Altri 23 satelliti Starlink, e l'orbita terrestre si fa sempre più affollata

Di giorno in giorno – per non dire di ora in ora – l'orbita terrestre si sta facendo sempre più affollata. La scorsa notte, altri 23 satelliti della rete Starlink sono stati lanciati nello spazio, a mezzanotte e venti (ora svizzera). Al momento la costellazione per connessioni internet realizzata da SpaceX, fondata da Elon Musk, conta qualcosa come 5.011 mini-satelliti, circa 50 dei quali non sono più operativi.
La messa in orbita è avvenuta grazie a un lanciatore a razzo Falcon 9, creato proprio da SpaceX. Uno strumento parzialmente riutilizzabile che ha permesso di abbattere i costi di lancio e inviare così nello spazio un numero di satelliti altissimo, qualcosa di assolutamente impensabile sino a poco tempo fa. Dopo aver compiuto la sua missione, lo stadio principale del Falcon è quindi rientrato a Terra dopo circa 8 minuti, poggiandosi sulla nave drone Just read the instructions, che era in attesa al largo, nei pressi delle Bahamas.
Su X, Elon Musk ha salutato l'evento, ormai una normalità, condividendo due foto del lancio.
Non solo Starlink
5.011. Un bel numero. A tenere il conto non è Elon Musk, né SpaceX. L'azienda preferisce non rilasciare i dati. A tenere il conto, dunque, è il sito specializzato gestito da Jonathan McDowell, un appassionato che tiene traccia di tutti i satelliti (non solo Starlink) lanciati in questi ultimi anni. Già. A puntare allo spazio non è solo Elon Musk. Visto il successo della costellazione statunitense, ne avevamo parlato a inizio anno, tante potenze si stanno muovendo per creare la propria imitazione.
Un esempio, aveva rivelato in maggio il Wall Street Journal, viene dalla Cina. Il Dragone sarebbe pronto a fare carte false per una simile rete di satelliti. Ma le ambizioni di Pechino avrebbero incontrato diverse difficoltà, a cominciare dalle barriere tecnologiche e limitate capacità di lancio dei satelliti stessi. Manca, insomma, il Falcon 9.
Per restare nell'estremo oriente, anche Taiwan starebbe pensando alla propria costellazione. «Guardiamo all'invasione russa dell'Ucraina e al modo in cui Starlink è stato usato con successo», aveva spiegato Audrey Tang, ministra degli affari digitali di Taiwan, al Financial Times nel mese di gennaio. «La nostra preoccupazione principale è facilitare la resilienza della società, per assicurarci, ad esempio, che i giornalisti possano inviare video a spettatori internazionali anche durante un disastro su larga scala». Insomma, internet per tutti anche in caso di attacco cinese.
Occhio alla spazzatura
Più satelliti, tuttavia, vuol dire anche più spazzatura spaziale. La strumentazione inviata nello spazio non è eterna, anzi. Per questo, le aziende che fanno lancio responsabile di satelliti hanno dato in dotazione ai propri strumenti una riserva di propellente che, attivata quando la vita operativa giunge al termine, permette al satellite di rallentare e precipitare nell'atmosfera, dove si disintegra. Ma anche con queste considerazioni, l'incidente è dietro l'angolo e lo spazio, un po' come il mare, è già pieno di isole di rifiuti, resti di satelliti e lanciatori. Frammenti più o meno grandi orbitano attorno al nostro pianeta, rendendo progressivamente più pericolosi i lanci.
La sfida del futuro, dunque, è sempre più questa: mantenere l'orbita pulita per non isolare il nostro mondo dal resto dell'universo.