempre sposato, sin dalla sua intronizzazione, la politica del cancelliere Friedrich Merz: trovare un accordo commerciale a tutti i costi per preservare le esportazioni tedesche. All'inizio di giugno, il governo tedesco ha annunciato uno storico piano di ripresa volto a rafforzare le infrastrutture e le capacità di difesa. Il piano prevede 500 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture (energia, digitalizzazione) e altrettanti per l'esercito. La maggior parte di questi stimoli sarà finanziata con prestiti fino a 850 miliardi di euro da qui al 2029. Una guerra commerciale con gli Stati Uniti, evidentemente, avrebbe fatto deragliare tutto. Berlino ha bisogno soprattutto di stabilità e la Repubblica federale conta sulla competitività della sua base industriale per assorbire le tariffe del 15%. Il Paese ha anche un bisogno cruciale di energia, con l'abbandono del gas russo. E le importazioni agricole statunitensi rappresentano un problema molto minore: il settore è molto meno importante che in Francia.
La Francia non aveva alleati
Emmanuel Macron, dicevamo, è rimasto in silenzio: ha perso la sua partita, d'altro canto. In termini di commercio, la Francia aveva meno argomenti da presentare rispetto alla Germania, poiché esporta meno negli Stati Uniti e i suoi due settori di punta in America, l'aerospaziale e i beni di lusso, possono tranquillamente convivere con dazi al 15%. Anzi, l'aerospaziale sarà addirittura esentato dalle misure. Il potentissimo capo del colosso LVMH, Bernard Arnault, ospite di Donald Trump al suo insediamento, si era detto favorevole a un accordo. La Francia, che ha tutto da perdere dalle importazioni agricole americane e vuole tassare i giganti americani di Internet, nella citata partita messa in piedi da Macron non aveva alleati.
Donald Trump ha vinto
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non è certo l'ultimo arrivato a livello di affari. Il fatto che l'America avesse appena concluso un accordo commerciale con il Giappone con tariffe del 15% (oltre alla promessa da parte di Tokyo di investire 550 miliardi di euro negli Stati Uniti) ha messo l'Unione Europea in una posizione scomoda, anzi scomodissima se non impossibile. E questo perché i produttori giapponesi hanno i mezzi per sostituire i prodotti europei esportati in molti segmenti. Trump ha anche abilmente posto l'ultimatum del 1. agosto, data in cui la maggior parte degli europei pensa alle ferie. L'ultimo asso nella manica di Trump è stata la NATO, che di fatto ha ingannato in cambio di ordini militari. Riassumendo: come puoi iniziare una guerra commerciale con un alleato che, carta canta, continua a difenderti?