L'intervista

«Credo che i rapporti con Berna siano destinati a crescere»

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, era ieri al Palazzo dei Congressi di Lugano in occasione degli incontri organizzati dall’Associazione Endorfine Festival – Abbiamo colto l’occasione per intervistarlo
Osvaldo Migotto
12.09.2022 06:00

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, era ieri al Palazzo dei Congressi di Lugano in occasione degli incontri organizzati dall’Associazione Endorfine Festival che quest’anno avevano come tema ‘il mondo che verrà’. Abbiamo colto l’occasione per intervistarlo.

Senatore Renzi, nel programma elettorale di Italia Viva (IV) si legge tra l’altro che per la nuova legislatura non sarà necessario inventare nuove tasse. Scendendo però nei dettagli del vostro progetto politico, si nota che gli investimenti suggeriti sono numerosi e anche dispendiosi. Per integrare le ferrovie italiane nei principali corridoi europei, ad esempio, si parla di 8 miliardi di euro. Vista la crisi economica in arrivo, dove recuperare i fondi per questi ed altri investimenti?

«I denari per gli investimenti, paradossalmente l’Italia li ha già pronti e non li sta spendendo. Per quanto riguarda il finanziamento delle opere inserite nel nostro programma, la cosa bella è che per ogni progetto sono già previste le coperture. Per chi come noi è keynesiano e sa che l’investimento pubblico chiama posti di lavoro, avere dei soldi non spesi è folle. Quindi il principio di fondo è: noi non dobbiamo aumentare le tasse in Italia, in quanto sono già troppo alte. Io mi vanto di aver fatto della battaglia per la diminuzione delle tasse un punto forte, anche se guidavo un Governo di centrosinistra. Perché in Italia se riduci le tasse hai un effetto formidabile di stimolo alla crescita. Noi ad esempio avevamo tolto l’IMU (imposta sugli immobili) per la prima casa, e in Italia circa l’81% della popolazione ha la prima casa, questo vuol dire che il ceto medio ha risparmiato circa mille euro all’anno. Quando mi sono trovato a governare, anche a Firenze, ho sempre abbassato le tasse. Il PD ha deciso di aumentarle con la tassa di successione, e per me ciò è una follia».

Il terzo polo, si prefigge di fungere da ago della bilancia nel Parlamento che scaturirà dalle elezioni del 25 settembre. Ma se guardiamo agli ultimi sondaggi, vediamo che il centrodestra dovrebbe avere una chiara maggioranza. Se il voto confermerà tale tendenza come vi muoverete?

«Se il centrodestra avrà la maggioranza e la sovranista Meloni sarà la presidente del Consiglio, noi la rispetteremo ma saremo all’opposizione. Se noi otterremo più del 10% dei voti, avremo la forza per riportare Mario Draghi al governo. Perché noi siamo quelli che hanno portato l’ex presidente della Banca centrale europea alla guida dell’Esecutivo, e ancora oggi lo vorrebbero presidente del Consiglio, in quanto secondo noi Mario Draghi è il più competente di tutti. Ribadisco però che se il centrodestra avrà la maggioranza e Giorgia Meloni sarà scelta come premier, noi andremo all’opposizione, dove voteremo le cose che ci piacciono e voteremo contro quelle che non ci piacciono».

Lei conferma che il vostro obiettivo è di arrivare almeno al 10%, ma gli ultimi sondaggi vi danno circa il 7% delle intenzioni di voto. Cosa non ha funzionato finora nella campagna elettorale?

«Va detto che in questa campagna elettorale siamo partiti da un mese e il fatto di essere passati dal 2 al 7% significa che qualcosa sta funzionando. Mancano ancora 14 giorni al voto e quindi ritengo che il 10% sia una percentuale di voti che possiamo ottenere, anche perché siamo gli unici credibili sul ritorno a un Governo Draghi, e credibili sull’economia, considerato che quando ero premier ho realizzato il Jobs Act (riforma del diritto del lavoro volta a flessibilizzare il mercato del lavoro – ndr), Industria 4.0 (una serie di incentivi e investimenti volti a portare la digitalizzazione in tutte le fasi dei processi produttivi dell’industria italiana– ndr); ossia tutte riforme necessarie per far crescere l’economia del Paese. Chi crede nel mondo delle imprese vota noi, chi crede nel reddito di cittadinanza vota M5S o PD».

Svizzera e Italia hanno importanti scambi commerciali e interessi comuni, ad esempio nel completamento della rete ferroviaria italiana in direzione del San Gottardo. Tuttavia, in alcuni casi si ha l’impressione che Roma guardi con sufficienza alla richieste di Berna. Penso ad esempio alla possibilità per le banche elvetiche di poter operare in Italia. Ci si muove lentamente e non si arriva a un’intesa. La reciprocità, fondamentale nei sistema liberali, come mai non è ancora arrivata in tale ambito?

«Questo è un tema molto complesso. Quando ero premier mi ero impegnato ad avviare i negoziati con la Confederazione, in modo da migliorare i rapporti tra i due Paesi. Proprio nel 2014 partirono le trattative per inserire in un quadro più complessivo i rapporti tra l’Italia e la Svizzera. Purtroppo nel 2021 abbiamo visto il fallimento di questo disegno e debbo dire che vedo le responsabilità un po’ da entrambe le parti. Certo, l’Italia potrebbe dedicare più attenzione e mostrare meno sufficienza – ed è il motivo per cui io in molte circostanze, quando ero premier, ho cercato di intavolare rapporti un po’ più stretti – sia sulle infrastrutture, sia sui frontalieri e anche sulle questioni bancarie. La voluntary disclosure (strumento per regolarizzare la propria posizione con il fisco italiano, offerto ai contribuenti che detenevano illecitamente patrimoni all’estero – ndr) non è stata apprezzata da alcuni, ma io credo fortemente nel rapporto con la Svizzera e credo che sia un rapporto destinato a crescere».

Il Governo da lei guidato tra il 2014 e il 2016 è stato uno dei più longevi. Poi alla fine il famoso referendum sulle riforme è stato bocciato, mandando tutto a gambe all’aria. Si è pentito di aver voluto mettere tutte le riforme nel calderone referendario?

«Purtroppo la Costituzione italiana mi impediva di spezzettare le domande del referendum. Io ci avevo provato nell’agosto del 2016, perché se avessimo spezzettato le domande del referendum avremmo evitato il rischio della personalizzazione del voto (referendum pro o contro Renzi – ndr). Chiaramente mi è dispiaciuto quanto è accaduto in quell’occasione, anche perché, avendo perso il referendum io ho perso il posto, ma l’Italia ha perso un’occasione. Sa, in politica i posti possono anche tornare, ma le opportunità storiche non sempre, per cui sono molto triste per questo. Ma tanta gente adesso mi dice, “però quel referendum era giusto”. E credo che la prossima legislatura riprenderà molti degli argomenti che avevamo affrontato allora».

In questa campagna elettorale sentiamo temi che si ripetono da anni. Come meno burocrazia e maggiore efficienza dell’amministrazione pubblica, anche per attirare gli investimenti stranieri . Poi alla fine, però, ci si ritrova al punto di partenza.

«Non è che siamo sempre così. Sicuramente ci sono dei temi che ritornano sempre, ma ci sono stati anche dei cambiamenti. Il mio Governo aveva ad esempio varato un provvedimento, che noi chiamiamo la legge dei 100 mila euro, che offre ai cittadini stranieri che portano la residenza in Italia una fiscalità agevolata. Questo sta portando molte persone benestanti a lasciare il loro Paese e venire in Italia, perché questa legge funziona. Una parte di Milano sta cambiando per questo. Quindi non è vero che noi non accogliamo investimenti stranieri. Certo potremmo fare di più. Questa legge di cui sono molto orgoglioso, ha portato in Italia centinaia di super manager e imprenditori che hanno comprato case e creato un indotto. Questa legge è il segno di quanto potremmo fare di più se solo fossimo capaci di gestire meglio la leva fiscale».

Poi però vi sono anche le aziende straniere che approfittano degli incentivi e poi se ne vanno.

«Nel caso della nostra legge, non vi è la possibilità di un mordi e fuggi perché la durata della permanenza richiesta è di 10 anni. In alcuni casi il mordi e fuggi è funzionato al sud, che sapete bene presenta maggiori problemi. Province come quella di Varese e di Como viaggiano molto bene, il problema è che vi sono aree del Mezzogiorno che hanno bisogno di una scossa e di una svolta. E questo è il grande tema che da anni si ripropone in Italia».