E se il Regno Unito cedesse la sua colonia nell'Oceano Indiano?

Titolo del 14 febbraio 2022: «Le Mauritius sfidano il Regno Unito». Il motivo? La contestata, anzi contestatissima sovranità britannica su Chagos, un arcipelago nell’Oceano Indiano. Bene, sembra che la sfida, presto, avrà un vincitore. E no, quel vincitore non sarà Londra. Incredibile, vero?
Riavvolgiamo il nastro
Riavvolgiamo il nastro. A metà degli anni Sessanta, il Regno Unito stava smantellando ciò che restava del suo vasto impero. Eppure, nel 1965 – l’anno in cui rinunciò a Gambia e Maldive – la Gran Bretagna creò pure una nuova colonia. Proprio così: durante i negoziati per l’indipendenza delle citate Mauritius, infatti, Londra si garantì 58 isole apparentemente dimenticate da Dio e dagli uomini, note come arcipelago di Chagos. Isole che, subito, divennero Territorio Britannico dell’Oceano Indiano (BIOT). E che costrinsero la popolazione dell’arcipelago a cercare un nuovo inizio altrove: sì, fra il 1968 e il 1973 gli abitanti di quei luoghi vennero espulsi.
La decisione di mantenere un possedimento nell’Oceano Indiano fu motivata, all’epoca, dalla Guerra Fredda. Le isole Chagos, scorrendo il dito sul mappamondo, si trovano a breve distanza dall’Africa orientale, dal Medio Oriente e, ancora, dal Sudest asiatico. Erano e sono, insomma, un punto strategico. Tant’è che i britannici prestarono Diego Garcia, l’isola più grande dell’arcipelago, al governo americano che aveva un disperato bisogno di basi militari da quelle parti. L’America, in tempi più recenti, ha usato Diego Garcia per lanciare attacchi contro l’Afghanistan e l’Iraq. Toccando ferro, la base potrebbe tornare di strettissima attualità considerando i rapporti tesissimi fra Pechino e Wasghinton.
Britannici, ma...
Dicevamo degli abitanti: furono trasferiti alle Mauritius e alle Seychelles. Nel 2002, a mo’ di gesto distensivo, il Regno Unito concesse la cittadinanza agli esuli di Chagos e ai loro figli. Nel 2022 sono stati inclusi pure i loro discendenti. L’Economist ha stimato che circa 3 mila chagosiani vivano a Crawley, sobborgo londinese nei pressi dell’aeroporto di Gatwick. Nonostante ciò, a queste persone – finora – è sempre stato negato il permesso di tornare a casa. E per casa intendiamo proprio Chagos.
La posizione del Regno Unito, agli occhi del mondo, è diventata sempre più insostenibile. La Corte internazionale di giustizia, nel 2019, ha affermato che l’amministrazione britannica di Chagos costituisce un «atto illecito». Al quale porre fine «il più presto possibile». Ovvero: quelle isole devono tornare alle Mauritius. E ancora: nel 2021, il Tribunale internazionale per il diritto del mare ha sostenuto che «la sovranità delle Mauritius sull’arcipelago di Chagos può essere dedotta dalle determinazioni della Corte internazionale di giustizia». L’ONU, in conclusione, ha modificato la sua mappa ufficiale includendo Chagos nelle Mauritius.
Le accuse
La questione, per quanto lontana, è importante. Per dire: lo sforzo britannico per sostenere l’Ucraina in seguito all’invasione russa è stato più volte contestato dai leader africani, i quali hanno fatto notare ai diplomatici di Londra una contraddizione in termini. Da una parte, il Regno Unito parla di democrazia e libertà, chiedendo a gran voce che le truppe russe lascino i territori occupati; dall’altra, continua a mantenere la presa su Chagos. Illegalmente.
Ora, come spiegato in apertura, Londra sembrerebbe disposta a fare un passo ulteriore. A settembre, durante il suo brevissimo periodo come primo ministro, Liz Truss ha incontrato Pravind Jugnauth, il primo ministro delle Mauritius. A novembre il ministro degli Esteri, James Cleverly, ha invece annunciato che all’inizio di quest’anno la Gran Bretagna avrebbe risolto «l’esercizio della sovranità» su Chagos «sulla base del diritto internazionale».
Da allora, si sono tenuti due giri di colloqui. Poco, anzi nulla è filtrato. È plausibile, però, attendersi che il Regno Unito rinunci a Chagos. Le Mauritius, leggiamo, hanno giocato molto bene le carte a disposizione. In particolare, garantendo ai britannici (e agli americani) il proseguimento delle attività militari a Diego Garcia. In tal senso, sarebbe pronto un nuovo contratto di locazione valido per i prossimi 99 anni.
Tutto risolto o, quantomeno, risolvibile dunque? Non proprio: Jugnauth, nel 2019, ha paragonato il trattamento riservato dal Regno Unito agli abitanti di Chagos a qualcosa di «simile a un crimine contro l’umanità». Human Rights Watch ha spiegato che gli isolani, in questo senso, hanno pieno diritto a risarcimenti. Anche dagli Stati Uniti. Della serie: rinunciare a possedimenti nell’Oceano Indiano non significa, necessariamente, fare pace con la storia. Anzi.