Il punto

Criptovalute, quale futuro per Binance?

La strada, dopo l'ammissione di colpa e l'accordo con il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, sembrerebbe in salita: dall'uscita di scena (fino a un certo punto) di Changpeng Zhao alla credibilità da recuperare, proviamo a fare chiarezza
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Marcello Pelizzari
25.11.2023 10:30

Pochi giorni fa, il 21 novembre, la più grande piattaforma di scambio di criptovalute, Binance, e il suo fondatore Changpeng Zhao si sono dichiarati colpevoli – citiamo – di riciclaggio di denaro e violazione delle sanzioni negli Stati Uniti. Un'ammissione che, di fatto, ha confermato le indiscrezioni riguardanti proprio Binance e, allargando il campo, l'intero settore. Di recente, al riguardo, la IOSCO – l'organizzazione mondiale delle autorità nazionali di vigilanza sui mercati finanziari – ha emesso diciotto raccomandazioni per rendere equo e trasparente il mercato delle monete virtuali, con particolare accento sulle stablecoin

Il simbolo ribelle

Zhao, noto altresì come CZ, al pari di Sam Bankman Fried (o SBF, qui e qui per alcuni approfondimenti) era considerato un simbolo. Ribelle, anti-sistema, secondo gli analisti avrebbe interpretato perfettamente lo spirito del mondo cripto. Nato, e cresciuto, per sostenere un sistema finanziario parallelo al di fuori del controllo di banche e governi. Grazie a Zhao, Binance è cresciuta fino a diventare la piattaforma di scambio di criptovalute più grande del mondo. Un primato, questo, che ha attirato l'attenzione dei regolatori e, in particolare, degli Stati Uniti. Binance, in particolare, sin qui si è rifiutata di stabilire una sede formale. Secondo l'accusa presentata contro Zhao in America, il fondatore della piattaforma «dava priorità alla crescita e ai profitti rispetto al rispetto delle regole». Non solo, avrebbe cercato di trarre dei vantaggi da quella che lui stesso ha descritto come una zona grigia. Ai dipendenti, leggiamo, spiegava che era meglio chiedere scusa piuttosto che il permesso.

Zhao, su X, ha spesso rispedito al mittente le critiche a Binance. Eppure, più o meno tutti sapevano dell'esistenza di un'indagine sulla sua società da parte del Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti. Un aspetto, questo, che rappresentava altresì una fonte di ansia: se la piattaforma fosse crollata, infatti, il danno per gli investitori sarebbe stato enorme. E gli effetti, a catena, sui mercati si sarebbero fatti sentire con forza. In maniera, certo, ancora più netta rispetto al fallimento di FTX, la piattaforma di Bankman Fried.

L'accordo e la fine di un'era

L'accordo raggiunto tra Binance e il Dipartimento di giustizia, per contro, stabilisce che la piattaforma dovrà pagare una multa monstre di 4,3 miliardi di dollari. Zhao, di tasca propria, dovrà invece versare 50 milioni: senza il patteggiamento, avrebbe rischiato fino a dieci anni di carcere. Non solo, Binance dovrà pure operare sotto l'occhio, attento e vigile, delle autorità statunitensi e, soprattutto verrebbe da dire, sostituire Zhao nel ruolo di amministraore delegato. Sciocchezze, in fondo, se consideriamo gli scenari alternativi. «Zhao avrebbe potuto essere condannato in una qualsiasi delle giurisdizioni in cui non è prevista l'estradizione» ha spiegato a Wired l'analista Noelle Acheson, secondo cui l'ammissione di colpevolezza dell'ormai ex amministratore delegato è un messaggio importante. Significa, ha aggiunto, che Binance «vuole lavorare con le autorità di regolamentazione in futuro». Anche il fatto di aver scelto Richard Teng quale successore di Zhao andrebbe letta in questo senso. Teng, nel suo primo post su X dopo aver assunto l'incarico, ha parlato della sua «esperienza normativa» quale cardine essenziale per guidare «il nostro eccezionale, innovativo e dedito team». Toni concilianti sono arrivati, tramite una dichiarazione pubblica, anche da Binance: «Stiamo lavorando in modo sistematico per ristrutturare la nostra organizzazione e il nostro personale, aggiornare i nostri sistemi e definire un nuovo standard di settore in materia di ottemperanza». E la parola ottemperanza, ha fatto notare Wired, è stata usata ben venti volte.

Detto dei termini dell'accordo, e delle considerazioni associate, la domanda sorge spontanea: e adesso? Zhao, ha fatto notare sempre Wired, può essere considerato l'ultimo della sua specie. Dal crollo dei mercati delle criptovalute, nel maggio del 2022, la fine di un periodo caratterizzato da incredibile euforia e valutazioni folli, molte figure del settore hanno subito accuse o condanne. Lo scorso febbraio, per dire, il governo degli Stati Uniti ha denunciato il creatore della stablecoin Terra-Luna, Do Kwon. Stablecoin che, nella primavera del 2022, era crollata. A luglio, invece, il Dipartimento di giustizia statunitense ha accusato Alex Mashinsky, il fondatore di Celsius, di aver «orchestrato uno schema per frodare i clienti». A inizio mese, invece, il citato Sam Bankman Fried, fra l'altro acerrimo rivale di Zhao, il quale a sua volta avrebbe potuto salvare FTX salvo tirarsi indietro all'ultimo momento utile, è stato giudicato colpevole di una frode multimiliardaria.

Le sfide per Binance

Binance, dicevamo, ha evitato un crollo simil FTX. Ma la strada, visti i paletti applicati dalla giustizia americana, sembrerebbe in salita. L'obiettivo principale della piattaforma – con asset pari a 67 miliardi di dollari e un valore di mercato di BNB, il token di riferimento, di 36 miliardi – è innanzitutto quello di recuperare terreno o, meglio, credibilità. Evitando, al contempo, una fuga di utenti-clienti. Binance, un anno fa, deteneva una quota di mercato del 60% nella compravendita di criptovalute. Oggi, si stima che quella quota sia scesa al 44%. 

Le mosse di Teng, insomma, saranno tese a rassicurare i 150 milioni di utenti sparsi per il mondo. Utenti che, sulla scia dell'accordo, hanno ritirato fondi netti per 805 milioni di dollari. Un importo comunque inferiore, nettamente inferiore rispetto ai 4 miliardi giornalieri di deflusso raggiunti nei periodi di maggiore stress. 

Quanto a Zhao, se è vero che non potrà più mettere becco a livello gestionale e operativo in Binance, è altrettanto vero che, via X, ha già offerto la propria consulenza a Teng. «Come azionista ed ex amministratore delegato con conoscenza storica della nostra azienda, rimarrò a disposizione del team per consultare secondo necessità, coerentemente con il quadro stabilito nelle nostre risoluzioni delle agenzie statunitensi». Una consulenza gentile, tutto fuorché ribelle, in conformità con quanto stabilito assieme alle autorità americane. Segno che l'era dei ribelli, appunto, è terminata. E che, presto, il mondo potrebbe trovare un compromesso storico con il mondo degli investimenti tradizionali.

Lusso? Sì, ma...

L'era dei ribelli è terminata, concludendo, ma non per tutti allo stesso modo. La partecipazione di Zhao in Binance (al 90%, secondo le stime) attualmente vale circa 15 miliardi di dollari, stando a Forbes. Significa che il fondatore di Binance potrà continuare a fare la bella vita. Ma attenzione: proprio il lusso sfrenato che ha caratterizzato, negli anni, Zhao ha attirato l'attenzione delle autorità. Utilizzando entità offshore controllate dal vice di lunga data, Heina Chen, CZ fra le altre cose ha speso 55 milioni di dollari per un jet privato, 11 milioni per uno yacht e, ancora, distribuito 62.5 milioni su un conto personale e indirizzato altri 178 milioni a due società singaporiane controllate – indovinate un po'? – da Zhao e Chen. A dirlo, nel presentare le accuse contro Zhao e Binance, a giugno, accuse separate da quelle del Dipartimento di giustizia risoltesi questa settimana, è stata la Securities and Exchange Commission, l'ente federale statunitense preposto alla vigilanza delle borse valori, nota come SEC. La SEC sostiene altresì che Binance abbia venduto titoli non registrati a clienti statunitensi. Una vicenda, questa, su cui non è ancora stata posta la parola fine.

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