Verdi

Marco Noi: «Abbiamo mantenuto il gruppo, ma urge una riflessione»

La reazione a caldo di Marco Noi, eletto in Gran Consiglio: «Poter continuare a lavorare nelle Commissioni è una buona notizia»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Jenny Covelli
03.04.2023 20:35

È stata una giornata difficile per i Verdi del Ticino, che si è conclusa con una parziale buona notizia: è stato perso un seggio, ma il gruppo è stato mantenuto. E questo vuol dire poter lavorare in Commissione, collaborare con gli altri deputati e poter prendere delle decisioni sui temi importanti. Ne è convinto Marco Noi, eletto con 9.416 voti personali, insieme a Samantha Bourgoin (14.327), Nara Valsangiacomo (12.542), Matteo Buzzi (9.233) e Giulia Petralli (9.051). «L’auspicio, durante la campagna elettorale, era di ottenere un seggio in più. Ma negli ultimi tempi non ci credevamo più. Ci aspettavamo, onestamente, di confermare i nostri 6 membri in Gran Consiglio e così non è stato. Si tratta di un colpo che fa senz’altro riflettere. S’imporranno delle riflessioni rispetto a quello che è successo».

Un calo di preferenze era una delle possibilità per il partito. «Non era semplice capire a chi i nuovi movimenti avrebbero tolto voti», chiarisce il deputato. «Noi sappiamo che alcuni nostri membri si sono spostati in HelvEthica e probabilmente lì abbiamo perso qualcosa».

L'alleanza con il Partito socialista, che ha avuto detrattori legati al «caso Amalia Mirante», ha influito sul risultato? Per Marco Noi si tratta di «un elemento da valutare», anche se «non so se ci saranno degli elementi che potranno attestare o smentire» questo aspetto. In ogni caso, l'autocritica è inevitabile, perché a conti fatti un seggio è andato perso. E si è sfiorato il rischio di perdere il gruppo. «Una riflessione e un’assunzione di responsabilità sono inevitabili». Insomma, l'onda verde è in discesa, «sovrastata in realtà da altre onde. Dall’inflazione a un disagio di precariato del lavoro, fino ai salari bassi in Ticino».

Verdi e Verdi liberali andranno d’accordo in Parlamento? Probabilmente su alcune cose, stando al neo-eletto in Parlamento. «Quando ci avviciniamo ai temi più economici, si tratterà di vedere se riusciremo a essere d'accordo o meno».

Pertanto, «5 è meglio di 4 e peggio di 6, anche perché mantenere il gruppo per noi era una questione esistenziale – conclude Noi –: perderlo avrebbe significato anche perdere l’introito destinato al gruppo, perdere il segretariato e dover raccogliere i fondi per pagarselo».

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