La polemica

Cari viaggiatori, non usate una valigia nera

È l'invito lanciato da Stefan Schulte, responsabile dell'aeroporto di Francoforte, secondo cui il caos nello smistamento bagagli è legato alla presenza di troppe valigie dello stesso colore
Marcello Pelizzari
25.07.2022 15:00

Fermi tutti, il mistero (meglio, l’inghippo) è stato risolto. O, se preferite, il colpevole è stato individuato. Il caos bagagli che sta attanagliando gli aeroporti di tutta Europa? Secondo Stefan Schulte, il responsabile dello scalo di Francoforte, uno dei crocevia più importanti a livello continentale e mondiale, il problema è legato al colore delle valigie. Troppi viaggiatori, infatti, le prediligono nere. E così, a detta di Schulte, è sempre più difficile distinguerle l’una dall’altra nel marasma dei colli perduti. Una tesi quantomeno curiosa, considerando fra l’altro che lo smistamento dei bagagli negli aeroporti gode di un alto livello di automazione.

Schulte, va da sé, è andato incontro a parecchie critiche sui media tedeschi e sui social. Anche perché le autorità aeroportuali, nel frattempo, hanno ribadito l’ovvio: apporre delle etichette con nome e cognome su ogni collo da consegnare al check-in. L’analisi, ancora, si è conclusa con l’invito ad acquistare valigie colorate, se possibile con toni sgargianti. Peccato che, nei giorni scorsi, la stima dei bagagli in cerca di proprietario parlasse di 2 mila valigie ancora bloccate a Francoforte. Molti critici hanno ricordato come, in realtà, i guai non abbiano un’origine – diciamo così – cromatica ma siano generati dalla mancanza di personale. I licenziamenti provocati dalla pandemia, infatti, non sono stati (ancora) compensati: Francoforte, nelle fasi più acute del coronavirus, ha ridotto di 4 mila persone la sua forza lavoro.

E la mancanza di personale?

Schulte, fra le altre cose, è stato accusato di aver scaricato altrove colpe e responsabilità. Nello specifico, ha spostato sui passeggeri il peso del caos attuale. Come dire: se non trovate la valigia una volta atterrati è solo e soltanto colpa vostra, con quella mania di comprare bagagli neri, non delle strategie aziendali e delle riduzioni di personale.

Troppo facile. E troppo comodo, è stato ribadito a Schulte. Il punto, semmai, è che l’improvvisa (ma non certo imprevedibile) impennata di domanda per viaggi e voli – una volta cadute le restrizioni pandemiche – non è stata accompagnata da una altrettanto rapida risalita sul fronte delle assunzioni negli aeroporti e nelle compagnie aeree. Per motivi, evidentemente, legati altresì alla sicurezza come ci aveva spiegato la sindacalista Livia Spera. E così, beh, il settore è andato in tilt.

Un aiuto dalla Turchia, forse

Swissport, leader elvetico nei servizi di handling e assistenza a terra, su questo aspetto non ha certo usato giri di parole, criticando aspramente i governi europei per non aver saputo coordinare un piano di ripresa congiunto e coerente. «Dopo i massicci tagli di posti di lavoro, che erano assolutamente necessari in quel momento, ora c’è una mancanza di personale ovunque» ha dichiarato, in questi giorni, l’amministratore delegato della società Warwick Brady.

Per dire: a Francoforte, dei 4 mila licenziati durante la pandemia solamente mille persone hanno riabbracciato il loro impiego. In parte anche per via delle condizioni offerte, tutto fuorché allettanti. Di qui i numerosi scioperi del personale, in cielo come in terra, alle prese con riduzioni salariali e altre diavolerie.

La Germania, a inizio mese, ha firmato un accordo bilaterale con la Turchia incentrato proprio sulla carenza di manodopera. Nelle intenzioni, diversi gastarbeiter dalla Turchia dovrebbero venire assunti in Germania con contratti a breve termine per lavorare proprio nello smistamento dei bagagli. Ma i controlli, come detto, sono rigorosi e le verifiche – prima di iniziare a lavorare – richiedono circa settimane. Tradotto: l’accordo potrebbe rivelarsi inutile.