TV e sanità

Da The Last of Us al black fungus: i rischi delle infezioni fungine

Con Corrado Nai, microbiologo esperto di micologia, parliamo di funghi: quelli fittizi dell'attesissimo titolo targato HBO, ma anche di quelli che pongono tante sfide nel mondo reale
Giacomo Butti
18.01.2023 19:15

È il 2023 e, ancora, stiamo facendo i conti con la pandemia da COVID-19. Tra varianti e nuovi focolai, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) invita a non abbassare la guardia. Ma affrontare una malattia che, in tre anni, ha messo in ginocchio il mondo, sembra una passeggiata — nulla di più — se paragonato a quanto vissuto dai protagonisti del premiatissimo The Last of Us. Il videogioco sviluppato da Naughty Dog immagina un mondo nel quale un’infezione di origine fungina trasforma gli esseri umani contagiati in pericolosissimi zombie. Domenica, ne abbiamo già parlato, è uscito su HBO il primo episodio dell’attesissimo adattamento televisivo. Per l’occasione, abbiamo parlato con Corrado Nai, microbiologo esperto di micologia e collaboratore della Federazione delle Società di Microbiologia in Europa (FEMS). L'argomento? Funghi. Fittizi, come quelli dell’universo di The Last of Us, ma anche reali.

L’intervista è divisa in due puntate: ecco la prima, fra «zombie fungini» e pericoli reali.

Gli zombie fungini

«Ho giocato a The Last of Us e mi è piaciuto tantissimo. Sia l’azione sia la storia prendono molto». Il videogioco, dicevamo, propone un mondo in cui una pandemia causata da un fungo mutato trasforma gli esseri umani in mostri cannibali che diffondono la malattia tramite il morso. Si tratta, ovviamente, di fantasia. Ma nella realtà esistono davvero dei funghi, appartenenti al genere Cordyceps, in grado di prendere il controllo di piccoli insetti e utilizzarli per diffondere le proprie spore. Come funzionano? «I Cordyceps non sono gli unici», precisa Nai. «Esiste tutta una serie di funghi in grado di attaccare gli insetti e utilizzarli per facilitare la propria diffusione. E funzionano tramite un sistema squisito di controllo del comportamento». L’esperto ci fornisce un esempio: «Questi funghi, tipicamente, possono insinuarsi nel corpo di una formica, iniziando a crescere attraverso i tessuti dell’ospite. Dopo aver attaccato i muscoli, il fungo produce sostanze chimiche con le quali influenza il cervello dell’insetto, portandolo a fare cose che non farebbe in altre circostanze». Come l’arrampicata solitaria su pianticelle e alberi. «Le formiche, pare, non amano particolarmente le altezze. Ma quelle che sono state infettate dal fungo sono spinte a scalare le piante vicine». E qui rimango, attaccate a una foglia, «finché il fungo non termina la propria crescita, uccidendo la formica. È a questo punto che, fuoriuscendo dalla testa dell’insetto, i corpi fruttiferi del fungo rilasciano le spore che, dall’alto, piovono su tutta la colonia, infettandola».

Il corpo fruttifero di un fungo Cordyceps spunta dalla testa di una formica. © Shutterstock
Il corpo fruttifero di un fungo Cordyceps spunta dalla testa di una formica. © Shutterstock

Uno scenario da incubo, per la povera formica. Il videogioco, allora, è costruito su questa domanda: cosa succederebbe se un fungo mutasse per fare la stessa cosa con gli esseri umani? «Si tratta di un ottimo pretesto», afferma Nai. «Una buona storia ha bisogno di un buon nemico». Provocatoriamente, e con le dovutissime virgolette, allora, chiediamo al micologo: di tutte le apocalisse zombie immaginate da TV e videogiochi negli ultimi anni, questa è la più “verosimile”? «Potremmo dire così, dato che in natura succede già qualcosa di simile con le formiche», ci dice ridendo Nai, che indulge nella fantasia: «The Last of Us, come ogni buona storia di zombie, mostra una rapida diffusione della malattia tramite il morso», ma se anche esistesse una malattia in grado di trasformarci in “zombie fungini”, «uno scenario apocalittico non è verosimile. La temperatura corporea dei mammiferi è più alta di quella degli insetti, e i funghi fanno più fatica a infettarci e crescere nel nostro corpo. Una pandemia del genere sarebbe molto lenta». Insomma, possiamo stare tranquilli.

I funghi sono ovunque: in questo esatto momento stiamo respirando delle spore

Un caso emblematico

Un caso recente, tuttavia, ha mostrato al mondo come la minaccia fungina non sia da prendere alla leggera. Stiamo parlando dell’ondata di black fungus, infezione conosciuta in italiano anche come mucormicosi, che ha attanagliato l’India nel pieno dell’emergenza COVID causata dal diffondersi della variante Delta. «Per quanto già avviata, la macchina vaccinale contro il coronavirus non aveva ancora raggiunto il pieno ritmo», ricorda l’esperto. «Per questo, in India si usò un medicamento, il dexamethasone, che, pur riducendo la mortalità da COVID, abbatte il sistema immunitario». E ciò ha dato il via libera all’infezione fungina nota come black fungus.

«I funghi sono presenti ovunque in natura: in questo esatto momento stiamo respirando delle spore. Non ci ammaliamo grazie al nostro sistema immunitario». Se questo viene a cadere, però, le cose cambiano. Lentamente, all’inizio, ma inesorabilmente: «I funghi sono patogeni opportunisti che causano malattie difficili da trattare. Parliamo di infezioni latenti che si rivelano solo quando il paziente è già in fase avanzata e per le quali, spesso, non esistono terapie mediche efficaci. Tanto che, in alcuni casi, l’unica soluzione è la rimozione chirurgica degli organi affetti: nel caso del black fungus, parliamo di occhi e mandibole. Conseguenze assolutamente terribili».

Mumbai: una dottoressa esamina un sospetto caso di mucormicosi. © EPA/Divyakant Solanki (KEYSTONE)
Mumbai: una dottoressa esamina un sospetto caso di mucormicosi. © EPA/Divyakant Solanki (KEYSTONE)

Lotta ai funghi

Cerchiamo di capire meglio, allora, per quale motivo sia oggi così difficile combattere le infezioni fungine. A giocare un ruolo importante, evidenzia l’esperto, è la scarsa dimestichezza che l’essere umano ha con i funghi. «Il mondo dei funghi è stato ignorato per secoli e, tuttora, è largamente inesplorato. Poche centinaia dei 150 mila esemplari conosciuti rappresentano un pericolo per l’essere umano. Ma si stima che in natura esistano almeno 4 milioni di specie diverse». Nai continua: «I funghi attaccano fondamentalmente le piante: i casi riguardanti gli animali sono molto più rari e la bassa incidenza sull’uomo alimenta un circolo vizioso che toglie stimoli allo studio e alla ricerca».

Tutto ciò porta problemi già a partire dalla diagnostica: «Negli ospedali esiste sicuramente un problema di diagnosi, dato che il personale medico è più preparato a identificare infezioni virali e batteriche. Spesso, in presenza di sintomi, vengono immediatamente somministrati antibiotici e solo in un secondo momento, in assenza di miglioramenti, si va a pensare al fungo».

Una lista dei patogeni fungini da tenere d'occhio? Un passo avanti fondamentale

Ma, anche se individuate, le infezioni fungine si rivelano spesso troppo difficili da combattere: i medicamenti sono pochi, e non esiste alcun vaccino. Perché? «Fino a pochi decenni fa, i funghi erano considerati piante. In realtà, geneticamente, il regno biologico dei funghi è più vicino a quello animale». Basti pensare, evidenzia Nai, a come i funghi si alimentano: «Tramite digestione e non fotosintesi». La loro vicinanza al nostro regno pone dunque delle sfide al mondo scientifico: «La difficoltà sta nel creare medicamenti che, somministrati, vadano ad attaccare solamente le strutture fungine distinguendole da quelle umane». Un vero rebus.

Intanto, nel mese di ottobre dello scorso anno, l’OMS ha pubblicato il suo primo elenco dei «patogeni fungini prioritari per guidare la ricerca, lo sviluppo e l'azione per la salute pubblica». Insomma, una lista dei funghi più pericolosi da tenere d’occhio. Un passo avanti fondamentale, secondo Nai. «Il fatto che sia arrivata molto dopo quella sui batteri (pubblicata nel 2017, ndr) mostra come i funghi siano ancora poco riconosciuti come minaccia sanitaria». Ma il caso indiano, lo abbiamo visto, mostra come la problematica non vada affatto sottovalutata. E, in tal senso, nel suo piccolo anche una serie fittizia come The Last of Us può «far riconoscere alle persone potenziale, positivo e negativo, dei funghi».

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