Guerra

Bruxelles e G7 uniti contro Mosca, ma il petrolio divide l'Europa

Mentre l'Occidente alza i toni dello scontro, l'intesa sul sesto pacchetto di sanzioni europee appare ancora lontana
Francesco Pellegrinelli
14.05.2022 06:00

La direzione è quella tracciata la scorsa settimana in videoconferenza dai leader gruppo dei Sette. «Il G7 è unito nel sostegno all’Ucraina fino alla vittoria nella guerra contro la Russia». Con queste parole ieri, il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha aperto il vertice ministeriale del G7 in Germania. Due giorni di colloqui per concordare i prossimi passi su temi quali gas, petrolio e finanziamenti militari. Le Drian ha ribadito «la salda unione» dei Sette grandi della Terra nella volontà di «continuare a sostenere Kiev nella lotta contro la Russia». Tra i temi trattati anche quello del grano. Il ministro dell’Agricoltura tedesco, Cem Oezdemir, ha definito «ripugnante» il furto del grano ucraino da parte della Russia, e ha accusato Putin di «usare la fame come arma», bloccando, appunto, l’export della risorsa alimentare. Grande risalto anche per le dichiarazioni dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione, Josep Borrell, il quale ha annunciato - a margine dell’incontro - che «l’UE fornirà altri 500 milioni di euro per il sostegno militare dell’Ucraina». Il capo della politica estera dell’UE è poi tornato ad affermare la necessità di un accordo europeo per liberarsi dal gas russo. «Anche se comprendiamo tutte le esigenze dei Paesi membri, serve ugualmente un accordo», ha ribadito Borrell.

Intesa ancora lontana

Intanto, proseguono le discussioni sull’embargo del petrolio russo inserito nel sesto pacchetto di sanzioni annunciato oramai diversi giorni fa. La soluzione non appare vicina e la questione, spiegano fonti UE «è complessa». Al momento non si esclude l’ipotesi di spacchettare il sesto round di misure, lasciando lo stop al greggio per un’altra tornata. Sempre sul fronte energetico, la giornata di ieri ha visto il Cremlino smentire la notizia secondo cui Mosca avrebbe interrotto le forniture di gas alla Finlandia.

«Attore aggressivo»

«Le azioni dell’UE rivelano che Bruxelles svolgerà la funzione di appendice della NATO». Così il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha commentato la volontà di Finlandia e Svezia di entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica. «Da piattaforma economica, l’UE è diventata un attore militare aggressivo», ha detto Lavrov, che ha aggiunto: «La presunta innocuità del desiderio di Kiev di entrare nell’UE è quindi discutibile».

Nel frattempo, ieri, sono state rese pubbliche le conclusioni dell’atteso rapporto del Parlamento di Stoccolma sul possibile ingresso del Paese nell’Alleanza Atlantica: «L’adesione della Svezia ridurrebbe il rischio di un conflitto nell’Europa settentrionale». Da parte sua, il Cremlino ha risposto che «l’espansione del blocco militare non renderà l’Europa o il mondo più stabile». Anche il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che includere Finlandia e Svezia nell’Alleanza militare «sarebbe un errore». Erdogan ha motivato le sue affermazioni accusando i due Paesi di ospitare «terroristi del PKK», il partito curdo dei lavoratori. La Casa Bianca, per contro, ha difeso la natura «non offensiva» dell’Alleanza. «La candidatura della Finlandia non va quindi considerata come una decisione minacciosa», ha dichiarato la portavoce Jen Psaki.

Visioni fortemente contrastanti, dunque, che si riflettono anche sul piano negoziale. «Non c’è alcun progresso nella stesura di un possibile documento che Putin e Zelensky possano firmare», ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «La Russia non è contraria ad un incontro tra i due presidenti, ma è impossibile tenerlo senza adeguata preparazione», ha detto Peskov. L’avanzamento dei negoziati è stato al centro anche di una conversazione telefonica tra il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e il presidente russo, Valdimir Putin, secondo il quale «i colloqui sono sostanzialmente bloccati da parte di Kiev». Una versione smentita dal ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, secondo cui «l’Ucraina è disposta a impegnarsi in colloqui diplomatici con la Russia per sbloccare le forniture di grano e raggiungere una soluzione politica alla guerra». Kuleba ha tuttavia ribadito che Kiev non intende accettare ultimatum da Mosca. A margine del G7, Kuleba ha inoltre affermato che «il Cremlino preferisce le guerre ai colloqui». «Putin non vuole fermare la guerra», gli ha fatto eco Borrell. «Putin ha obiettivi militari e finché non li raggiunge, continuerà a combattere».

Pentagono chiama Mosca

Nel frattempo, sul fronte diplomatico si registrano timidi segnali sull’asse Mosca-Washington. Per la prima volta dall’inizio della guerra, il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha infatti avuto un colloquio telefonico con il ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu, durante il quale ha chiesto un rapido cessate il fuoco in Ucraina e messo in evidenza l’importanza di preservare un canale di comunicazione. A darne notizia, lo stesso Pentagono.  

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