L'analisi

La NATO e i calcoli sbagliati del Cremlino

L'annuncio della Finlandia riscrive la geopolitica del Baltico e mostra, di nuovo, le debolezze strategiche della Russia
Marcello Pelizzari
12.05.2022 14:30

La Finlandia ha detto sì alla NATO. Lo avrebbe fatto senza la guerra in Ucraina? Di sicuro, questo matrimonio sarebbe stato meno urgente. E, di riflesso, meno necessario. L’annuncio, congiunto, da parte di presidente e premier, al grido «aderiamo senza indugio», potrebbe dare ulteriore forza alla narrazione, fallace, di Vladimir Putin. Avete presente? La Russia minacciata, di continuo, dall’Alleanza Atlantica e dalle mire espansionistiche dell’Occidente. Già nel 2007, nel suo famoso intervento alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, lo stesso Putin si domandò «contro chi fosse davvero diretto» l’allargamento.

La realtà, ad anni di distanza, è molto più prosaica e meno immaginata: il leader del Cremlino, dall’inizio della sua «operazione militare speciale», ha sbagliato i calcoli. O, quantomeno, credeva in una reazione differente da parte dei vari soggetti coinvolti.

I calcoli sbagliati

Mettiamola così: è come se Putin avesse indossato i panni di Pietro il Grande o, ancora, volesse rimarginare la ferita legata alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. E ridare, quindi, alla Russia un ruolo di primissimo piano nello scacchiere globale. In ogni caso, il presidente è stato consigliato male o, peggio, ha costruito (e promosso) una visione distorta dei rapporti e delle relazioni fra Mosca e l’Occidente. Ora, beh, ne sta pagando le conseguenze.

Per dire, è stato sottolineato a più riprese come lo «zar» non si aspettasse una coesione (quasi) totale sul fronte occidentale. Tanto la NATO quanto l’Unione Europea hanno risposto presente, sostenendo l’Ucraina e ribadendo la ferma condanna all’aggressione.

Una prima, grande frustrazione cui ha fatto seguito quest’ultimo sviluppo: l’ingresso della Finlandia e, in seconda battuta, della Svezia nella citata NATO.

L'articolo 5

Certo, ci vorranno mesi e mesi prima dell’ufficialità sebbene il segretario generale Jens Stoltenberg abbia parlato, riguardo a Helsinki, di un processo rapido e senza intoppi. Entrambi i Paesi, Finlandia e Svezia, dovrebbero in ogni caso partecipare come ospiti e osservatori al prossimo vertice della NATO, a Madrid, in giugno.

Di più, Boris Johnson pur non menzionandolo apertamente ha affermato che il famoso articolo 5 verrebbe applicato in caso di attacco a Helsinki o Stoccolma.

Che cosa dice l'articolo 5 del Trattato Nord Atlantico? Questo: «Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'ari. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali».

La stessa NATO, tuttavia, ritiene improbabile che Putin dia seguito alle minacce verbali, a quella promessa, tremenda, di colpire le due nazioni scandinave qualora si fossero unite all’Alleanza.

Il Telegraph, a tal proposito, ha riportato le esternazioni di Ben Wallace, segretario alla Difesa britannico. Il quale, non senza una velata ironia, si è chiesto e ha domandato ai giornalisti con quali armi e quali uomini Mosca avrebbe attaccato Finlandia e Svezia, considerando – citiamo – che la Russia ha perso il 16% circa del totale delle sue forze di terra in Ucraina. Ahia.

Il Baltico e il Mare di Barents

E così, se è vero che Putin non voleva l’ingresso di Kiev nella NATO, è altrettanto vero che ora si ritrova con uno scacchiere geopolitico complicato, se non complicatissimo, nel Baltico e, nello specifico, nel Golfo di Finlandia. Che diventerà una «proprietà» (quasi) esclusiva dell’Alleanza. Ma anche lassù, nelle freddissime acque del Mare di Barents, la situazione ad occhio potrebbe peggiorare assai per il Cremlino.

Viene da chiedersi, ad esempio, come farebbe – alla bisogna – Mosca a proteggere San Pietroburgo in caso di conflitto aperto con l’Occidente. I venti gelidi che soffiano pure d’estate nella città immaginata da Pietro il Grande, e costruita in larga parte dall’architetto ticinese Domenico Trezzini, stanno diventando ancora più gelidi.

La neutralità e i rapporti

La politica aggressiva di Putin e la guerra, beh, hanno sortito quale effetto (chiaramente indesiderato a Mosca, viste le reazioni di pancia di queste ore) un completo rovesciamento di fronte. La Finlandia, infatti, fino a ieri l’altro ha mantenuto un atteggiamento più o meno neutrale nei confronti della Russia. Nonostante l’eredità della Guerra d’Inverno, l’offensiva sovietica fra il 1939 e il 1940 che aveva quale obiettivo la conquista di alcuni territori finlandesi. Helsinki, da un lato, ha sempre evitato l’adesione alla NATO e, dall’altro, ha stretto forti rapporti commerciali con l’ingombrante vicino (i due Paesi condividono 1.340 chilometri di confine).

Il tutto, come detto, cercando il cosiddetto equilibrio. Un equilibrio che l’annessione illegale della Crimea da parte della Federazione Russa, nel 2014, non aveva spezzato. Tant’è che all’epoca nessun finlandese si sarebbe sognato di fare un passo verso l’Alleanza. Il sentimento della popolazione, ora, si è totalmente ribaltato. E le tensioni, che evidentemente covavano sotto la cenere, sono emerse di prepotenza.

Fra paura e mosse

La Finlandia, insomma, secondo logica ha (avuto) paura. Ne avevamo parlato, a marzo, con Régis Rouge-Oikarinen, cresciuto a Gravesano e a lungo attivo per lavoro lungo il confine con la Russia. «Noi finlandesi temiamo un conflitto vero e proprio» le sue parole. «La protezione civile ha rivisto tutte le procedure, mentre i corsi di difesa nazionale e quelli per i riservisti sono stati presi d’assalto. C’è pure chi si è iscritto a corsi di sopravvivenza, per imparare ad accendere un fuoco o ad arrangiarsi nelle situazioni più disperate. È aumentata la vendita di oggetti come i coltellini svizzeri. Tutto fa brodo, insomma. E poi c’è il caso di due finlandesi che hanno acquistato online equipaggiamenti militari per centomila euro e hanno spedito il tutto direttamente in Ucraina».

Va letta anche in questa ottica l’intesa di cooperazione militare appena siglata, tanto dalla Finlandia quanto dalla Svezia, con il Regno Unito. Un aiuto immediato, se necessario, che Londra è disposta a fornire ai due partner. Proprio nell’attesa che il grande cappello della NATO copra anche i Paesi menzionati. Un’intesa, però, che secondo alcuni esperti assomiglia a uno smacco: i britannici, infatti, così facendo hanno tagliato fuori l’Unione Europea e, soprattutto, il presidente francese Emmanuel Macron, che ambiva alla cosiddetta indipendenza strategica del blocco. Ma questa, in fondo, è un’altra storia.

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