Aviazione

Airbus raddoppia la produzione in Cina, per la gioia di Macron

La visita ufficiale del presidente francese e di Ursula von der Leyen è servita anche per rinsaldare i legami fra il costruttore europeo e Pechino: di che cosa si tratta?
© Airbus
Marcello Pelizzari
07.04.2023 10:30

La Cina è di nuovo al centro del mondo. Quantomeno, del mondo targato Airbus, il colosso europeo dell’aviazione. Messo in ginocchio dalla pandemia e dalla rigorosa (eufemismo) politica zero-COVID applicata da Pechino, il settore del trasporto aereo cinese è ripartito. E Airbus, appunto, intende approfittarne.

Così, la visita ufficiale del presidente francese Emmanuel Macron e della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen è servita, anche, a rinsaldare i legami fra il costruttore europeo e il Dragone. Tradotto: l’occasione è servita per finalizzare una serie di ordini – già annunciati – attraverso un accordo di condizioni generali (General terms agreement, GTA). Soprattutto, è stato pure annunciato l’avvio di una seconda linea di assemblaggio finale (FAL) nel Paese, nel sito di Tianjin. In questo modo, Airbus raddoppierà la sua capacità produttiva. Alla faccia di Boeing, verrebbe da dire, vittima delle tensioni fra Pechino e Washington nonostante il ritorno nei cieli cinesi del 737 MAX.

E l'aereo cinese?

In Cina, assieme a Macron, era presente anche il presidente esecutivo di Airbus, Guillaume Faury. È stato lui a firmare l’accordo quadro con le autorità cinesi, sotto lo sguardo compiaciuto di Xi Jinping. Il Dragone, secondo le parole del suo leader, assemblerà in loco gli A320 NEO e potrà produrre anche gli A321 NEO, l’ammiraglia degli aerei a medio-raggio di Airbus.

«Poiché il mercato cinese continua a crescere, per noi ha perfettamente senso produrre localmente per le compagnie aeree cinesi e probabilmente per altri clienti della regione» ha dichiarato lo stesso Faury a Pechino, come riportato dall’AFP. Una mossa, probabilmente, che intende frenare altresì le ambizioni del C919, l’aereo a corto raggio made in China che pochi mesi fa ha ricevuto le necessarie certificazioni.

Airbus, ordini alla mano, ha più di 2 mila aerei da consegnare nella regione, in gran parte a corridoio singolo (ovvero, per il medio-raggio). Con previsioni di crescita del 5,3% all’anno a livello di traffico aereo per i prossimi vent’anni, è verosimile supporre che la Cina catalizzerà sempre più attenzioni e bisogni: nello specifico, Pechino necessiterà di circa 8.500 apparecchi nuovi nel periodo citato, oltre il 20% della domanda mondiale insomma.

La nuova linea di produzione di Tianjin dovrebbe entrare in funzione nel 2025 e completerà la FAL attuale, aperta nel 2008, capace di assemblare quattro velivoli al mese (ma passerà presto a sei). Quando entrambe le linee saranno operative, Airbus potrà produrre in Cina dodici apparecchi al mese.

Quante linee esistono?

Airbus, dunque, si avvia ad avere dieci linee di assemblaggio sparse per la famiglia A320 NEO sparse per il mondo, di cui quattro ad Amburgo, due a Tolosa, due a Mobile negli Stati Uniti e, come detto, due a Tianjin. L’obiettivo, a partire dal 2026, è arrivare a produrre 75 aerei al mese.

L’insieme dei siti produttivi, detto degli A320, è (e sarà) in grado di assemblare anche gli A321 NEO, modello che rappresenta il 67% degli ordini ancora da consegnare.

In Cina, durante la visita franco-europea, è stato inoltre firmato un secondo contratto, che consente di finalizzare con la holding China Aviation Supplies Company (CAS), legata al governo, gli ordini precedentemente concordati con diverse compagnie aeree cinesi con. L’accordo riguarda 160 ordini: 150 aeromobili della famiglia A320 NEO e 10 A350-900. Un accordo simile era già stato siglato lo scorso novembre in occasione della visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz, con la finalizzazione di 140 aeromobili per un importo valutato in 17 miliardi di dollari secondo i prezzi di catalogo.

Nel luglio 2022, il costruttore europeo aveva messo a segno un colpo firmando diverse vendite per un totale di 292 A320 e A321 NEO, per un valore di 37 miliardi di dollari. Questi ingenti ordini sono stati suddivisi tra quattro compagnie aeree cinesi: China Eastern Airlines (100), China Southern (96), Air China (64) e la sua controllata Shenzhen Airlines (32).

Il carburante sostenibile

La visita di Macron, infine, ha permesso a Airbus di firmare un protocollo d’intesa con il China National Aviation Fuel Group per «intensificare la cooperazione sino-europea sulla produzione, l’applicazione competitiva e la creazione di standard comuni per i carburanti per l'aviazione sostenibili (SAF)» come ha affermato il costruttore in un comunicato.

L’obiettivo, banalmente, è diversificare le fonti di approvvigionamento e sostenere l’incorporazione dei SAF da qui al 2030.