Ghiaccio Bollente

Michael Joly e lo spirito calpestato

Chi applica un regolamento dovrebbe sempre tenere conto delle intenzioni di chi commette il gesto incriminato - Per un atto accidentale il canadese del Lugano rischia di pagare tanto quanto chi mette a repentaglio l'integrità fisica di un avversario
Flavio Viglezio
21.12.2023 15:30

Piove decisamente sul bagnato, in casa Lugano. Non bastava la marea di infortuni che ha decimato l’attacco bianconero. No, non bastava. Ora è arrivata anche la squalifica per una giornata in via cautelare a Michael Joly, nei confronti del quale è stata pure aperta una procedura ordinaria. Il suo misfatto? Aver colpito – parolone... – con la punta del bastone l’arbitro Daniel Stricker nel corso della partita disputata contro il Kloten. In termini di puro regolamento, la decisione non fa una grinza. I giocatori – per non farla troppo lunga – devono sempre avere il pieno controllo del loro attrezzo di lavoro. L’attaccante canadese, in questo senso, ha commesso un errore. Stricker ha dovuto farsi medicare, prima di poter tornare sul ghiaccio. Ma il problema risiede proprio nel regolamento. O meglio, è l’interpretazione dello spirito delle regole a creare situazioni grottesche nell’hockey elvetico. La regola 39/40 della IIHF è nata per proteggere i giocatori – va bene, mettiamoci anche gli arbitri – da situazioni potenzialmente pericolose. Joly, ovviamente, non aveva nessuna ragione di appioppare una bastonata al direttore di gara. Lo spirito di una legge – e quindi di un regolamento – impone a chi giudica di tenere sempre conto delle vere intenzioni dell’autore di un gesto. Qualunque esso sia.

Preoccupa allora l’assoluta incapacità di lettura della situazione da parte della commissione di disciplina della Federazione. La dinamica del fatto è piuttosto chiara e le immagini non mentono. Dopo aver perso un contrasto con un avversario, Joly prova ad inseguirlo e la dinamica del suo movimento lo porta ad alzare il bastone e, di conseguenza, a colpire Stricker. Avrebbe potuto e dovuto agire in un altro modo? Sì, seguendo alla lettera un regolamento che, in questo caso, non tiene conto della velocità dell’hockey. Ed allora, per assurdo, ci si potrebbe chiedere cosa ci facesse l’arbitro così vicino ai due giocatori. È ovviamente una provocazione, questa, che fotografa però bene l’assurdità di una squalifica di questo tipo.

Anche e soprattutto perché, in questi primi mesi di campionato, abbiamo purtroppo assistito ad un numero elevatissimo di interventi che mettono davvero in pericolo l’incolumità fisica dei protagonisti. Sono stati innumerevoli, per esempio, i colpi rivolti alla testa dei giocatori. Non occorre citarli, ce li ricordiamo perfettamente. Gesti che portano ad assenze più o meno lunghe e che mettono a repentaglio non solo la carriera di un giocatore, ma anche il suo benessere nella vita di tutti i giorni. Interventi puniti con due, tre giornate di squalifica. Una barzelletta. Si è arrivati al massimo alle cinque nei confronti del ceco del Rapperswil Martin Frk per un calcio alla parte alta del corpo (non lontanissimo dalla gola...) dello svedese del Losanna Lawrence Pilut. Dove sta, nel regolamento, la proporzionalità – elemento giuridico fondamentale – tra la squalifica inflitta per ora a Joly e quella che ha colpito Frk?

Non è la prima volta che la mannaia della giustizia sportiva si abbatte su un giocatore per un gesto totalmente accidentale nei confronti di un direttore di gara. Ma il disinvolto dilettantismo nel quale si muovono i vertici della Federazione si esprime anche nei modi – il comunicato ufficiale parla di «ingiurie agli ufficiali»... – e nei tempi scelti. A poche ore da una partita preparata dal Lugano, ovviamente, con Joly. Il giorno precedente, o quello seguente, non andavano bene? Ora, dopo che il club bianconero avrà avuto modo di prendere posizione sulla vicenda, non resta che attendere la sentenza definitiva. Sperando, se non nella giusta interpretazione del fatto, almeno nel buonsenso di chi deve applicare un regolamento assurdo.

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