Spazio

L’occhio che scruta l’universo è pronto a sorprendere l’uomo

La settimana prossima il James Webb Space Telescope regalerà al mondo le prime, sensazionali immagini a colori del cosmo e delle stelle con una risoluzione mai raggiunta prima – Dal 12 luglio cominceranno anche i programmi scientifici, che promettono di rivoluzionare l’astronomia
Giona Carcano
04.07.2022 06:00

Quando leggerete queste righe, il più grande, complesso e costoso telescopio spaziale mai costruito sarà distante 1,5 milioni di chilometri da voi, «immerso» nel cosmo a -233 gradi Celsius mentre orbita attorno al cosiddetto Secondo punto di Lagrange. Lanciato dalla base dell’ESA in Guyana francese il giorno di Natale 2021, il James Webb Space Telescope (JWST per gli amici)  sta per regalare all’umanità le prime, sensazionali immagini dell’universo primordiale. Immagini frutto di decenni di lavoro e di un processo complicatissimo di messa orbita-dispiegamento. Manca poco più di una settimana all’appuntamento con la storia - previsto alle 16.30 di martedì 12 luglio in diretta attraverso i canali della NASA, Twitter, Facebook e YouTube - ma già di possono conoscere alcuni dettagli di ciò a cui assisteremo.

Un allineamento perfetto

Innanzitutto, va ricordato che le immagini che vedremo non sono le prime in assoluto. In febbraio, gli scienziati che lavorano per il JWST hanno cominciato la lunghissima fase di allineamento dei 18 segmenti di berillio dello specchio primario. Un lavoro lentissimo, di pazienza, calcoli e spostamenti infinitesimali di ogni singolo esagono. Per trovare il giusto allineamento, è stata quindi individuata e osservata da ogni angolazione una stella brillante nella costellazione dell’Orsa Maggiore.

Una volta raccolte tutte le tessere del mosaico, la procedura di allineamento ha portato alla composizione di un’unica immagine nel «collettore» dello specchio primario. E il risultato è stato straordinario. «Quello che abbiamo visto è l’immagine infrarossa alla più alta risoluzione di sempre», ha commentato Scott Acton, uno scienziato del Goddard Space Center, il cuore di tutte le operazioni legate al telescopio spaziale. «A vederli da vicino sembrano solamente una serie di pixel illuminati, ma la risoluzione raggiunta ha davvero superato ogni aspettativa: il telescopio ha lavorato anche meglio di quel che prevedevano i modelli». Di più: la strumentazione ottica si è rivelata talmente sensibile e all’avanguardia da permettere di scorgere – oltre all’oggetto principale, la stella luminosa – una serie di stelle e galassie che emergono dalle profondità dello spazio. 

Il frammento di meteorite

Tutto bene. O quasi. Sì, perché il JWST ha rischiato di subire un danno irreparabile a nemmeno due mesi dalla piena operatività. Tra il 23 e il 25 maggio (ma la notizia è stata diffusa solamente a metà giugno), il telescopio è stato colpito da un micrometeorite. Qualcosa di simile a un granello di polvere, ma che nello spazio – a causa della sua estrema velocità – può produrre danni enormi. Le analisi effettuate (con il cuore in gola) dagli scienziati, hanno fortunatamente scongiurato il peggio. L’oggetto cosmico ha sì colpito uno dei 18 segmenti, ma non ha influenzato significativamente il buon funzionamento dello specchio e della macchina stessa. «L’osservatorio è pienamente in grado di scorgere le attività scientifiche per cui è stato progettato», ha spiegato la NASA.

«Questi tipi di impatti sono un aspetto inevitabile in qualsiasi missione spaziale. Tali eventi erano ampiamente previsti». Regolando da terra il segmento interessato, gli scienziati sono in seguito riusciti ad annullare quasi totalmente la distorsione prodotta dall’impatto, salvando il futuro del JWST. 

Il pacchetto

Superati tutti gli ostacoli, il conto alla rovescia per la diffusione delle prime, «vere» immagini è cominciato. Ma il 12 luglio non sarà una data importante soltanto per ciò che vedremo, ma anche – e soprattutto – perché da quel giorno cominceranno le operazioni scientifiche vere e proprie. Gli astronomi, a partire dalla settimana prossima, avranno dunque la possibilità di cominciare i primi programmi di osservazione. Sfruttando la potenza del JWST, si cercherà di comprendere le origini stesse dell’universo, fino a 13,5 miliardi di anni fa. Non solo: lo strumento sarà in grado di studiare l’atmosfera degli esopianeti (specie di quelli più simili, per composizione e parametri di abitabilità, alla Terra), la nascita, l’evoluzione e la morte di stelle e galassie.

Già. Ma, allora, che cosa vedremo fra pochissimi giorni? Lo ha spiegato la NASA in una conferenza stampa. Innanzitutto, non si tratterà di una singola immagine, bensì di una serie. In questo modo, l’agenzia spaziale mostrerà al mondo le numerose capacità della strumentazione ottica a bordo del JWST, in particolare il suo sistema per le osservazioni nell’infrarosso. Saranno cinque i pacchetti tematici rilasciati contemporaneamente: si tratterà di osservazioni sull’universo primordiale (come l’osservazione più profonda mai effettuata), di galassie antiche, lo spettro di un’atmosfera di un esopianeta, alcuni aspetti della formazione delle stelle e delle regioni di formazione stellare. In questo momento, un team di 30 persone sta lavorando alla produzione di queste immagini. Immagini – e questa è una vera rivoluzione – a colori, che permetteranno di capire subito gli elementi che compongono l’oggetto osservato. Spalancando la porta a una nuova era dell’osservazione dell’universo.

In questo articolo: