#Spiegato

Che cos'è il G20 e perché se ne parla?

La prossima edizione si terrà a Bali, in Indonesia, a novembre e tutto ruota attorno alla presenza o meno di Vladimir Putin
Marcello Pelizzari
30.04.2022 06:00

G20. Che cos’è? Come funziona? E come mai, ora, se ne sta parlando così tanto? Per G20, banalmente, si intende «Gruppo dei 20». Si tratta del forum di cooperazione economica e finanziaria globale più in vista. E questo perché si tiene annualmente e, soprattutto, riunisce le maggiori economie del mondo. Ci sono i Paesi del G7, quelli del gruppo BRICS (e quindi, tecnicamente, anche la Russia) ma anche Arabia Saudita, Australia, Argentina, Corea del Sud, Indonesia, Messico e Turchia, cui bisogna aggiungere l’Unione Europea. Il gruppone costituisce l’80-90% del PIL globale nonché il 60% della popolazione del pianeta.  

Le origini

Il G20 è nato oltre vent’anni fa, nel 1999, inizialmente come un forum riservato ai ministri delle Finanze e ai rappresentanti delle Banche centrali dei venti Paesi membri.

L’idea, beh, venne partorita durante una riunione del G7. Furono Canada e Stati Uniti a proporre un allargamento. L’idea rispondeva, se vogliamo, a un timore sempre più fondato: né il citato G7 né il G8, unitamente al sistema di Bretton Woods, avrebbero garantito la necessaria stabilità finanziaria a livello globale sul lungo periodo.

Largo, dunque, a un forum più ampio e inclusivo, sebbene le critiche, al riguardo, non siano mancate e, anzi, si siano trascinate fino ai giorni nostri.

E la Svizzera?

Il mondo, nel 1999, usciva da svariate crisi. Come quella del Sudest asiatico o, ancora, quella russa. L’agenda, all’epoca, secondo logica era dettata proprio dalle necessità e dalle prospettive dell’economia globale. Dal 2008, per contro, al G20 confluirono i capi di Stato e di governo. Il vertice, insomma, divenne ancora più importante e prestigioso.

Detto dei venti membri fissi, al G20 vi partecipano anche organizzazioni e istituzioni come il Fondo monetario internazionale o la Banca mondiale, oltre a Paesi «ospiti» tra cui la Spagna, oramai presenza fissa.

E la Svizzera? Pur essendo fra i venti Paesi più industrializzati al mondo, la Confederazione non fa parte della grande famiglia del G20. Partecipò una prima volta, solo in parte, nel 2017. L’invito arrivò dall’allora cancelliera tedesca Angela Merkel. Nel 2020, invece, vi fu il debutto a pieno titolo in un’edizione virtuale (causa COVID).

Il G20 non ha una sede, mentre la presidenza passa di Paese in Paese da un anno all’altro. L’Italia, nel 2021, ha ceduto il testimone all’Indonesia. Per questo, il prossimo vertice si terrà nella splendida cornice di Bali a novembre.   

I temi

Di che cosa si parla, durante una riunione come il G20? A questo giro, inevitabilmente, di guerra. Proprio la presenza o meno di Vladimir Putin in Indonesia sta creando parecchio rumore sul fronte mediatico in queste ore: il Cremlino ha confermato che il presidente russo ci sarà, gli Stati Uniti hanno subito alzato i toni dicendo a Giacarta che loro, Putin, non lo vogliono mentre Volodymyr Zelensky, da Kiev, ha ringraziato per l’invito esteso all’Ucraina.

Se all’inizio della sua storia il vertice dedicava ampio spazio al debito pubblico e alla stabilità finanziaria globale, con il passare degli anni in agenda sono comparsi anche temi quali il commercio internazionale, la lotta al cambiamento climatico, la digitalizzazione e, non da ultimo, la pandemia. L’obiettivo, va da sé, è quello di fornire una risposta collettiva a sfide che riguardano il pianeta.

Le critiche

Il G20, dicevamo, non ha mai fatto l’unanimità, come del resto G7 e G8. È stato più volte definito un club esclusivo, se non addirittura classista. Per dire: sebbene il vertice rappresenti circa i due terzi della popolazione globale, l’Africa è (quasi) assente. Solo un Paese del continente, il Sudafrica, può fregiarsi del titolo di membro. E dire che l’Africa avrebbe bisogno, più di altri, di soluzioni concrete alle crisi cui è confrontata.

Nella speranza di dare un minimo di inclusività in più, alle riunioni fra capi di Stato e di governo sono stati affiancati, nel tempo, gruppi di lavoro indipendenti focalizzati su filoni specifici. Gioventù, emancipazione femminile, lavoro, governance.

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