Lupo, meno tutela e più fucili: l’UE valuta un cambio di statuto

Rivedere lo statuto del lupo come «specie protetta» a livello europeo. La proposta di una revisione del regolamento in materia di protezione dei mammiferi è giunta ieri, niente meno che dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
«La concentrazione di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale per il bestiame e, potenzialmente, anche per l’uomo», ha affermato la presidente, invitando le autorità locali e nazionali «ad agire laddove necessario». In effetti - ha aggiunto von der Leyen - l’attuale legislazione dell’UE consente già agli Stati di intervenire. Di qui, la decisione di aprire una consultazione pubblica e di invitare le comunità locali a presentare, entro il 22 settembre, dati aggiornati sulla popolazione di lupi e sul loro impatto. Sulla base dei dati raccolti, la Commissione deciderà su una proposta volta a «modificare lo status di protezione del lupo all'interno dell’UE e ad aggiornare il quadro giuridico, per introdurre, ove necessario, ulteriore flessibilità, alla luce dell’evoluzione di questa specie». In altre parole: meno tutela e più fucili.
Alla fine del 2022, in Europa si stimavano 19 mila esemplari, che arriverebbero a circa 21 mila considerando l’Europa come continente. Una nuova situazione che, a detta dell’UE, porta con sé incognite e soprattutto problemi, di convivenza con l’uomo.
«Oggi il lupo è registrato come specie altamente protetta», spiega l’esperto Federico Tettamanti. «Questo statuto, valido a livello europeo e noto come Convenzione di Berna, è stato introdotto per proteggere una specie che per decenni ha rischiato l’estinzione». Essendo il lupo un animale che percorre distanze estremamente lunghe e che si muove attraverso i confini, è stato necessario intervenire con uno strumento sovranazionale, prosegue l’etologo: «Oggi, a livello europeo, le autorità locali si sono rese conto che la convivenza con il grande predatore necessita di alcuni accorgimenti». La politica di conservazione ha dimostrato di essere efficace e pertanto la presenza del lupo va gestita con nuove regole e strategie.
«È cambiata la percezione»
Di qui, appunto, la proposta della Commissione europea, che chiede di adeguare i contenuti della Convenzione di Berna ai nuovi sviluppi storici, rivedendo quindi lo statuto di animale altamente protetto. «Oggi la convivenza con il lupo va gestita diversamente», prosegue Tettamanti. «Fino a qualche anno fa la presenza del grande predatore era considerata problematica unicamente per l’agricoltura, in particolare per gli allevatori di bestiame che si vedevano, di tanto in tanto, il proprio gregge predato». Oggi, invece, il numero dei lupi sull’arco alpino è cresciuto in maniera esponenziale sollevando, per la prima volta, un problema di convivenza con l’uomo: «Visto il numero crescente di incontri con il grande predatore, nella popolazione è cresciuto un senso di insicurezza e paura».
Per una convivenza maggiore
All’origine del nuovo orientamento politico c’è quindi un cambiamento di percezione, osserva l’etologo. «Bisogna anche considerare che l’obiettivo di conservazione della specie è stato raggiunto. Ora si vuole ridurre la protezione per gestire meglio la convivenza in quei Paesi dove il lupo è ancora altamente protetto». Tra questi figura l’Italia, «dove è praticamente impossibile uccidere un lupo, a differenza di Francia, Svizzera e Slovenia dove sono già stati ordinati abbattimenti».
Quali saranno quindi le ripercussioni di un eventuale cambiamento di statuto sulle normative valide a livello federale? «La nuova legge federale, che entrerà in vigore l’anno prossimo, consentirà un abbattimento preventivo del lupo. Di per sé, quindi, il nuovo orientamento europeo, qualora venisse introdotto, non dovrebbe incidere sulla gestione del lupo così come è prevista in Svizzera a partire dal prossimo anno». Con la nuova legge federale il lupo non sarà più una specie altamente protetta, prosegue l’etologo. «Ci sarà quindi maggiore libertà di azione. Senza Convenzione di Berna il lupo sarà “solamente” una specie protetta».
Oggi i Cantoni possono intervenire abbattendo un lupo problematico in presenza di un danno quantificato in un determinato numero di capi predati. Con la nuova legge, invece, si potrà intervenire in maniera proattiva, andando a regolare il numero di lupi sul territorio anche senza un danno effettivo già quantificato.
«Tradimento». Così le associazioni ambientaliste definiscono il progetto di nuova ordinanza che il Consiglio federale starebbe per presentare. In sostanza, Albert Rösti (titolare del DATEC) vorrebbe ridurre la popolazione di lupi «del 70%». Per raggiungere questo obiettivo, secondo le associazioni ambientaliste, il consigliere federale avrebbe elaborato una strategia che tradisce lo spirito della legge sulla caccia approvata dal Parlamento. Per Pro Natura, che ieri sui social media ha definito «inaccettabile» l’agire di Rösti, «il Parlamento aveva evidenziato diverse condizioni quadro di salvaguardia che sono fondamentali per la conservazione del lupo in Svizzera». Condizioni che le associazioni ambientaliste avevano approvato durante le discussioni politiche e che prevedevano, ad esempio, «l’affermazione che anche la popolazione locale di lupi sarebbe stata protetta dall’estinzione e che i branchi sarebbero stati preservati, o che una ragionevole protezione delle greggi doveva essere attuata prima di qualsiasi regolamentazione», ci spiega Serena Britos-Wiederkehr, direttrice di Pro Natura Ticino. Tuttavia, le rassicurazioni appena citate starebbero per cadere con il progetto di nuova ordinanza.
Rösti, insomma, starebbe cambiando le carte in tavola. Tanto che le associazioni parlano di «imminente massacro di lupi». «Le condizioni quadro discusse dal Parlamento e sostenute dalle associazioni ambientaliste non sarebbero più garantite con il testo dell’ordinanza ora proposto», prosegue la direttrice. «Pertanto, questa ordinanza (che dovrebbe entrare in vigore il 1. dicembre) probabilmente non reggerebbe a un controllo giuridico. Ci auguriamo, tuttavia, che il Consiglio federale dimostri comprensione e che non si debba arrivare a questo punto». Concretamente, il nuovo disegno elaborato da Rösti prevederebbe - secondo Pro Natura - un numero massimo di 12 branchi distribuiti in 5 regioni. «In Svizzera vivono circa 31 branchi», sostiene ancora Britos. «Solo nei Grigioni ce ne sono una dozzina. Ticino e Grigioni, insieme, dovrebbero quindi avere solo 3 branchi di lupi. In futuro, a livello nazionale, oltre il dodicesimo le autorità potranno intervenire abbattendo i nuovi branchi, nonostante non abbiano mai causato danni». Secondo Pro Natura, «il momento della discussione politica è passato. Il Consiglio federale deve pertanto garantire che l’ordinanza sia conforme alla legge».




