A Belgrado sale (di nuovo) la tensione: che cosa sta succedendo?

A Belgrado è scoppiato (di nuovo) il caos. Nelle scorse ore, una folla di circa 140.000 persone si è riunita nella capitale serba in protesta, chiedendo elezioni anticipate e la fine del governo del presidente Aleksandar Vucic, dopo 12 anni in carica.
«Vogliamo le elezioni!», hanno gridato in coro tra le vie della città. In seguito agli scontri, il ministro della polizia ha condannato con forza la violenza dei manifestanti. Decine di persone sono state arrestate, mentre gli agenti ha sparato gas lacrimogeni e granate per disperdere la folla. Solo due giorni prima, venerdì, altre cinque persone erano finite in manette con l'accusa di aver progettato un piano per rovesciare il governo, secondo una dichiarazione del Tribunale superiore della Serbia a Belgrado.
Le proteste delle ultime ore, però, sono frutto di mesi di tensioni. Già a fine gennaio, Belgrado era stata scossa da proteste di piazza dopo il crollo della tettoia della stazione di Novi Sad che, all'inizio del mese di novembre, aveva causato 15 morti. Un’opera finanziata dal Governo con fondi cinesi nel contesto della nuova Via della Seta, che aveva portato i cittadini a chiedere giustizia e a pretendere che fossero individuati i responsabili. Richiesta, questa, che il Governo non aveva soddisfatto e che aveva dunque scatenato le proteste. Per i manifestanti, infatti, la responsabilità dell'incidente era da ricercare nella corruzione del governo. Negli scorsi mesi, ad alimentare le tensioni sono state anche le chiusure delle università nel Paese.
Le continue manifestazioni, nell'arco di più mesi, hanno inevitabilmente scosso il presidente Vucic – il cui mandato scade nel 2027, quando sono previste le elezioni parlamentari. Nelle scorse ore, ha accusato i manifestanti che chiedono elezioni anticipate di essere parte «di un complotto straniero che cerca di usurpare il suo Paese». «Volevano rovesciare la Serbia e hanno fallito», ha scritto Vucic sul suo profilo Instagram.
Alle proteste di Belgrado hanno preso parte soprattutto studenti, membri dell'opposizione, insegnanti, lavoratori e agricoltori. «Le istituzioni sono state usurpate e c'è molta corruzione. Le elezioni sono la soluzione, ma non credo che Vucic vorrà andarsene pacificamente», ha dichiarato una manifestante 37.enne a Reuters.
Vucic, infatti, già in passato ha rifiutato le elezioni anticipate. Oggi, la sua coalizione guidata dal Partito Progressista detiene 156 dei 250 seggi parlamentari. Gli oppositori, tuttavia, accusano lui e i suoi alleati di legami con la criminalità organizzata, corruzione, violenza contro i rivali e limitazione della libertà dei media. Di più, Vucic mantenuto stretti legami con la Russia e la Serbia non ha aderito al regime di sanzioni occidentali imposte a Mosca per la guerra in Ucraina.