Francia

Che ne sarà degli oltre 2 mila collaboratori parlamentari?

Lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale annunciato da Emmanuel Macron, all'istante, ha fatto perdere il lavoro a tantissimi dipendenti al seguito dei deputati
©Lewis Joly
Red. Online
13.06.2024 21:30

Sì, Emmanuel Macron domenica ha sciolto l'Assemblea Nazionale. Annunciando, al contempo, nuove elezioni legislative per il 30 giugno e il 7 luglio. La Francia, all'improvviso, è entrata in crisi. Conseguenza immediata: i lavori parlamentari sono stati sospesi. Altra conseguenza diretta, sebbene non sia stata «pubblicizzata» granché: se è vero che 577 deputati, ora, si trovano nella condizione di poter perdere il loro mandato, è altrettanto vero che 2.080 assistenti parlamentari sono rimasti, dall'oggi al domani, senza lavoro. 

Il fulmine a ciel sereno scagliato dal presidente francese, domenica, sulla scia della vittoria di Rassemblement National alle Europee, ha colpito quello che BFMTV chiama «ecosistema del personale parlamentare». Si tratta, come detto, di 2.080 persone che accompagnano giorno e notte i rappresentanti eletti. I loro compiti? Tenere l'agenda, preparare discorsi ed emendamenti, ma anche – banalmente – rispondere alle e-mail. La prospettiva di elezioni anticipate, nella pancia di Palais Bourbon, ha stupito molti dipendenti. In particolare, quelli legati ai deputati di Renaissance, il partito di Macron. Le cui prospettive, ora, sono quantomeno fosche. 

Molti di questi «collaboratori», come vengono chiamati, hanno appreso di aver perso il proprio impiego in diretta. O, meglio, dalle parole di Macron. La frase, fatidica, sinonimo di «tanti saluti e grazie» era la seguente: «Ho deciso di restituirvi la scelta del nostro futuro parlamentare attraverso il voto. Pertanto, questa sera sciolgo l'Assemblea nazionale». «Quando ho sentito ''articolo 12'' in bocca a Emmanuel Macron, sapevo che cosa volesse dire grazie ai miei studi di diritto» ha spiegato a BFMTV con un sorriso amaro, Louise, impiegata per un deputato di Renaissance. Una volta sentite queste parole, «siamo entrati in uno stato di shock, abbiamo pensato subito a noi stessi» ha raccontato Emma, pure lei impiegata per un deputato di Renaissance. E ancora: «Abbiamo scoperto dal presidente, in diretta su TF1, che eravamo stati licenziati».

«Essere licenziata dal presidente della Repubblica alle 21 in diretta televisiva è una storia che racconterò ai miei nipoti» ha sentenziato, a giorni di distanza, un'altra impiegata, Claire. A BFMTV ha spiegato di sentirsi come dopo una sbronza, ma «senza aver bevuto». «Sono due giorni che ho il pilota automatico» ha confidato. E gli uffici, che volto avevano dopo l'annuncio di Macron? «Nei corridoi, tutti facevano le valigie». Certo, tutti sapevano di avere un «lavoro precario». Di nuovo Claire: «Le notizie politiche sono molto volatili. Ci si può trovare al centro dell'attenzione da un giorno all'altro». Così, invece, Arthur: «Il giorno dopo lo scioglimento, ho preso uno scatolone e ci ho buttato tutto dentro. Tutto il mio lavoro è sparito».

Da domani, venerdì, i badge per accedere a Palais Bourbon non saranno più validi secondo i dipendenti interrogati da BFMTV. Altre fonti, invece, dicono che i badge saranno validi fino al 18 giugno mentre Maxime Torrente, delegato del sindacato CFE-CGC che rappresenta il personale dell'Assemblea, ha spiegato che confusione e disinformazione al momento regnano sovrane circa tempistiche e direttive. «La parte più difficile – ha detto – è gestire tutto questo in tempi record. Non bisogna necessariamente conoscere le procedure. Dall'ultimo scioglimento, avvenuto nel 1997, ne è passata di acqua sotto i ponti e i metodi di lavoro non sono più gli stessi. Quindi, dobbiamo adattarci di giorno in giorno mentre ci prepariamo per la campagna, anche se non sappiamo se possiamo prepararci perché siamo stati licenziati, pur non avendo ancora ricevuto le lettere. Allo stesso tempo, stiamo sgomberando tutti gli uffici per essere pronti ad accogliere i nuovi parlamentari tra tre settimane». Detto in altri termini: gli oramai ex collaboratori dei parlamentari gestiranno la comunicazione e la campagna dei deputati «dai nostri vecchi computer universitari». O, meglio, «da una zona completamente grigia». Anche a livello finanziario. 

Louise, dal canto suo, ha ammesso di aver vissuto alla giornata negli ultimi giorni. Ha accettato di partecipare alla campagna per la rielezione della deputata che seguiva su base volontaria: «È una scommessa, ma non così rischiosa». La maggior parte dei collaboratori farà lo stesso percorso di Louise: ripartirà per la campagna elettorale, non pagata, nella speranza che il proprio deputato venga rieletto.

Per Claire, il futuro è meno chiaro. Soprattutto perché il suo deputato non si ricandiderà per motivi di salute. E con i suoi due mesi come assistente, beh, ora si ritrova «senza niente in mano». Come Claire, molti altri dipendenti dell'Assemblea Nazionale stanno usando questi giorni, e i computer degli uffici parlamentari, per inviare lettere di candidatura. Società di consulenza, agenzie di comunicazione, di base qualsiasi (altro) impiego. Riciclarsi, sembrerebbe, è la parola d'ordine all'interno dell'Assemblea. 

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