Striscia di Gaza

Altri cinque reporter uccisi in un raid: «Israele è in guerra con il giornalismo»

L'IDF ha colpito con due attacchi in successione il complesso ospedaliero Nasser di Khan Younis - Almeno 20 le persone uccise
Red. Online
25.08.2025 11:32

(Aggiornato alle 14.57) Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno ucciso 5 giornalisti in un attacco compiuto sul complesso ospedaliero Nasser di Khan Younis, riporta Al Jazeera.

Il raid è avvenuto in due fasi separate, hanno fatto sapere i reporter palestinesi sul luogo. Nel primo attacco, un drone ha preso di mira i piani superiori - compreso il tetto, dove si trovavano i giornalisti - della struttura ospedaliera situata nel sud della Striscia: il primo a morire è stato il cameraman Hossam al-Masri. In un secondo attacco, compiuto mentre il personale medico accorreva ai piani superiori per prestare aiuto ai feriti, un bombardamento ha colpito l'ospedale nello stesso punto, uccidendo altri quattro giornalisti - Mohammed Salama, Mariam Abu Daqa e Moaz Abu Taha, Ahmed Abu Aziz. Almeno 20, secondo le ultime notizie provenienti dalla Striscia, i morti nel doppio attacco.

Un funzionario dell'Associated Press ha confermato che Mariam Abu Daqa, una dei cinque giornalisti uccisi questa mattina dall'attacco israeliano al Nasser Medical Complex, era stata assunta dall'agenzia di stampa statunitense. Hossam al-Masri lavorava per Reuters, Moaz Abu Taha per NBC. Mohammed Salama per Al Jazeera e Ahmed Abu Aziz per Quds Network e altri media.

Su Sky News UK, l'attacco è stato definito un «tipico "double tap" israeliano» da parte del professore Nick Maynard, medico britannico che negli scorsi mesi ha lavorato nella Striscia: «Il primo attacco contro la struttura, il secondo quando soccorritori e reporter sono sul posto».

Mortalità

La notizia della morte di 5 giornalisti è stata confermata dall'Ufficio governativo per i media di Gaza, che situa a 245 il numero di reporter uccisi dall'IDF da ottobre 2023. Almeno 200 morti sono state confermate da organi internazionali di stampa, facendo del conflitto in corso nella Striscia la guerra più mortale di sempre per i reporter.

Il raid compiuto sull'ospedale Nasser è l'ultimo di una serie di attacchi mirati israeliani ai danni dei giornalisti palestinesi attivi nella Striscia di Gaza. Solo ieri, Wafa aveva dato la notizia della morte di un operatore di Palestine TV, Khaled al-Madhoun, ucciso in un raid nella zona di Zikim, nella parte settentrionale dell'enclave. Due settimane fa, invece, aveva fatto il giro del mondo la notizia dell'assassinio di cinque giornalisti di Al Jazeera - tra i quali Anas al-Sharif, noto sui social - in un attacco mirato (come confermato dalle stesse IDF) compiuto sulla tenda stampa nei quali si trovavano i rappresentanti media, fuori dal cancello principale dell'ospedale al-Shifa di Gaza City.

Perché in ospedale

Hind Khoudary, giornalista di Al Jazeera impegnata a Gaza, ha spiegato perché questi attacchi avvengono, spesso, nei pressi di strutture ospedaliere. Fa parte del lavoro dei giornalisti palestinesi diffondere nel mondo le foto dei feriti e delle persone malnutrite spesso trasferite nei nosocomi ancora operativi nella Striscia. Ma per i giornalisti locali, gli ospedali rappresentano anche un punto di appoggio imprescindibile. Nei due anni di guerra - e di interruzioni all'elettricità e ai servizi internet - i reporter palestinesi si sono spesso appoggiati ai servizi degli ospedali per continuare a raccontare, ha spiegato Khoudary da Deir Al Balah.

L'uccisione, nel giro di due settimane, di almeno 10 giornalisti rappresenta un duro colpo per lo spirito dei giornalisti palestinesi: «Molti dei miei colleghi stanno ora riferendo sull'incidente e sull'attacco, proprio come me. E per la prima volta siamo a corto di parole: i nostri colleghi sono stati uccisi in diretta».

Come la categoria dei giornalisti, anche gli ospedali sono protetti, in tempi di guerra, dal diritto internazionale: attacchi contro queste strutture sono considerati crimini di guerra. Nella giornata odierna, la Società della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) ha dichiarato che uno dei suoi medici è stato ferito mentre assisteva i feriti all'interno del complesso medico Nasser a Khan Younis. L'organizzazione ha condiviso un video su X che mostra un furgone di soccorso della PRCS, chiaramente contrassegnato, con fori di proiettile sul parabrezza e lungo la fiancata del veicolo.

«Dov'è l'indignazione?»

Mentre il numero di giornalisti palestinesi si riduce di giorno in giorno, da tempo, ormai, si susseguono gli appelli perché Israele - che da inizio guerra impedisce ai media internazionali di accedere alla Striscia - permetta anche ai reporter occidentali di fare informazione diretta. Mohamed elMasry, professore di studi sui media presso il Doha Institute for Graduate Studies, ha spiegato ad Al Jazeera di essere «a corto di parole» per l'ultimo attacco mortale di Israele contro i giornalisti a Gaza. «Israele è in guerra con il giornalismo e i giornalisti fin dall'inizio della guerra», ha dichiarato elMasry ad Al Jazeera. «Non lo stanno nascondendo. Sono molto aperti su questo. Ma la domanda che mi pongo è: dove sono i giornalisti internazionali? Dov'è il New York Times? Dov'è la CNN? Dove sono i principali organi di informazione occidentali? Perché quando i giornalisti di Charlie Hebdo sono stati uccisi nel 2015, ciò ha provocato un'indignazione globale per mesi. È stata una storia importante in ogni singola testata giornalistica occidentale. E ho applaudito i giornalisti per essere intervenuti in aiuto dei loro colleghi. Ma ora dov'è l'indignazione?».

Così invece il politologo israeliano Menachem Klein all'emittente qatariota: «È una politica. Non è un incidente. Israele mette in atto questo tipo di attacco criminale più volte. Non è la prima volta e, purtroppo, presumo che non sarà l'ultima a meno che non ci sia un cessate il fuoco. Non sarò sorpreso se l'esercito israeliano rilascerà in seguito una dichiarazione in cui cercherà di giustificare l'attacco come un attacco a un membro di Hamas. Ma è un atto criminale in qualsiasi modo lo si guardi. L'esercito israeliano disumanizza tutti coloro che vivono a Gaza. Questo è il problema. È moralmente corrotto. La comunità internazionale dovrebbe prendere in considerazione delle sanzioni per Israele».