La storia

E intanto i russi riscoprono «1984»

Il romanzo distopico di George Orwell è tornato di strettissima attualità tanto da catturare l'attenzione del Cremlino
Marcello Pelizzari
27.05.2022 11:06

Vero, quando scrisse 1984 George Orwell si ispirò, fra i tanti, allo scrittore russo Yevgeny Zamyatin e al suo romanzo distopico Noi. Un’accusa, aperta, all’Unione Sovietica e al suo condottiero, Lenin. A distanza di anni, Orwell è nuovamente legato alla Russia. Il motivo? Il suo libro, 1984 appunto, è diventato un simbolo delle proteste contro il conflitto in Ucraina. Quel mondo sotto costante (e totalitaria) sorveglianza, insomma, assomiglierebbe alla Federazione di oggi, dove la parola «guerra» è vietata e una certa lotta alla cultura, da parte delle autorità, è presente. Basti pensare che proprio 1984, secondo i funzionari del Cremlino, rifletterebbe il decadimento e il decadentismo delle società occidentali.

Boom di vendite

Il Moscow Times, a tal proposito, fornisce dati precisi. A marzo, le vendite del romanzo di Orwell sono aumentate del 30% nelle librerie fisiche e del 75% online rispetto allo stesso periodo del 2021. Urca. Di più, nelle grandi città russe – Mosca e San Pietroburgo su tutte – le citazioni tratte da 1984 sono state adoperate dagli attivisti contro la guerra.

L’amore della Russia per Orwell, detto ciò, non è una novità assoluta. 1984, infatti, è stato uno dei libri più venduti nel Paese fra il 2010 e il 2019 toccando quota 1,8 milioni di copie. Nel 2015, a un anno esatto dall’annessione della Crimea, è perfino entrato nella classifica dei dieci libri più letti. 

Le copie illegali

Giova ricordare, visto che abbiamo citato Zamyatin, che il romanzo distopico di Orwell fu bandito ai tempi dell’Unione Sovietica. Fino al 1988, nello specifico. Eppure, i cittadini dell’URSS – rischiando – continuarono a leggerlo e, soprattutto, a procurarsi copie illegalmente. Parliamo dei samizdat, copie ciclostilate di traduzioni non ufficiali. «Non tutti i samizdat ti portavano dritto in prigione in base all’articolo 70 del codice penale» disse tempo fa la scrittrice Valerya Novodvorskaya. «Orwell sì. Valeva più della vita. Credevano che se avessimo letto 1984, il totalitarismo sarebbe caduto».

Oggi, «in teoria» sottolinea ancora il Moscow Times, 1984 non è oggetto di divieti o altre misure. Può, insomma, essere letto e venduto liberamente in Russia. Eppure, leggiamo che l’avvocato Anastasia Rudenko e l’uomo d’affari Dmitry Silin il mese scorso sono stati arrestati e accusati di aver screditato l’esercito russo. Rischiano fino a 15 anni di carcere. Ah, dimenticavamo: hanno distribuito ai passanti copie gratuite del libro di Orwell.

Il futuro dell’opera, certo, non è roseo in Bielorussia dove – sebbene i funzionari abbiano negato di averlo bandito – 1984 è sparito dagli scaffali del più grande distributore del Paese, Belkniga.

I maxi schermi

Di sicuro, il Cremlino è piuttosto irritato da questa improvvisa Orwell-mania. Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri, la scorsa settimana ha negato ogni parallelismo fra il mondo di 1984 e la Russia attuale, ai nostri occhi sempre più chiusa e totalitaria. Al contrario, ha rilanciato: il libro dello scrittore britannico descrive «la fine del liberalismo» occidentale. E ancora: «Per molti anni abbiamo creduto che Orwell avesse descritto gli orrori del totalitarismo. Questo è uno dei più grandi falsi globali. Ha descritto come il liberalismo avrebbe condotto l’umanità in un vicolo cieco».

Pubblicato nel 1949, per molti esperti la società distopica descritta da Orwell è collegata (e collegabile) a quella sovietica dell’epoca. Per dire: il Grande Fratello ha dei baffi e dei capelli neri che, inevitabilmente, richiamano Stalin. 

La distopia orwelliana, uscendo dalla Russia, è tornata alla mente vedendo i camion con tanto di maxi schermi che l’esercito di Mosca fa girare fra le rovine e le macerie di Mariupol. Acqua, cibo, medicinali? No, ai cittadini rimasti, prima di tutto, è bene trasmettere nelle strade i telegiornali, schieratissimi, del Cremlino. Il Grande Fratello, già.

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