L'ultima dell'Ue: no a oliere da tavola

BRUXELLES - In principio furono la curvatura del cetriolo e la lunghezza delle banane. Ora che l'Ue è in bilico fra la sterzata verso gli Stati Uniti d'Europa ipotizzata a Bruxelles e il dissolvimento sognato a Londra, si apre un nuovo capitolo dello scontro tra nord e sud del continente. Che si divide sulle oliere e sull'olio d'oliva, simbolo gastro-economico dell'Europa mediterranea.
A far scattare la polemica, il regolamento che dal primo gennaio potrebbe far sparire dalle tavole dei ristoranti, ma anche dai banconi dei bar e delle mense, la classica accoppiata di ampolline olio-aceto. Se si vorrà offrire un olio d'oliva "chic", lo si potrà fare solo portando in tavola la bottiglia originale, che dovrà essere "monouso". Ovvero, essere chiusa con un sistema che impedisca il riempimento con un olio diverso da quello originale.
Pensato a protezione del consumatore dalle frodi (facile immaginare il ristoratore che compra una bottiglia di olio extra-vergine da 30 euro a litro, con cui spacciare un prodotto da "discount" a 3 euro...), il regolamento ha suscitato l'interesse della tedesca Süddeutsche Zeitung di oggi.
Cui ha fatto seguito un fuoco di fila di domande tra il provocatorio e l'ironico ai portavoce della Commissione europea nel consueto briefing di mezzogiorno. Argomenti contro il provvedimento: il possibile costo ecologico in termini di riciclo dei contenitori usati, gli sprechi di prodotto, l'impossibilità di tenere sotto controllo i milioni di ristoranti e bar disseminati nel territorio dell'Ue. Più in generale, dalla lobby del nord-europa è arrivata l'accusa a Bruxelles di aver voluto favorire i produttori del sud, che ne trarrebbero indebiti vantaggi.
Dietro le quinte del provvedimento, una spaccatura già emersa tra i ministri dell'agricoltura. Perché a favore del provvedimento, voluto dall'Italia assieme agli altre tre grandi produttori dell'oro verde (Spagna, Portogallo e Grecia), a febbraio si schierarono i 15 del Sudeuropa. Contro, i 12 del Nord capeggiati dalla Germania.
Oggi i portavoce dell'esecutivo hanno ricordato che il provvedimento, adottato dalla Commissione in assenza di una maggioranza netta, "è stato chiesto dai paesi produttori" e "da molte associazioni di consumatori", che da anni hanno denunciato le tante frodi sulla vera origine degli oli venduti magari come italiani ed extra-vergine quando invece sono di qualità ben diversa e prodotti con olive di incerta origine.