Alleanze

Ecco che cosa serve per aderire alla NATO

Finlandia e Svezia sono i prossimi candidati: quali sono i criteri da rispettare?
Marcello Pelizzari
16.05.2022 14:12

Perché aderire alla NATO? E quali sono, se caso, i criteri per entrare? Domande, queste, che abbiamo sentito spesso nelle ultime settimane. Soprattutto, va da sé, in merito all’invasione russa dell’Ucraina, alla narrazione di Vladimir Putin e, da ultimo, al desiderio di Finlandia e Svezia di unirsi all’Alleanza.

Il Trattato

La NATO, acronimo di North Atlantic Treaty Organization, è un’organizzazione militare. A detta di storici ed esperti, si è rivelata fondamentale per l’affermazione dell’Occidente nella Guerra Fredda e, ancora, per assicurare la pace e l’ordine in Europa.

Ha affrontato, come logico, diverse critiche e altrettanti attacchi (verbali). Diventando, ad esempio, un cruccio e un’ossessione per il leader del Cremlino che, già nel 2007, pestava duro circa l’allargamento dell’Alleanza verso Est.

Il Trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato nel 1949. Gli alleati originali erano dodici, oggi sono trenta. L’ultima nazione a unirsi è stata la Macedonia del Nord. L’intesa, all’interno del club, se così vogliamo chiamarla, non è sempre ai massimi livelli. Per dire: la Turchia, tramite il suo presidente Erdogan, ha alzato la voce in merito all’ingresso di Finlandia e Svezia.

Il principio di difesa

Ma perché, dicevamo, un Paese vuole entrare nella NATO? Il contesto attuale e la guerra in Ucraina, per certi versi, semplificano la risposta. E la risposta, beh, si nasconde fra le pieghe del famoso articolo 5 del citato trattato istitutivo, firmato a Washington. Lo avevamo già citato in questo articolo, lo riproponiamo qui: «Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’ari. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali». Parliamo, dunque, di una garanzia di difesa in caso di attacco.

Meno burocrazia

Rispetto ad altre adesioni, pensiamo all’Unione Europea, la NATO è meno burocratica. L’articolo 10, a tal proposito, recita: «Le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire a questo Trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell'Atlantico settentrionale. Ogni Stato così invitato può divenire parte del Trattato depositando il proprio strumento di adesione presso il governo degli Stati Uniti d’America. Il governo degli Stati Uniti d’America informerà ciascuna delle parti del deposito di ogni strumento di adesione».

Negli anni, c’è stata comunque una formalizzazione della procedura o, meglio, sono stati fissati dei paletti imprescindibili. Ad esempio, avere un sistema politico democratico funzionante e basato su un’economia di mercato. Oppure, impegnarsi a risolvere pacificamente i conflitti o mantenere il controllo civile sulle proprie forze militari.

Nel 1999, con l’adesione di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, la NATO aveva pure lanciato un piano d’azione per l’adesione nel tentativo di aiutare eventuali altri candidati.

L’allargamento della NATO, al di là della Russia e della narrazione di Putin, ha incontrato svariati problemi e resistenze. La Macedonia del Nord, infatti, è entrata tardi, tardissimo (nel 2020) perché prima doveva trovare un’intesa con la Grecia circa la denominazione del Paese (Atene, da sempre, afferma che la vera, e diciamo unica, Macedonia è una regione ellenica).

La protezione

L’invasione russa, di fatto, ha avuto quale conseguenza non solo il ricompattamento dell’Occidente ma anche l’aumento, all’interno dei singoli Paesi, della spesa militare. Mosca, come ai vecchi tempi, è vista e interpretata come una minaccia. Lo confermano, con forza, le bombe piovute sull’Ucraina.

Finlandia e Svezia, in un contesto così delicato, secondo logica si sono riavvicinate alla NATO. Un avvicinamento nell’aria, al di là dell’emergenza attuale, poiché entrambi i Paesi nel 2014 avevano inviato soldati in Afghanistan e partecipato alle riunioni dell’Alleanza.

Il segretario generale Stoltenberg, al riguardo, ha garantito che l’adesione sarà rapida. Quanto alla procedura, i potenziali membri sono tenuti a inviare una lettera di intenti alla NATO e, in seguito, intavolare colloqui su varie questioni: dalla politica alla difesa, passando per dettagli legali. Quindi, l’Alleanza elabora i protocolli di adesione, che possono essere firmati da ministri o, ancora, ambasciatori presso la stessa NATO.

Detto dei passi, l’adesione vera e propria dipende dalla ratifica da parte di tutti i membri. Un processo, questo, che può richiedere mesi. A maggior ragione se, internamente, vi sono dubbi circa la bontà o meno di una richiesta.

Nell’attesa, Finlandia e Svezia per tutelarsi (l’articolo 5 non copre i membri potenziali) hanno stretto un accordo di cooperazione e assistenza militare con la Gran Bretagna.

In questo articolo:
Correlati