Lugano, servono hotel e testimonial

Si apre oggi in città un congresso internazionale con oltre tremila partecipanti - Intanto avanza il progetto del futuro polo al Campo Marzio
(foto Crinari)
Red. Online
17.06.2015 05:00

LUGANO - Oltre tremila partecipanti, sette sale al Palazzo dei Congressi, l'aula magna dell'Università, il Cinema Corso trasformato in sala conferenze, un villaggio di 4.200 metri quadrati allestito nel Parco Ciani, che comprende una sala da 600 posti. Il Congresso internazionale sui linfomi - la cui cerimonia di apertura è prevista oggi - è il più grosso evento del genere a Lugano e rappresenta una sfida logistica non da poco, ma anche un biglietto da visita importante per lanciare la città come destinazione per eventi analoghi. Con la crisi del turismo acuita dal rafforzamento del franco, quello dei congressi è diventato un ambito su cui si intende puntare per cercare di compensare le perdite. Anche perché l'indotto può essere molto redditizio, basti pensare che un congressista spende in media 400 franchi al giorno, ben più di un turista.

Ma non è così semplice, la concorrenza internazionale è fortissima e Lugano deve impegnarsi non poco per ritagliarsi un suo spazio. «Lugano è bella, compatta, vivibile, internazionale, ma non basta» afferma Silvana Redemagni, direttrice di Lugano MICE (Meeting, Incentive, Convention, Events), il Convention Bureau creato nel 2013 da Lugano Turismo, Città e albergatori con lo scopo di promuovere il settore congressuale. «Ben vengano i congressi come quello promosso dal dottor Cavalli: è un volano che permette di far conoscere la destinazione». Cavalli - sottolinea Redemagni - ha il grande merito di aver sempre voluto rimanere in Ticino, nonostante le proposte di trasferire altrove l'evento, a Zurigo o a Vienna (logisticamente più adatte ad accogliere questo volume di partecipanti).

Strutture da oltre 200 camere

Ma per attrarre altri congressi di queste dimensioni e di caratura internazionale occorre soddisfare alcuni requisiti fondamentali. In primis l'offerta alberghiera. Il Palacongressi ha una capienza di 1.200 posti e può arrivare fino a 1.500. «Questa manifestazione ne porta più del doppio, ma pur avendo a disposizione 3.500 camere in città, dobbiamo pensare che per essere una destinazione congressuale riconosciuta, Lugano dovrebbe offrire tre volte tanto la capienza del centro congressi. Se la città ambisce a profilarsi a livello nazionale e mondiale c'è bisogno di uno o due alberghi con capienza superiore alle 200 camere, magari una grande catena internazionale» sottolinea Redemagni.

Sinergie tra pubblico e privato

Ma gli hotel non bastano. I congressi - spiega Redemagni - sono sempre più determinati dalle lobby e dagli «ambasciatori», figure di spicco in un determinato ambito, come Cavalli, che vivono o hanno vissuto qui e portano all'estero il nome del Ticino, fungendo da attrattori di prestigio. «Per esempio, siamo riusciti ad aggiudicarci un grosso congresso in ambito medico con 1.700 partecipanti per il 2017, grazie al fatto che uno degli sponsor principali ha sede in Ticino». Il ruolo dei referenti sul territorio, con cui lavorare in sinergia, e la creazione di una rete pubblico-privato è quindi fondamentale secondo la direttrice, convinta che Lugano (e il Ticino più in generale) abbia ottime potenzialità in questo senso, che vanno però attivate. «Il Palacongressi ha i suoi difetti ma anche molti pregi (e i prezzi che applichiamo sono concorrenziali). Abbiamo il LAC che sta per aprire ed è un volano non solo dal punto di vista culturale, abbiamo sedi universitarie, un mondo del trade, del medicale, del retail molto attivi e interessanti. Sono i nostri fiori all'occhiello con cui potremmo lavorare in modo sinergico». Inoltre i giudizi dei partecipanti ai congressi sono sempre positivi, l'organizzazione funziona ed è apprezzata.

«Cosa vogliamo fare da grandi?»

Ma nel campo dell'organizzazione di congressi i tempi sono molto lunghi, si lavora oggi per aggiudicarsi eventi fra 5-10 anni, per cui «c'è bisogno del coordinamento e della visione politica della Città, che ponga delle linee guida per tutti gli attori in campo e pianifichi i passi futuri. Dobbiamo chiederci adesso: che cosa vogliamo fare da grandi? Siamo nel 2015 ma stiamo lavorando per il 2020-2025: Lugano che cosa vorrà essere fra 5-10 anni?».

Il nuovo a due passi dal vecchio

Alle domande sul futuro, la Città risponde prima di tutto con un luogo: Campo Marzio. È là che dovrebbe sorgere il complesso alberghiero-congressuale-residenziale previsto dal Municipio in collaborazione con investitori privati. Il progetto è prossimo ad entrare nella sua seconda fase: dopo aver esaminato le proposte di massima giunte dai sei gruppi che hanno partecipato al concorso, la Città sta lavorando per definire la miglior combinazione fra i vari contenuti e la fattibilità tecnica e finanziaria dell'opera, dopodiché farà avere i suoi «desiderata» ai privati e attenderà le loro offerte finali.

La complessità del progetto, i molteplici aspetti in gioco e la situazione finanziaria del Comune rendono difficile al momento tracciare una tempistica, come ci spiega il responsabile dell'Area Turismo ed Eventi Lorenzo Quadri, ma l'intenzione di puntare sul Campo Marzio è inequivocabile. «Anche perché il Palazzo dei congressi ha quarant'anni e per sistemarlo completamente ci vorrebbero quaranta milioni: non conviene». Il Municipio ha preferito applicare un «cerottone» da 8 milioni con il quale la struttura «potrà andare avanti ancora per 10 o 15 anni, forse anche di più» ipotizza Quadri. Resterebbero comunque i limiti di spazio; limiti che al Campo Marzio si potrebbero infrangere. Attenzione però: prima bisognerà trovare una nuova casa per il centro esposizioni, che con le sue fiere frutta alla Città un milione all'anno, senza parlare dell'indotto indiretto. Resta infine un problema di abbondanza: che ne sarà del buon vecchio Palacongressi? Verrà demolito come suggerivano alcuni o rinascerà grazie a nuovi contenuti?

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