L'editoriale

L'illusione della pace spazzata via dalla realtà

Crescono le tensioni nella guerra tra Russia e Ucraina, al punto che il conflitto sembra potersi allargare - I due fronti si rimbalzano le responsabilità
Paolo Galli
16.09.2025 06:00

Siamo passati dall’illusione della pace, per quanto complessa da architettare, all’incubo di una guerra ancora più estesa. Niente di cui sorprendersi, di questi tempi, ma la prospettiva è comunque preoccupante. Va ammesso, a costo di sembrare ingenui: pur avendo una chiara opinione di quel che rappresenta - e che è - Donald Trump, l’idea che riuscisse ad avvicinare i due fronti è stata allettante, almeno per un breve periodo di tempo. Ma Ucraina e Russia non hanno fatto neppure un piccolo passo per annullare le distanze tra loro. Anzi, il conflitto sembra essersi addirittura inasprito. E i Paesi a ridosso dell’area interessata sono stati, pure loro, chiamati in causa, in un clima di continue provocazioni. Oleksandra Romantsova, direttrice esecutiva del Centro per le libertà civili di Kiev e Premio Nobel per la Pace 2022, intervistata ieri dalla Repubblica, avvertiva l’Occidente senza utilizzare giri di parole: «L’Europa doveva essere pronta: già ieri, non aspettare domani. E ora non c’è più tempo. Ormai la guerra è a casa vostra». Insomma, inutile stupirsi delle incursioni russe nello spazio aereo di questo o quell’altro Paese. E su questo sono stati tutti piuttosto chiari: tali sconfinamenti non possono essere giudicati come errori dell’aviazione russa, non sono «semplici incidenti». Molti analisti li hanno definiti «test», esperimenti per saggiare l’eventuale risposta della NATO, dell’Europa, dell’Occidente, la loro prontezza, la loro unità di intenti e di sistemi difensivi.

Sul fronte russo, come sempre dal 2022 a oggi, si prova a rovesciare la lettura della situazione. Ancora ieri il Cremlino, infatti, accusava la NATO di essere in guerra con la Russia. E poi ancora: «L’Occidente simula l’aggressività russa per intimidire la propria popolazione». Come a dire: gli sconfinamenti sono solo un’invenzione occidentale, buona per giustificare l’entrata in scena della NATO, l’utilizzo dello Sky Shield. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha parlato di un «vortice assoluto» nel quale è destinato a cadere l’intero Occidente. Ma intanto le forze armate russe continuano a mostrare i muscoli a braccetto con quelle bielorusse. Cinque giorni di esercitazioni (denominate Zapad), con decine di migliaia di soldati coinvolti, a ridosso del confine con la NATO. Gli esperti hanno etichettato queste manovre come una forma di mobilitazione celata, ma anche come un’intimidazione diplomatica, sì una crescente pressione nei confronti dell’Ucraina ma soprattutto dei suoi alleati. In questo senso, la tensione è davvero cresciuta, in questi giorni, ben oltre la linea del fronte.

Ieri dalla Finlandia, per esempio, sono arrivati segnali di grande nervosismo. Il comandante delle forze di Difesa di Helsinki, il generale Jaakkola, ricordando come le precedenti manovre Zapad fossero servite a preparare l’invasione dell’Ucraina, ha azzardato: «Le esercitazioni possono essere accompagnate da sviluppi inaspettati». E ha poi ricordato: «La Russia ha risorse anche per altri scopi». E mentre Jaakkola osserva inquieto le manovre russe e bielorusse, il Governo svedese ha annunciato - proprio ieri - che aumenterà il bilancio della Difesa di 2,45 miliardi di euro, portando la spesa al 2,8% del PIL nazionale. Il clima è questo. E coinvolge anche la Svizzera. Abbiamo riportato, in questi giorni, le dichiarazioni del consigliere federale Martin Pfister, ma ieri si è espresso sul SonntagsBlick anche il comandante uscente delle forze aeree svizzere, Peter Merz, il quale ha detto: «La situazione della sicurezza in Europa è estremamente pericolosa: prevediamo che dal 2028 la guerra in Ucraina si estenderà all’Europa occidentale».

Insomma, l’illusione di Trump è stata spazzata via dalla realtà. Al punto che anche le parole del Papa - «L’unica risposta possibile è la pace» - suonano come distaccate dal presente e dalla direzione che ha preso il conflitto.

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