Il punto

Charles Michel e il Consiglio Europeo fanno greenwashing?

Il politico belga, sotto accusa per i suoi continui spostamenti tramite jet privato, si difende spiegando che ogni viaggio viene compensato attraverso l'acquisto di crediti per le emissioni di CO2 – Una pratica che, però, sembra tutto fuorché trasparente
© THOMAS LOHNES / POOL
Red. Online
26.05.2023 16:45

Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, sta facendo greenwashing? Può darsi. Questa, almeno, è l'accusa mossa al politico, desideroso dal canto suo di mostrare un'immagine sempre più verde e, diciamo, amica del clima. Poche settimane fa, Michel era stato criticato per l'uso – ritenuto massiccio – di jet privati. Un uso che il belga ha compensato attraverso l'acquisto di crediti per le emissioni di CO2. Tradotto: l'impronta carbonica lasciata in aria, volando, viene compensata sostenendo economicamente progetti, a terra, riguardanti ad esempio il rimboschimento e la lotta alla deforestazione o la produzione di energia da fonti rinnovabili. 

Il team di Michel ha fatto largo uso di questa strategia, pubblicizzandola. Dal 2021, per dire, il Consiglio Europeo ha spiegato che i voli privati del presidente sono stati compensati attraverso il sostegno a una fabbrica di ceramica brasiliana in predicato di passare alle energie rinnovabili. 

Resta, tuttavia, una domanda di fondo. Inevasa. Le compensazioni, infatti, non sarebbero il metodo migliore per ridurre le emissioni di CO2. Anzi, si tratta di una «falsa soluzione climatica», come ha affermato a Politico Jo Dardenne, membro della ong per una mobilità pulita Transport & Environment. A suo dire, aziende e individui farebbero ricorso alla compensazione per «pulirsi la coscienza sporca quando salgono a bordo di jet privati ​​che consumano combustibili fossili».

La vicenda, di per sé, è alquanto spinosa. Politico, in particolare, all'inizio di quest'anno ha rivelato che Michel aveva speso 1,7 milioni di euro per i suoi viaggi nel 2022 e, ancora, che per il 2024 avrebbe voluto aumentare il budget per le trasferte del 12%. In totale, il presidente del Consiglio Europeo ha effettuato 46 viaggi ufficiali nel 2022, con 28 voli privati e solo 8 usando un volo commerciale.

Il portavoce di Michel, Barend Leyts, ha sottolineato – a proposito delle compensazioni – l'importanza del sostegno alla fabbrica di ceramica brasiliana. I fondi ricevuti, infatti, stanno consentendo all'azienda sudamericana di convertire la sua fonte di combustibile: dal legname illegale a prodotti di scarto agricoli e industriali.

Quanti viaggi...

Eppure, i dubbi rimangono. Proprio pensando ai tanti, tantissimi voli privati presi da Michel. Dall'inizio del suo mandato, nel 2019, parliamo di 112 missioni all'estero, con il jet protagonista nei due terzi dei casi. Come molti altri leader mondiali, anche Michel ha usufruito dell'aereo ad personam – paradossalmente – per presenziare a conferenze e colloqui sul cambiamento climatico, come la COP in Egitto l'anno scorso (almeno l'aereo è stato condiviso con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen). A mo' di giustificazione, il capo del Consiglio ha spiegato che le sue trasferte erano «necessarie nell'attuale contesto internazionale». E ancora: «È la situazione che lo richiede. C'è semplicemente la necessità di svolgere un lavoro internazionale nell'interesse dell'Europa».

Le compensazioni delle emissioni di CO2, dunque, sono diventate un modo che consente al Consiglio di far combaciare, almeno a parole, le necessità di viaggio di Michel con l'ambiziosa agenda climatica dell'UE. L'obiettivo, ricordiamo, è quello di rendere il blocco di 27 Stati membri climaticamente neutro entro il 2050. Auguri, verrebbe da dire.

L'inchiesta del Guardian

Se è vero che le compensazioni hanno sempre dovuto convivere con forti critiche, l'attivista Greta Thunberg, sulla falsariga di Dardenne, le ha definite «una pericolosa menzogna climatica», il clima (in tutti i sensi) si è surriscaldato all'inizio del 2023 quando il Guardian, tramite un'indagine, ha dimostrato che il 90% dei crediti di compensazione per la foresta pluviale, certificati da un importante verificatore, era formato in realtà da «crediti fantasma» e non rappresentava vere e proprie riduzioni della deforestazione. Di più, il 94% di questi crediti non ha avuto alcun beneficio per il clima.

Rivelazioni che, secondo logica, hanno dato lo slancio a diverse iniziative, volte ad aumentare la trasparenza nel mercato dei crediti di carbonio attraverso, ad esempio, la creazione dell'Integrity Council for the Voluntary Carbon Market, un'organizzazione senza scopo di lucro incaricata di elaborare standard per le compensazioni.

Tuttavia, il danno reputazionale ha già indotto alcune compagnie, tra cui easyJet volendo rimanere in quota, ad abbandonare completamente le compensazioni.

«I sistemi utilizzati per misurare l'impatto della compensazione sono imperfetti» ha affermato Dardenne. «Le compensazioni non saranno mai sufficienti per affrontare le emissioni della modalità di trasporto più inquinante al mondo».