Lo Schettino coreano nella bufera

Il capitano Lee Jun-Seok ha abbandonato il traghetto con la prima imbarcazione disponibile
Ats
17.04.2014 13:31

TOKYO - Il capitano del traghetto Sewol, affondato ieri mattina al largo delle coste meridionali della Corea del Sud, è finito nella bufera per l'abbandono dello scafo con l'equipaggio malgrado quasi 300 dei 475 passeggeri totali fossero ancora a bordo. "Sono davvero dispiaciuto e mi vergogno profondamente. "Non so cosa dire", ha affermato Lee Jun-Seok sulla tragedia ai microfoni delle tv locali indossando una felpa e nascondendosi nel suo cappuccio. Lee, 69 anni, è considerato un esperto del settore con oltre 30 anni di esperienza.

Per molti versi la situazione di Lee Jun-Seok appare molto simile a quella di Francesco Schettino con la Costa Concordia. Nelle ultime ore in effetti si appreso che il capitano sudcoreano si è messo in salvo sulla prima imbarcazione di soccorso arrivata, a 30 minuti dal lancio della richiesta d'aiuto. È quanto ricostruisce la tv pubblica Kbs, secondo cui a gran parte dell'equipaggio è stato ordinato l'abbandono della nave malgrado le centinaia di passeggeri ancora a bordo. Sulle cause dell'incidente non ci sono versioni ufficiali, ma solo le ipotesi di violento impatto contro una barriera rocciosa, di un'esplosione a bordo e di un improvviso cambio di rotta della nave. Resta il fatto che, con il passare del tempo, l'immediata gestione da parte dell'equipaggio è stata del tutto lacunosa.

In base alle testimonianze dei superstiti, infatti, il primo ordine è stato quello di indossare i giubbotti salvagente, di restare calmi nelle cabine e di non uscire sui ponti, forse nella convinzione di poter salvare la nave o di stabilizzarla in vista di un affondamento più lento e regolare. Invece, l'inclinazione sul fianco sinistro ha accelerato il processo, conclusosi in appena due ore, e molti passeggeri si sono trovati nell'impossibilità di assicurarsi una via di fuga mancando appigli per superare una pendenza sempre più ripida. Uno scenario che avvalora lo scenario terribile che la maggior parte dei 287 passeggeri dati ancora per dispersi sia rimasta intrappolata all'interno del traghetto.

Il maltempo frena i soccorsi

Il maltempo ritarda le operazioni di ricerca e soccorso dei 287 passeggeri che risultano ancora dispersi nel naufragio del traghetto Sewol, avvenuto mercoledì mattina al largo delle coste meridionali della Corea del Sud. Le unità speciali dei sommozzatori della marina miliare e della guardia costiera hanno questa mattina tentato di entrare nello scafo fallendo a causa delle forti correnti. Inoltre, nel pomeriggio le condizioni meteo sono peggiorate costringendo la sospensione delle attività, viste le onde alte fino a due metri. La temperatura dell'acqua resta bassa, compresa tra i 10 e 12 gradi, che rende difficile ai sub immersioni lunghe. Anche lo scarico di ossigeno nella nave capovolta, al fine di assicurare un galleggiamento più stabile, ha subito ritardi. La presidente sudcoreana Park Geun-hye ha voluto visitare la zona dell'affondamento e chiesto al governo di mobilitare tutte le risorse e le attrezzature possibili per ritrovare i dispersi, prima di recarsi alla palestra di Jindo, isola vicino al luogo del disastro, dove sono ospitati circa 300 familiari e parenti degli studenti mancanti all'appello, quasi 250 sui 325 a bordo, in attesa di aggiornamenti. La visita, con Park che ha manifestato la propria vicinanza e l'impegno a fare tutto il possibile, è stata segnata anche da momenti di tensione, dolore e contestazione per la gestione a tratti sconcertante della crisi da parte del governo.

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