L'incontro cosmico all'origine della nostra Luna
«Quando vediamo la Luna di notte nel cielo ha l’aria così antica da darci l’impressione che sia sempre stata lì». È un pensiero che ci può venire spontaneo e che la stessa NASA ha riportato. Ma sappiamo che così non è. Anche il nostro satellite ha avuto la sua origine, proprio come tutti gli altri pianeti.
Come è nata la Luna? E quanto tempo fa è successo? Sono due domande alle quali i ricercatori vogliono da tempo trovare le risposte, appoggiandosi a numerose teorie. Ora però la NASA è in grado di poter fornire una nuova tesi, costruita in collaborazione il centro di ricerche Ames dell’Agenzia spaziale americana e la Durham University. I risultati, forniti dalle simulazioni cosmiche condotte dai due atenei, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal Letters e mostrati sul sito della NASA.
Uno scontro fortunato
Quindi, da dove viene la Luna? La risposta è tutta racchiusa in un fortuito incontro-scontro tra due pianeti ancora allo stato di fusione, una collisione avvenuta ben 4,5 miliardi di anni fa. I protagonisti sono il pianeta Theia (che doveva essere più o meno delle dimensioni di Marte) e la giovane Terra. Ma non dobbiamo pensare, precisa l'Agenzia spaziale americana, a una Terra come la conosciamo oggi: «Era molto diversa da quella attuale». È proprio così, dallo scontro tra corpi celesti e dall'unione immediata del materiale lanciato in orbita dopo l'impatto, che si sarebbe creato il ''piccolo'' satellite che oggi vediamo, e anche il nostro stesso pianeta. Ce lo spiegano gli esperti della NASA, mostrando il video con la simulazione dello scontro.
«The Giant Impact»
Si tratta della teoria dell’impatto gigantesco (The Giant Impact). Questa tesi, spiega Justin Simon, scienziato planetario NASA, ipotizza che quando la Terra era ancora allo stato liquefatto e stava cominciando a formarsi, sia stata colpita da un altro pianeta
emergente, anche lui in fusione, chiamato Theia, situato nelle vicinanze. «La collisione ha fatto sì
che entrambi i pianeti si dividessero temporaneamente in frammenti di gas,
magma ed elementi chimici prima di riformarsi nei corpi che oggi conosciamo
come la Terra e la Luna». Gli studi condotti dai ricercatori
stanno aggiungendo ulteriori dettagli basati sugli elementi chimici che compongono i due corpi celesti e che vanno verso la conferma della teoria del
Giant Impact.
«Il cosmo è pieno di collisioni», aggiunge la NASA, «sono una parte essenziale della formazione e dell'evoluzione dei corpi planetari».

Una teoria nata dalle rocce
L’ispirazione per cercare di capire quale fosse l'origine della Luna è venuta ai ricercatori della NASA osservando la composizione delle rocce lunari. Si tratta di reperti raccolti 50 anni fa dal polveroso suolo di quel satellite visitato grazie alle missioni Apollo e conservati per future ricerche scientifiche. Questi frammenti oggi sono in grado di ''parlare'' e di raccontarci la loro storia. «I campioni dimostrano che la Luna è stata creata dopo che, miliardi di anni fa, un altro pianeta si è scontrato con una Terra ancora giovane», spiega l’Agenzia spaziale. E non solo: «I reperti lunari mostrano firme isotopiche molto simili a quelli delle rocce terrestri, a differenza delle rocce provenienti da Marte o da altre parti del Sistema Solare». Ciò rende altamente probabile che gran parte del materiale che compone la Luna provenga originariamente dalla Terra, precisa la NASA.
Creata in poche ore
Secondo i calcoli condotti dalla NASA, sarebbero
bastate solo poche ore per dare vita al nuovo corpo celeste: «Una formazione rapida, avvenuta in un unico stadio». Tempi velocissimi se pensiamo al contesto cosmico, ma ancora una volta ''merito'' del Giant Impact. Come confermano anche i ricercatori del centro Ames, guidati da Jacob Kegerreis: «Abbiamo scoperto che degli impatti
giganteschi possono dare immediatamente origine a un satellite con massa e
contenuto equivalenti a quelli della Luna».
Per avere ulteriori conferme ad avvalorare questa teoria, sarà necessario analizzare nuovi campioni lunari, raccolti più in profondità, spiega ancora la NASA. Ad esempio i reperti che saranno riportati sulla Terra dalle future missioni Artemis: «Man mano che gli scienziati avranno accesso a campioni provenienti da altre parti della Luna e da profondità maggiori sotto la superficie, potranno confrontare i dati reali con queste simulazioni e capire come il nostro satellite si sia evoluto nei suoi miliardi di anni di storia».
