Guerra in Ucraina

All-in del Cremlino su Gerasimov: la scelta non fa l'unanimità

Già ritenuto un architetto dell'invasione, il Capo di Stato Maggiore delle Forze armate russe ha assunto il controllo diretto delle operazioni militari – Ma gli analisti filo-russi borbottano
©MIKHAEL KLIMENTYEV/KREMLIN / POOL
Giacomo Butti
12.01.2023 17:30

Ieri, il Cremlino ha dato l’annuncio: il generale Valery Gerasimov prenderà il controllo dell’«operazione speciale» in Ucraina. Sergei Surovikin, al quale – in ottobre – era stata affidata la guida delle truppe russe, diventerà il suo vice. Quali sono le ragioni di questo nuovo avvicendamento? E chi è Valery Gerasimov?

Dalla Cecenia alla dottrina

Valery Gerasimov è nato nel 1955 a Kazan, capitale della repubblica del Tatarstan. Diplomatosi alla scuola militare locale, Gerasimov ha iniziato la propria carriera nell’esercito nel 1976. Impegnato nei distretti militari dell’Estremo Oriente e, in seguito, del Baltico, Gerasimov è stato comandante della 58. armata nel Distretto militare del Caucaso settentrionale durante la Seconda guerra cecena tra il febbraio 2001 e il marzo 2003. Qui è stato personalmente coinvolto nell’arresto di Yury Budanov, ufficiale russo accusato (e in seguito condannato) per il rapimento e l’omicidio di una donna cecena, Elza Kungayeva. Le sue azioni in Cecenia gli sono valse gli elogi di Anna Politkovskaya, giornalista fortemente contrapposta al conflitto e assassinata (forse proprio per questa ragione) il 7 ottobre 2006, giorno del compleanno di Putin.

Nei decenni seguenti, Gerasimov ha scalato le gerarchie militari fino a essere nominato, nel novembre 2012, capo di Stato Maggiore delle Forze armate russe, incarico ricoperto ancora oggi.

Gerasimov è famoso per aver ideato una forma di autodifesa poi divenuta celebre come “dottrina Gerasimov”. Una strategia che combinerebbe armi diplomatiche ed economiche a tutto ciò che riguarda tattiche di guerriglia virtuale come disinformazione, hacking e così via.

L’avvicendamento

Insieme al Ministro della Difesa Sergei Shoigu (di cui è vice), Valery Gerasimov è considerato uno degli architetti dell’invasione della Crimea e, in seguito, dell’Ucraina intera. Non stupisce, dunque, che il controllo di tutta l’«operazione» sia ora passata nelle sue mani. Il rimpasto arriva dopo mesi di cocenti sconfitte per l’esercito russo. Dalla nomina di Surovikin — noto come “generale Armageddon” — alla testa dell’esercito d’invasione, le cose non hanno fatto altro che peggiorare per Mosca. Da ottobre, la Russia ha perso il controllo della città meridionale di Kherson, l'unico capoluogo regionale ucraino che è riuscita a conquistare, e ha faticato a fornire attrezzature di base, alloggi e armi moderne ai 300.000 uomini che ha iniziato a coscrivere a settembre. Non solo: su Surovikin pesano le responsabilità del massacro di reclute registrato a Makiivka. Alloggiate in un unico edificio, diverse centinaia di coscritti avrebbero perso la vita nel corso di un bombardamento ucraino (decine di soldati morti secondo le fonti russe). Surovikin ha anche supervisionato un'intensa campagna di attacchi alle infrastrutture civili in Ucraina, mettendo regolarmente fuori uso l'elettricità nelle città, ma senza ottenere risultati concreti al fronte.

Perché, ora, lasciare ogni responsabilità a Gerasimov? Gli analisti pensano che, affidando il controllo dell'operazione in Ucraina al capo di Stato Maggiore dell'esercito, il Cremlino speri di ridurre i ritardi burocratici, considerati uno svantaggio critico rispetto alla struttura più agile di Kiev.

La somma non cambia

In Russia la scelta di unire progettazione e messa in pratica della guerra in un solo uomo non sembra aver fatto l’unanimità. Anzi. Fra chi sostiene l’invasione, è diffusa l’opinione che le delusioni collezionate sul campo siano, fondamentalmente, da attribuire allo stesso Gerasimov. Il leader ceceno Ramzan Kadyrov, per fare un esempio, ha più volte esortato il Cremlino a cambiare strategia dopo le sconfitte registrate negli ultimi mesi. Il generale Alexander Lapin, protetto di Gerasimov, era finito nel mirino di Kadyrov. Senza mezzi termini, il ceceno aveva accusato Lapin di essere il responsabile – insieme allo stesso Gerasimov – della sconfitta registrata dai russi a Lyman. Martedì, Lapin è stato nominato capo di Stato Maggiore delle forze terrestri. Una “promozione” che sembra avere in realtà l’obiettivo di togliere Lapin dai campi di battaglia.

Critiche, nel frattempo, sono arrivate anche da Yevgeny Prigozhin, oligarca e fondatore del gruppo di contractor militari privati Wagner, il quale ha insistito pubblicamente sul fatto che sono i suoi uomini, piuttosto che le forze armate regolari, a combattere nell'area di Soledar, città negli ultimi giorni al centro degli scontri con le truppe ucraine. E alcuni uomini della Wagner hanno accusato Gerasimov e lo Stato Maggiore di non essere in grado di gestire le vie di rifornimento per le truppe al fronte.

Ma i borbottii non hanno impedito al Cremlino di tirare dritto. E di dare tutto in mano all’originario di Kazan. Gli analisti russi favorevoli alla guerra – riporta il Financial Times – si sono detti scettici sul fatto che il cambio al vertice possa risolvere i problemi con cui l'esercito è alle prese, tra cui una leadership inflessibile e gerarchica, carenze di equipaggiamento e scarse provviste. «La somma non cambia invertendo gli addendi: questa è l'unica cosa che si può dire della nomina di Gerasimov», ha scritto Rybar, un canale di analisi militare filo-Cremlino con più di un milione di abbonati su Telegram. Una persona vicina al ministero della Difesa russo – rivela il quotidiano britannico – avrebbe detto: «Stanno solo rimescolando le carte perché sono in un vicolo cieco e non hanno idea di cosa fare. Questi uomini sono tutti vecchi, sui 70 anni, e non sanno come combattere una guerra moderna».

Vitaly Gerasimov.
Vitaly Gerasimov.

Vitaly e Valery?

Nel mese di marzo, l’intelligence ucraina aveva annunciato l’uccisione al fronte del maggior generale della 41. armata, Vitaly Gerasimov. Nato nel 1977 a Kazan e laureatosi nella stessa scuola militare di Valery, Vitaly Gerasimov è stato dato per morto per mesi, prima che Mosca ne annunciasse la decorazione con la medaglia dell’Ordine di Alexander Nevsky il 23 maggio. Morto o no, il nome di Vitaly Gerasimov ha spinto molti a chiedersi: i due sono imparentati? Originari della repubblica del Tatarstan, i due posseggono un patronimico diverso. Valery Vasilyevich Gerasimov il primo, Vitaly Petrovich Gerasimov il secondo. I due non possono essere fratelli, dunque. Ma in rete, si specula, l’ufficiale della 41. armata le cui sorti sono ancora confuse potrebbe essere figlio di un fratello di Valery e, dunque, suo nipote.

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