Stati Uniti

E se Donald Trump facesse il presidente dalla prigione?

Se la Costituzione non impedisce a chi è stato incriminato o condannato di correre per la Casa Bianca, il discorso si complica e non poco qualora un presidente eletto dovesse servire il Paese dal carcere
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Marcello Pelizzari
04.08.2023 09:00

Donald Trump, dunque, è stato formalmente incriminato per aver tentato di sovvertire il risultato delle presidenziali 2020. Come prevedibile, all'udienza preliminare il tycoon si è dichiarato non colpevole. Un'abitudine, oramai, considerando che l'ex presidente quest'anno è al suo terzo giro di accuse penali.

Una domanda, in queste ore, è tornata di strettissima attualità. Anzi, due. La prima: ma Trump, il principale favorito fra i Repubblicani per la corsa alla Casa Bianca del 2024, visti i suoi guai con la giustizia potrebbe comunque diventare presidente? O, meglio, potrebbe diventarlo anche qualora venisse condannato? Risposta brevissima: sì.

Interrogato dalla CNN, il professore di diritto dell'Università della California, Richard L. Hasen, uno dei maggiori esperti di diritto elettorale del Paese, ha spiegato: «La Costituzione prevede pochissimi requisiti per ricoprire la carica di Presidente, come l'età minima di 35 anni. Non impedisce a chi è stato incriminato o condannato, o addirittura sta scontando una pena detentiva, di candidarsi alla presidenza e di vincerla».

La seconda: ma un presidente eletto potrebbe servire gli Stati Uniti dal carcere? E qui, beh, il discorso si complica. E non poco. «Come si possa fare il presidente da una prigione è una questione ancora tutta da verificare» ha detto, non a caso, Hasen.

Trump, a questo giro, è accusato di frode e cospirazione. Peggio del peggio, secondo l'atto di accusa ha ostacolato il diritto, sacrosanto, dei cittadini americani ad avere un'elezione regolare. I quattro capi d'imputazione contestatigli nell'ambito delle presidenziali 2020 e della successiva rivolta al Campidoglio del 6 gennaio 2021 si aggiungono ai 40 del caso Mar-a-Lago e ai 34 legati a un presunto schema di pagamento in nero e di insabbiamento che coinvolgeva la pornostar Stormy Daniels.

E qui, spunta un'altra domanda: che cosa succederebbe se Trump venisse condannato prima delle elezioni e, in seguito, vincesse la corsa alla Casa Bianca? Potrebbe, insomma, cercare di concedersi la grazia? «Se sia in grado di farlo non è stato verificato» ha ribadito Hasen alla CNN. «La Corte Suprema potrebbe essere chiamata a pronunciarsi», ha aggiunto l'esperto, aggiungendo che Trump potrebbe appellarsi alla Corte Suprema, di orientamento conservatore, in caso di condanna.

Detto ciò, se è vero che il procuratore speciale Jack Smith ha dichiarato ai giornalisti che cercherà in tutti i modi di ottenere, citiamo, un processo rapido, se Trump dovesse essere eletto prima della conclusione dello stesso potrebbe essere in grado di archiviare il caso. Robert Ray, un avvocato che ha difeso Trump nel suo primo processo di impeachment, dopo l'incriminazione di giugno di Trump nel caso dei documenti classificati aveva spiegato alla CNN che l'ex presidente, se venisse rieletto, «controllerebbe il Dipartimento di Giustizia». Tradotto, avrebbe il potere di archiviare casi ancora pendenti nei suoi confronti.

Interrogato in merito alla durata di un potenziale processo, in merito all'ultima incriminazione, un altro avvocato difensore di Trump, John Lauro, ha detto che un processo del genere potrebbe durare nove mesi o un anno. Della serie: altro che procedimento rapido, come promesso da Smith. «Ogni persona negli Stati Uniti ha diritto a un giusto processo, compreso l'ex presidente» ha insistito Lauro.

Una certezza, oltre al fatto di poter continuare a correre per riconquistare la Casa Bianca, ad ogni modo c'è: se venisse condannato per un reato a livello federale o a New York, come nel caso di Stormy Daniels, Trump non potrebbe votare nel suo stato di Residenza, la Florida, almeno fino a quando non avrà scontato un'eventuale condanna.