Stati Uniti

Armi e scuola: l'eterna paura, l'eterno problema

L'America deve fare nuovamente i conti con una sparatoria di massa all'interno di un istituto: le statistiche, al riguardo, sono ai massimi storici
Marcello Pelizzari
25.05.2022 11:04

È una scena già vista. Tante, troppe volte. Gli spari, l’istituto in lockdown, la polizia, i genitori in attesa. Gli Stati Uniti, una volta ancora, devono fare i conti con una sparatoria di massa. In una scuola. Ma anche gli incidenti su scala ridotta, affermano gli esperti, si stanno verificando a tassi allarmanti.

Secondo il K-12 School Schooting Database, infatti, nel 2021 ci sono state 249 sparatorie nelle scuole americane. Un numero alto, altissimo. Più alto di qualsiasi altro riferimento dal 1970 a oggi. Nel 2022, ci sono stati 137 incidenti con arma da fuoco. Di questi, 39 hanno coinvolto studenti durante le attività scolastiche.

L’ultimo, tremendo episodio risale a ieri, martedì, quando un diciottenne ha ucciso 19 bambini e 2 insegnanti alle elementari di Uvalde, in Texas. Una sparatoria che, va da sé, ne richiama un’altra avvenuta più o meno dieci anni fa alla Sandy Hook Elementary School di Newtown, Connecticut.

L’America, intanto, piange. Mentre la politica si interroga: perché? O, meglio, perché le leggi che potrebbero prevenire simili sciagure si sono arenate in Senato?

Prima di martedì, all’interno dei confini scolastici erano morte 27 persone a causa di sparatorie. Altre 98 sono rimaste ferite. Lo scorso mese, un uomo armato aveva preso di mira e scaricato oltre 200 colpi contro la Edmund Burke School di Washington DC. Ferendo uno studente e tre adulti.

Gli attacchi indiscriminati a un istituto scolastico, in cui l’aggressore ha preso di mira vittime casuali con l’intento di uccidere o ferire il maggior numero possibile di persone, rappresentano una piccola parte degli oltre 2 mila incidenti legati a sparatorie verificatisi nelle scuole dal 1970. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di liti o controversie che sfociano in sparatorie.    

La causa di morte principale

Detto ciò, secondo i dati del National Center for Education Statistics il numero di sparatorie nelle scuole con feriti o decessi è aumentato negli ultimi sette anni. Oggi, come detto, è ai massimi storici.

La politica, finora, ha risposto stanziando fondi per assumere (e armare) più addetti alla sicurezza negli istituti. Ma questa via, al momento, non ha rallentato il fenomeno. Anzi.

Everytown for Gun Safety, un gruppo che sostiene il controllo delle armi, ha indicato nel suo rapporto che tra il 1. agosto e il 31 dicembre 2021 sono stati rilevati almeno 136 casi di spari nel cortile di una scuola. Quasi quattro volte di più rispetto alla media del periodo considerato.

Gli studenti e le famiglie, in tutto il Paese, vivono insomma costantemente nella paura. Di subire un attacco, sì. Una paura sempre più reale, considerando che l’aumento della violenza armata «favorito» dalla pandemia è stato spinto, in maniera incredibile, dagli attacchi a bambini e adolescenti. Nel 2020, in particolare, le armi da fuoco sono diventate la causa di morte principale tra bambini e adolescenti negli Stati Uniti. Hanno superato gli incidenti stradali…

Solo in America, o quasi

Il fenomeno, per dirla con Joe Biden, è quasi esclusivamente americano. Statistiche alla mano, bambini e adolescenti negli Stati Uniti hanno 15 volte più probabilità di morire a causa di colpi di arma da fuoco rispetto ai coetanei di altri 31 Paesi ad alto reddito. Un problema, dicevamo, altresì politico. Basti pensare a cosa diceva, sette anni fa, il governatore del Texas, il repubblicano dell’ala trumpiana Greg Abbott: «Sono imbarazzato. Il Texas è solo al secondo posto per gli acquisti di nuove armi dietro alla California. Texani, aumentiamo la velocità». Dal settembre 2021, nel suo Stato, è consentito a tutti possedere e portare per strada pistole e fucili senza licenza e senza avere alcuna formazione.

Proprio il Partito Repubblicano, ritenuto complice, di fronte alle tragedie che si susseguono sembra guardare, puntualmente, altrove. I suoi funzionari, addirittura, non hanno nemmeno più bisogno del sostegno della National Rifle Association, la principale lobby a favore delle armi, per opporsi alla minima legislazione che regoli il mercato. Sullo sfondo, il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America che, da certa politica nonché dalla pancia del Paese, viene interpretato nella maniera più assolutista e garantista possibile. «Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto» si legge. Un mantra, per alcuni. L'origine di molte tragedie, per altri.

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