Chi è Stormy Daniels, la donna al centro del caso Trump
Stormy Daniels. Un nome che in queste ore sta facendo il giro di tutti i media, legato a doppio filo alle vicissitudini legali che hanno coinvolto l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e terminate poche ore fa con l’incriminazione da parte del Gran Giurì dello stato di New York. Un nome talmente al centro dell’attenzione al punto che si parla ormai di «caso Stormy Daniels». Ma chi è davvero Stormy Daniels e quale è stato il suo ruolo in tutta questa vicenda? Proviamo insieme a ripercorrere i fatti.
Candidata repubblicana
Stormy Daniels – nome d’arte di Stephanie A. Gregory Clifford – originaria di Baton Rouge in Louisiana, è una attrice e regista dell’industria pornografica americana, che ha lavorato anche come sceneggiatrice e produttrice. Nel 2009, addirittura, un gruppo di suoi fan la propose come candidata alle elezioni per il Senato americano in Louisiana. Nel 2010 l’attrice si è formalmente dichiarata una candidata repubblicana, svolgendo anche diversi tour in giro per lo Stato, occupandosi anche di diversi temi importanti come tematiche economiche, le donne e la carriera nel mondo degli affari e la protezione dei minori. Tutto bene. Almeno fino all’incontro con Trump.
Il prezzo del silenzio
Per capire meglio cosa ci sia dietro all’incriminazione di Trump delle scorse ore, bisogna tornare indietro fino al 2016, all’incontro tra la pornostar e il tycoon. Nel pieno della campagna presidenziale. Un momento delicatissimo. Proprio in questo periodo, a pochi giorni dalle elezioni, Michael Cohen, all’epoca l’avvocato personale di Trump, aveva versato ben 130.000 dollari a Stormy Daniels. Il motivo? Garantirsi il silenzio della pornostar riguardo alla presunta relazione con quello che sarebbe diventato il futuro presidente degli Stati Uniti. Silenzio che però non c’è mai stato dalla parte di Stormy Daniels quando, spalleggiata dal suo avvocato, ha deciso di raccontare tutto dando il via alle indagini sull’ex presidente americano.
«Dirò tutto quello che so»
L’attrice, infatti, non si è mai tirata indietro di fronte all’ipotesi di collaborare e raccontare quanto successo. La stessa Daniels – come riporta la CNN – avrebbe «risposto alle domande e accettato di rendersi disponibile come testimone o per ulteriori indagini, se necessario» davanti al Ministero pubblico dell'ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan, incaricato dell’indagine. Questo secondo quanto si legge in un tweet del suo avvocato. Non solo. Già nel 2021 la pornostar aveva garantito che se le fosse stato chiesto di parlare con gli investigatori o con un Gran Giurì avrebbe fornito piena collaborazione: «Dirò loro tutto quello che so». Posizione che l’ha portata a scontrarsi in aula già con Michael Cohen, proprio sui termini dell’accordo di non divulgazione pagato a peso d’oro che era stato stipulato tra Daniels e Trump in merito alla loro presunta relazione. Ma la corte aveva dato ragione all’attrice in quanto, secondo il giudice, l’accordo di non divulgazione era da considerarsi inapplicabile.
Giustificazioni e smentite
E Trump? La controversa relazione con Daniels è sempre negata con forza dallo stesso ex presidente. Di mezzo anche il tentativo di Cohen di fornire spiegazioni su quella cifra – non proprio trascurabile – versata alla pornostar. Inizialmente con una strategia basata su una smentita e poi dirottata su una parziale ammissione. Sì, il pagamento c’era stato ma, secondo l’avvocato, quei soldi non appartenevano a Trump. Erano fondi propri dello stesso Cohen, che aveva anche assicurato di non aver mai ricevuto un rimborso dalla Trump Organisation o dalla campagna presidenziale del Tycoon. Nonostante queste spiegazioni, la giustizia americana ha preferito vederci chiaro e ha continuato ad indagare.
«Nessun patteggiamento»
Intanto – e torniamo a oggi – Joe Tacopina, uno degli avvocati di Trump ha fatto sapere che Donald Trump non intende accettare alcun patteggiamento: «Zero, zero. Il presidente Trump non accetterà alcun patteggiamento. Non succederà. Perché non c'è alcun crimine» ha dichiarato in un'intervista a NBC News. Sempre secondo Tacopina – riportano le agenzie di stampa – all'ex presidente era stato inizialmente chiesto di consegnarsi oggi alle autorità di New York. L’avvocato, per questa ragione, si è detto sorpreso dalla tempistica dell'incriminazione, per la quale – di solito – serve più tempo. In virtù del fatto che i servizi segreti che lavorano alla protezione del Tycoon devono organizzare e coordinare la sua consegna nella città di New York. Insomma, staremo a vedere quali saranno le prossime mosse che Trump e i suoi avvocati metteranno in atto in quella che si profila una lunga battaglia giudiziaria.