Stati Uniti

Donald Trump a muso duro: «La copertura mediatica su di me è illegale»

Sulla scia della sospensione dello show di Jimmy Kimmel e dopo le critiche di Barack Obama, il tycoon ha sentenziato: «Quando il 97% delle storie su una persona è negativo, non è più free speech»
©Alex Brandon
Red. Online
20.09.2025 09:00

«Illegale». Ha detto proprio così, Donald Trump. Il riferimento? La copertura mediatica riservatagli, soprattutto negli Stati Uniti. Mentre Barack Obama, commentando la sospensione del late show di Jimmy Kimmel, ha parlato apertamente di «coercizione governativa» – spiegando che «dopo anni di lamentele sulla cancel culture, l’attuale amministrazione ha portato la questione a un livello nuovo e pericoloso, minacciando sistematicamente azioni normative contro le aziende mediatiche a meno che non mettano a tacere o licenzino giornalisti e commentatori che non gradiscono» –, il tycoon ha rispedito al mittente qualsivoglia critica. No, ai suoi occhi la Casa Bianca non sta silenziando le voci critiche né prendendo azioni contro il tanto amato (e sbandierato) free speech.

«Quando il 97% delle storie su una persona è negativo, non è più free speech» ha detto Trump nello Studio Ovale, davanti ai giornalisti. Ai quali ha spiegato di vedere una forte, fortissima asimmetria fra il risultato delle elezioni 2024, e quindi ciò che la gente realmente voleva e vuole, e il modo in cui l’attuale presidente viene dipinto dai media.

Le parole di Trump non sono casuali. Al contrario, sono legate a doppio filo alla sospensione «a tempo indeterminato» del late show di Jimmy Kimmel, provocata da un’uscita sull’influencer di destra Charlie Kirk da parte del comico-presentatore ritenuta offensiva. Ma provocata, soprattutto verrebbe da dire, da una dichiarazione di Brendan Carr, il capo della Federal Communications Commission, il quale aveva avvertito dell’eventualità di un’azione contro la ABC, emittente di proprietà della Disney. Lo stesso Carr, difeso a spada tratta da Trump, dopo la sospensione ha spiegato che la sua Agenzia potrebbe prendere di mira altri show di ABC, fra cui The View.  

Trump, dal canto suo, ha sparato a zero anche su (ex) colleghi di Kimmel. Uno su tutti: il leggendario David Letterman. «Che fine ha fatto il sopravvalutato David Letterman, i cui ascolti non sono mai stati granché?» si è chiesto il presidente su Truth. «Sembra uno schifo, ma almeno sapeva quando è il momento di smettere. Un perdente». Letterman, evidentemente, è stato fra i primi a prendere parola dopo la sospensione di Kimmel: «È ridicolo. Non puoi andare in giro a licenziare qualcuno perché hai paura o perché stai cercando di adulare un’amministrazione criminale autoritaria. Non funziona così».

La cosiddetta Kimmel saga, come è stata ribattezzata in America, ha dato forza ai Democratici, con il leader della Minoranza al Senato, Chuck Schumer, che ha chiesto le dimissioni di Carr, ma ha pure spinto alcuni Repubblicani a prendere le distanze da quanto successo. Il senatore Ted Cruz, venerdì, ha definito «pericolose come l’inferno» le azioni di Carr paragonandole a Goodfellas. Il film di Martin Scorsese, già.

Trump, nello Studio Ovale, ha invece definito Carr «incredibile». «Un vero americano» ha ribattuto, rispondendo a sua volta a Cruz. «Penso sia una persona coraggiosa. Non ama che le onde radiotelevisive siano usate illegalmente e incorrettamente».   

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