Il personaggio

Dmitry la minaccia

Medvedev, ex presidente russo, è tornato ad esprimere dure posizioni su Telegram nei confronti dell'Occidente — Eppure un tempo era ritenuto ben più aperto e liberale di Putin — Cosa è cambiato?
Giacomo Butti
20.06.2022 12:29

Ci risiamo. Ieri l'ex presidente russo e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, è tornato a scrivere su Telegram. E lo ha fatto, come spesso da mesi a questa parte (più precisamente da quando il suo Paese ha invaso l'Ucraina), con toni estremamente duri nei confronti dell'Occidente. Parlando della possibile entrata di Kiev nell'Unione europea, il fedele alleato di Putin ha alluso a un collasso dell'UE tracciando un paragone con il comunismo e l'URSS. «Nel 1961 il CPSU (Partito comunista dell'Unione Sovietica, ndr) proclamava: "L'attuale generazione vivrà sotto il comunismo". Ma gli anni sono passati e l'URSS è crollata. La situazione mi ricorda il discorso della Commissione europea sulla candidatura dell'Ucraina. L'hanno promesso. Ma non è stata indicata una data e ci sono molte condizioni astratte non verificabili. Ci vorranno decenni e nuove generazioni di leader dell'UE. Pertanto la vera scadenza [per l'entrata dell'Ucraina, ndr] è la metà del secolo. Non prima. Ma potrebbe ripetersi quanto avvenuto con l'URSS: il comunismo avrebbe potuto realizzarsi se l'Unione Sovietica fosse sopravvissuta. Capite dove voglio arrivare? E se anche l'UE sparisse per allora? È spaventoso pensare a quale scandalo sarebbe, visti i sacrifici fatti sull’altare dell’adesione all’UE, e a quale inganno sarebbe per le aspettative degli infelici ucraini».

Nelle scorse settimane Medvedev si era distinto, su Telegram e Twitter, per simili uscite, spesso e volentieri ancora più dure. «Li odio. Sono bastardi e degenerati. Vogliono la morte per noi, per la Russia. E, finché vivrò, farò di tutto per farli sparire». Così aveva scritto il 7 giugno. Riferendosi a chi? Gli osservatori sono concordi nel definire l'Occidente stesso al centro di tali improperi.

Ben più esplicito e difficilmente equivocabile il messaggio senz'altro rivolto il 16 giugno a Macron, Scholz e Draghi, in visita a Kiev: «I fan europei di rane, wurstel e spaghetti amano visitare Kiev. Con zero utilità. Promettono all'Ucraina l'adesione all'UE e l'invio di vecchi obici, ubriachi di horilka (superalcolico ucraino, ndr) e tornando a casa in treno, come 100 anni fa. Tutto bene. Eppure, niente di ciò avvicinerà l'Ucraina alla pace. Il tempo scorre».

Il feed Telegram di Medvedev, lanciato a marzo dopo che per anni le autorità russe hanno tentato (inutilmente) di bloccare il servizio di messaggistica, è sempre più pieno di simili messaggi d'odio.

Un comportamento, quello dell'ex presidente russo, che ha sorpreso non pochi analisti, visto il passato del 56.enne: appassionato di rock ed Harry Potter, grande sostenitore dell'high-tech e, se non proprio "filo-occidentale", sicuramente più aperto di Putin. Cosa gli è successo? Proviamo a tracciare un profilo del personaggio.

Medvedev e Putin nel 2008. © Dmitry Medvedev/Wikipedia
Medvedev e Putin nel 2008. © Dmitry Medvedev/Wikipedia

Il governo «tandem» e l'arrocco russo

Nato a San Pietroburgo (allora conosciuta come Leningrado), Medvedev ha studiato legge all'Università statale di Leningrado. Laureatosi nel 1987, nel proprio percorso universitario ebbe come professore Anatoly Sobchak, famoso per essere il primo sindaco eletto democraticamente di San Pietroburgo e, soprattutto, il mentore di Vladimir Putin. Fu proprio per costruire la propria campagna elettorale che Sobchak riunì sotto la propria ala Putin e Medvedev. Di qui, i due divennero inseparabili. Nel 1996, Putin entrò nell'amministrazione presidenziale russa: tre anni più tardi era già primo ministro della Federazione. Nel novembre del 1999, Medvedev si recò a Mosca: era tra le persone scelte da Putin per coprire ruoli importanti nel nuovo governo. Con il futuro "zar" asceso alla carica di presidente il 31 dicembre 1999 (Boris Yeltsin aveva dato le proprie dimissioni), Medvedev fu nominato vicecapo dello staff presidenziale.

Nel corso dei due mandati di Vladimir Putin alla presidenza (2000-2008), il braccio destro ascese prima alla carica di capo dello staff (2003-2005) e poi a quello di vice primo ministro (2005-2008). Ed è qui che le cose si fecero interessanti: essendo costituzionalmente vietato ricoprire un terzo mandato consecutivo come presidente, Putin cedette lo scettro al proprio delfino. Medvedev divenne dunque presidente fra il 2008 e il 2012 anche se moltissimi esperti sono concordi nell'affermare che, de facto, fu sempre Putin a guidare il Paese in una sorta di governo "tandem", o "tandemocrazia". 

Nel 2011, parlando di fronte al partito Russia Unita, Medvedev rivelò di aver preso accordo con Putin per garantirgli un ritorno alla presidenza nel 2012. Un patto che divenne famoso, tra i media, con il termine russo per "arrocco", la celebre mossa scacchistica: "rokirovka". Già, perché come programmato l'arrocco si concretizzò quell'anno con il ritorno alla presidenza di Putin e il passaggio al ruolo di premier di Medvedev.

Medvedev e Steve Jobs, nel 2010. © EPA/Dmitry Astakhov/Ria Novosti/Kremlin Pool (KEYSTONE)
Medvedev e Steve Jobs, nel 2010. © EPA/Dmitry Astakhov/Ria Novosti/Kremlin Pool (KEYSTONE)

Da Harry Potter alla stretta di mano con Obama

Medvedev, dicevamo, non ha mai nascosto il proprio amore per la cultura occidentale. Fan dell'hard rock britannico, in particolare di Led Zeppelin, Black Sabbath, Pink Floyd e Deep Purple, è un avido collezionista di dischi originali in vinile. Da giovane (e in piena epoca sovietica) produceva copie illegali di questi album allora nella lista nera di Mosca. Ma non finisce qui: tra i suoi hobby c'è anche la lettura. E non parliamo solo di autori russi, anzi. Tra i suoi libri preferiti anche la saga di un famoso "maghetto". Già, proprio Harry Potter. Al summit del G20 di Londra, tenutosi nel 2009, Medvedev aveva potuto incontrare l'autrice J.K. Rowling, alla quale aveva chiesto l'autografo.

E cosa dire del suo amore per la tecnologia? Parla da sé la visita fatta nel 2010, quando era presidente della Russia, ai quartieri generali della Apple, nella Silicon Valley. Allora avevo dichiarato che la sua missione era «portare più innovazione e investimenti high-tech nel Paese». Numerose le foto scattate con il CEO Steve Jobs. 

E proprio dalla Silicon Valley aveva lanciato il suo primo tweet, dal tono decisamente più simpatico rispetto a quelli attuali: «Ciao a tutti».

Presidente, Medvedev aveva fatto una serie di promesse alla Russia. Centrale l'idea di portare un programma di modernizzazione di economia e società con l'obiettivo di diminuire la dipendenza del Paese dai proventi del petrolio e del gas. 

© Kremlin.ru/Wikipedia
© Kremlin.ru/Wikipedia

A livello internazionale, dopo aver aumentato le tensioni a causa della partecipazione alla guerra dell'Ossezia del Sud (dove aveva schierato le proprie truppe contro la Georgia), Medvedev ha avuto il merito di concretizzare l'accordo con gli Stati Uniti sulla riduzione delle armi nucleari New START (firmato l'8 aprile 2010). In un'intervista rilasciata all'Economist nel 2014, Obama ha poi ricordato il periodo di presidenza del russo: «Abbiamo avuto un rapporto molto produttivo con il presidente Medvedev. Abbiamo portato a compimento molte cose che dovevamo fare».

Dobbiamo credergli?

A questo punto, non resta che domandarsi quanto queste forti esternazioni rappresentino davvero il pensiero dell'ex presidente e quanto, invece, siano mero opportunismo politico. Medvedev fa il "duro" per non essere escluso da un ambiente politico pro-invasione e anti-occidentale? Secondo molti osservatori, la risposta a questo quesito sarebbe positiva. Intervistata da Le Monde, la politologa Tatiana Stanovaya ha evidenziato: «Medvedev si sta adattando alla nuova realtà. Più eri liberale in passato, più devi essere duro oggi per rimanere rilevante nella scena politica». Insomma, se non vuole essere messo a tacere, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza deve fare buon viso a cattivo gioco. Messo in ginocchio dal leader dell'opposizione Alexei Navalny, che nel 2016 ne aveva messo sotto i riflettori l'immenso patrimonio immobiliare accusandolo di corruzione, ora Medvedev ha bisogno di redimersi. «È particolarmente vulnerabile», ha confermato l'esperta al giornale francese. «Ma rimane abbastanza vicino a Vladimir Putin e vuole trasformare questa vicinanza in capitale politico, per affermarsi come figura centrale del "partito della guerra"». E forse per tornare, un giorno, alla presidenza. Del resto, nel 2012, in un'intervista all'AFP aveva affermato: «Io tentato da un ritorno al Cremlino? Mai dire mai». Il fedelissimo di Putin, insomma, starebbe cercando di ricostruirsi. In un'analisi della già citata AFP, il professore ed esperto di politica russa Ben Noble ha spiegato: «Le possibilità che Medvedev torni alla presidenza sono ridotte: gli manca una base di sostegno, anche all'interno dei servizi di sicurezza. Il suo recente utilizzo di una retorica radicale potrebbe essere un tentativo di cambiare le cose». Insomma, sarà il tempo a dire se l'alleato di Putin ha davvero abbandonato rock e romanzi fantasy per abbracciare posizioni decisamente più intransigenti nei confronti dell'Occidente.

Un post ironico di Medvedev su Telegram: «In attesa del prossimo pacchetto di sanzioni».
Un post ironico di Medvedev su Telegram: «In attesa del prossimo pacchetto di sanzioni».
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