Ma le On di Roger Federer sono scarpe svizzere?

Il cuore di On, l'azienda di calzature sportive nella quale ha investito nientepopodimeno che Roger Federer, batte in Svizzera. Nel nostro Paese, d'altronde, On è nata e sempre nel nostro Paese vi si trova la sede. Molti, media in testa, definiscono la storia di questa impresa un vero e proprio successo elvetico. Fondata nel 2010, On ha rapidamente guadagnato terreno a livello mondiale e, oggi, genera miliardi di franchi. A Zurigo, sede del marchio, lavorano 1.100 persone mentre Federer, come detto, icona del tennis globale, è fra gli investitori.
Una domanda, tuttavia, si impone, volendo riprendere il Blick: On ha diritto a utilizzare la bandiera svizzera suoi suoi prodotti, considerando che la produzione delle scarpe, da tempo e non senza polemiche, avviene in Asia? Da anni, in questo senso, è in corso un braccio di ferro fra l'azienda e l'associazione Swiss Enforcement, che riunisce sotto un unico tetto i rappresentanti della Confederazione con l'obiettivo di difendere (e far rispettare) la cosiddetta Swissness, o «svizzeritudine». Il braccio di ferro, ora, rischia di intensificarsi. La domanda nella domanda, per contro, è: che cosa significa, ora come ora, Swissness?
La risposta, prosegue il Blick, è chiara. Quantomeno, per Swiss Enforcement. On non ha diritto ad apporre la croce elvetica sulle sue scarpe. E questo perché, da regolamento, almeno il 60% dei costi di fabbricazione di un prodotto industriale devono provenire dalla Svizzera. Siccome, come detto, On produce da tempo in Asia, l'associazione ritiene che il marchio stia surfando l'onda dello Swiss Made senza averne diritto. On, dal canto suo, difende un'altra posizione: la bandiera svizzera appare soltanto nella menzione Swiss Engineering, a conferma – se vogliamo – del fatto che ricerca e design del prodotto si svolgono nel nostro Paese. L'intero dipartimento di ricerca e sviluppo, per dire, è basato a Zurigo. E impiega 300 persone.
Le due posizioni, evidentemente, sono agli antipodi. Di più, fra On e Swiss Enforcement non è stato trovato alcun accordo. L'azienda, in un primo momento, aveva fatto una concessione all'associazione, togliendo la croce dai modelli venduti in Svizzera. Ma la croce, all'estero, rimane visibile. D'altronde, le autorità locali non hanno i mezzi per far applicare la legge svizzera. E così On, al di fuori dei nostri confini, ha fatto di testa sua. Finora, dal momento che in questi ultimi mesi Swiss Enforcement è tornata alla carica dando a On un ultimatum e chiedendo all'azienda una soluzione, definitiva, entro la fine d'agosto. Non finisce qui, perché le autorità incaricate di far rispettare la Swissness hanno segnalato On alle autorità cinesi. Pechino, di riflesso, ha avviato un'indagine preliminare tramite l'Autorità di sorveglianza del mercato per verificare «in quali condizioni il diritto cinese autorizza l'utilizzo della croce svizzera su prodotti non fabbricati in Svizzera». L'Istituto federale della proprietà intellettuale, scrive sempre il Blick, afferma di non aver agito direttamente contro On in Cina mentre la stessa Swiss Enforcement dice di non aver avviato alcuna procedura. Intanto, però, On è stata effettivamente contattata dalle autorità cinesi: una procedura, insomma, sarebbe imminente.
Il Blick ha avuto accesso agli scambi fra On, i sorveglianti svizzeri, i diplomatici e perfino i consiglieri federali. In questi scambi emerge, in particolare, un timore: la segnalazione potrebbe aver risvegliato dal torpore le autorità cinesi che, ora, potrebbero avviare procedure contro altre imprese svizzere. Sullo sfondo, un potenziale conflitto di interessi: il vice-presidente di Swiss Enforcement è anche membro di direzione dell'Istituto federale della proprietà intellettuale. La presidenza, invece, è assicurata da un rappresentante di Economiesuisse. I tre consiglieri federali coinvolti nello scambio epistolare, in ogni caso, non hanno «ripreso» le rispettive autorità.
On, interrogata dal Blick, ha reagito con forza: «L'azione di Swiss Enforcement e dell'Istituto federale della proprietà intellettuale in Cina è un caso unico. Un'azienda svizzera è stata denunciata all'estero da un'associazione privata con il sostegno di un'autorità federale». Il marchio non intende regolare la vicenda in Cina, ma ottenere semmai un chiarimento davanti ai tribunali in Svizzera. Oggi, intanto, è previsto un incontro fra Swiss Enforcement e On.
Il Blick, infine, solleva un altro punto: la Swissness va adattata al panorama economico attuale? Produrre all'estero, evidentemente, può essere visto come un problema, ma la posizione di On è interessante e va tenuta in considerazione: non ritenere che il design e la ricerca siano elementi degni di «svizzeritudine» potrebbe rappresentare «un autogol politico ed economico».