Lupo, Claudio Zali: «Abbiamo mostrato la disponibilità ad agire»

Sono otto, in totale, i lupi dei branchi finiti per il momento nel mirino del Cantone. E l’obiettivo delle autorità è di abbatterli tutti entro la fine di gennaio. La decisone è stata presa oggi dal Consiglio di Stato, alla luce dell’analisi effettuata dall’Ufficio caccia e pesca e dopo aver ricevuto il via libera dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). In particolare, dei sette branchi attualmente accertati sul nostro territorio, la richiesta di regolazione proattiva riguarda un giovane lupo del branco Madom, uno del branco Bedretto e l’intera rimozione di quello del Carvina. «Per noi si tratta di fare quanto possibile, applicando il diritto federale», commenta il consigliere di Stato Claudio Zali. «Finora, visto che eravamo in una fase dell’anno in cui non era possibile fare altrimenti, abbiamo agito a posteriori, procedendo con gli ordini di abbattimento dopo le predazioni dei singoli lupi. E questo può aver dato la sensazione che non si riuscisse a fare abbastanza. Ora, invece, siamo nell’ambito della regolazione proattiva, in cui il Cantone chiede anticipatamente di intervenire».
A questo proposito, è bene ricordare i margini di manovra che la legge concede ai Cantoni. L’ordinanza della Legge federale sulla caccia prevede infatti due tipologie di intervento di tipo preventivo. Da un lato, la regolazione di base con l’abbattimento fino a due terzi dei giovani dell’anno, che ha lo scopo di contenere il numero di lupi sul territorio. In questo caso, l’elemento determinante è riuscire a provare la presenza certa di almeno due giovani lupi dell’anno. E questo è quanto accaduto con i due branchi Madom e Bedretto. In agosto, il Consiglio di Stato ha presentato all’UFAM una richiesta di regolazione, supportata dalla «documentazione certa» della presenza di due giovani lupi - nati durante l’anno - sia nel branco Madom, sia nel branco Bedretto. «Per ciascuno dei due branchi è stata chiesta una regolazione che prevede l’abbattimento fino a due terzi dei lupi nati nel 2025». In concreto, quindi, potranno essere uccisi un giovane esemplare per ciascun branco.
L’ordinanza prevede poi una seconda possibilità: la rimozione di un intero branco. Ma solo se questo è considerato problematico. E a livello federale, per essere considerato tale, si deve dimostrare che il predatore ha imparato a eludere le misure di protezione delle greggi. Sarebbe questo il caso del branco del Carvina che, dice il Governo, «ha mostrato un comportamento indesiderato uccidendo in almeno due occasioni animali da reddito ritenuti adeguatamente protetti».
Manca ancora una risposta
Queste, insomma, le richieste avanzate dal Ticino. Richieste a cui Berna ha risposto solo parzialmente. Con una lettera giunta a fine agosto, infatti, l’UFAM ha accolto le due richieste di regolazione dei branchi Madom e Bedretto, mentre non si è espresso sulla rimozione del Carvina. Il Governo, però, ha deciso comunque di tirare dritto, emanando un ordine di regolazione che, oltre ai giovani lupi dei branchi Bedretto e Madom, include anche la rimozione totale del Carvina. «L’UFAM non ci ha ancora dato il suo preavviso formale, ma noi riteniamo che la richiesta sia solida», sottolinea Zali. Inoltre, «visto che intendiamo servirci dell’aiuto dei cacciatori, per non perdere il momento della caccia alta abbiamo deciso di procedere, assumendoci un piccolo rischio. Se poi dall’UFAM dovesse arrivare una decisione negativa, potremo comunque abbattere il maschio del branco e i cuccioli, visto che si tratta di esemplari ibridi, che come tali vanno eliminati».
In tutti i casi, tiene a chiarire il direttore del DT dopo le polemiche degli ultimi mesi, «noi abbiamo mostrato la disponibilità ad agire, nei limiti concessi dal diritto federale. Quando ci viene recriminato che non agiamo volutamente, penso che la critica possa essere rispedita al mittente».
E gli altri quattro?
E gli altri quattro branchi presenti in Ticino? «Non essendo ancora documentata una presenza di giovani lupi nati nel corso dell’anno, è stata richiesta in via generale la possibilità di regolarli mediante l’abbattimento di due terzi dei giovani lupi, qualora e non appena venga accertata in modo documentabile la presenza di due o più piccoli», fa sapere l’Esecutivo in una nota, pur precisando che «l’estensione delle aree occupate da alcuni di questi branchi e il loro carattere transfrontaliero complicano l’acquisizione di queste informazioni, considerato che spesso la loro riproduzione non avviene su suolo ticinese». Insomma, al momento il Cantone non dispone di prove che attestino la nascita di cuccioli nel 2025, e di conseguenza - per il momento – le richieste inoltrate a Berna concernenti questi quattro branchi sono state messe in sospeso da parte dell’UFAM in attesa di future evidenze.
Tuttavia, il Governo chiarisce anche di essere pronto a intervenire ancora: «Questo è un primo provvedimento, che potrà essere seguito da altri in funzione di eventuali nuove riproduzioni o del comportamento indesiderato da parte di un singolo branco».
Esito non scontato
Ora che la decisione è stata presa, i guardacaccia avranno tempo fino all’inizio del prossimo anno per centrare l’obiettivo. «Noi metteremo in campo tutte le risorse disponibili. In più, da quest'anno partiremo subito con la collaborazione dei cacciatori», dice Tiziano Putelli, a capo dell’ufficio caccia e pesca. A questo proposito, sono 430 i cacciatori formati e che potrebbero aiutare il Cantone in forma volontaria con gli abbattimenti. Ma la loro collaborazione sarà limitata al solo periodo della caccia alta aperta su una buona parte del mese di settembre: «Da un lato - spiega Putelli - perché il margine d’errore deve essere ridotto al minimo, e quindi ai cacciatori è chiesta una collaborazione fino a quando il cucciolo è ancora distinguibile dagli esemplari adulti. Quale ordine potrà essere successivamente riaperto a questa collaborazione per i successivi periodi di caccia utili, in particolare la caccia tardo autunnale al cervo e capriolo e quella invernale al cinghiale, sarà valutato poco prima del loro avvio e in funzione degli elementi che saranno a disposizione».
Gioca a favore del DT anche il fatto che i due dei tre branchi per i quali è in vigore l’ordine di abbattimento, nello specifico Bedretto e Madom, si trovano tutti stabilmente in Ticino. «Ciononostante, parliamo comunque di territori ampi e discosti, quindi malgrado le premesse siano buone, l’esito è tutt’altro che scontato».$
«Dopo la crescita, ora siamo vicini all’assestamento»
Attualmente, sul territorio sono presenti sette branchi (Onsernone, Val Colla, Carvina, Lepontino, Gridone, Madom e Bedretto), più quattro coppie stabili. In totale, secondo Putelli, «si tratta di 27-28 esemplari adulti, ai quali se ne potrebbe aggiungere alcuni considerando anche i lupi nomadi o in dispersione dall’Italia o dai Cantoni limitrofi». Troppi? «Il diritto federale non permette di fare questa considerazione», risponde Putelli dell’Ufficio caccia e pesca. I Cantoni, aggiunge, «possono intervenire con una regolazione proattiva se viene superata la soglia minima dei branchi per singola regione. La legge prevede che in Ticino, Grigioni e San Gallo ci siano come minimo tre branchi. E in base ai criteri del diritto federale, di fatto, nel nostro cantone ne abbiamo cinque, e non sette, perché i branchi transfrontalieri (quattro) sono conteggiati come mezza unità. In ogni caso, oggi questa soglia è ampiamente superata e questo permette ai Cantoni di domandare quanto concesso dall’ordinanza».
Le tre fasi della specie
In tutti i casi, è possibile stimare che la presenza dei lupi in Ticino si stia avvicinando a una fase di saturazione. «Per questa specie, di solito si osservano tre fasi: un primo momento in cui l’animale inizia a palesarsi sul territorio, una seconda fase, di espansione, in cui i numeri di esemplari crescono in modo esponenziale, e infine una terza, in cui la situazione si assesta perché viene raggiunta la capacità portante del territorio. Ecco, noi ci stiamo avvicinando a questa terza fase».
Tutto, però, si gioca sul fragile equilibrio che vede da un lato gli interessi dell’agricoltura di montagna e dall’altro quelli della protezione della specie. «Finché un lupo caccia la selvaggina non crea alcun problema - ribadisce Putelli - ma quando un branco assume un comportamento indesiderato, elude le misure di protezione e diventa anche pericoloso, allora la situazione cambia e il Cantone può procedere con gli abbattimenti».