Il ritratto

Ecco chi è Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d'Italia

Quarantacinque anni, nata a Roma Nord ma cresciuta alla Garbatella, ha stravinto le elezioni ed è pronta a diventare la prima donna in Italia a guidare un governo
Marcello Pelizzari
26.09.2022 09:45

Chi è Giorgia Meloni? Perché, soprattutto, è etichettata come postfascista? Quarantacinque anni, nata a Roma Nord ma cresciuta alla Garbatella, è la vincitrice assoluta di queste elezioni. Ha vinto, dicono, anche perché ha saputo calmarsi o, meglio, evitare gli eccessi, pur con diverse scivolate come la condivisione del video sullo stupro o le devianze. Da una parte i concetti di patria, famiglia e lavoro, dall’altra – per citare il Corsera – «l’abiura del fascismo quanto elettoralmente basta».

Giorgia Meloni, in campagna, ha usato toni bassi, quantomeno per i suoi standard o per quelli della destra. In fondo, si sarà detta, bastavano i sondaggi. E gli indici di gradimento, che salivano di settimana in settimana. Guai a strafare, insomma, anche pensando all’alleanza con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Verrebbe da dire, con i dovuti paragoni, che a livello politico ha imparato qualcosa da Mario Draghi. Ora, è praticamente certo che sarà la prima donna in Italia a guidare un governo.

La mamma, le amicizie

Famiglia, dicevamo. Meloni ha un compagno e una figlia. Poi ci sono la mamma e la sorella. Il padre, invece, se ne andò alle Canarie quando lei aveva un anno appena. Se ne andò, dettaglio, per non tornare più. Lei e sua sorella Anna, per un decennio circa, lo videro una-due settimane l’anno. Poi, come nei film, il taglio netto: «Non voglio vederti più». Detto, fatto. «Quando è morto non sono riuscita davvero a provare un’emozione, è come se fosse stato uno sconosciuto» disse, a tal proposito, Giorgia Meloni.

La mamma, Anna, è la confidente di una vita. Quando era in attesa di Giorgia, il suo matrimonio stava già affondando. In tanti le consigliarono di interrompere la gravidanza. Con Arianna, la sorella, c’è invece una complicità assoluta. Ginevra, la figlia, sta per soffiare su sei candeline. Il padre è il giornalista Andrea Giambruno. Di sposarsi, per ora, non se ne parla, «anche se credo nei principi di Andrea» ha affermato Meloni.

Gli amici di una vita sono Guido Crosetto e, ancora, Ignazio La Russa. I tre, nel 2012, fondarono Fratelli d’Italia. Sembrava un altro partito destinato a vita breve, il corso degli eventi e l’esito di queste elezioni hanno dato loro ragione.

Il Fronte della Gioventù

Giorgia Meloni ottenne il suo primo successo politico grazie a quattro voti. Quattro voti, sì. Era il 28 marzo 2004 e a Viterbo si teneva il terzo congresso di Azione Giovani, l’organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale, il partito di Gianfranco Fini. I candidati alla carica di presidente erano due: Giorgia Meloni, romana, 27 anni, e Carlo Fidanza, milanese, 28. Meloni arrivò a quell’appuntamento dopo 12 anni di militanza. Era entrata per la prima volta in una sede del Fronte della Gioventù nel 1992. Lì aveva incontrato quella, da allora, chiama «la sua comunità».

E proprio dal Fronte della Gioventù, quando aveva 15 anni, fondò «Gli antenati», un coordinamento sulla scuola. Quindi, la scalata fino alla presidenza dei Conservatori e riformisti europei. Nel mezzo ha fatto di tutto: barista, baby-sitter, venditrice. Le piace il calcio e, da romana, la Roma. In odore di elezioni ha allontanato, più o meno con forza, gli accostamenti con il fascismo. Ha dichiarato, fra le altre cose, di non aver mai fatto un saluto romano.

A differenza di Matteo Salvini non è in sintonia con Marine Le Pen. Dicono pure che Alessandra Mussolini non le stia simpatica. Sulla scena internazionale appare un po’ confusa: subisce il fascino di Viktor Orbán, il leader ungherese sempre più illiberale e nazionalista, ma sulla guerra in Ucraina (e le sanzioni alla Russia) segue l’Europa e gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, sostiene Donald Trump in vista delle elezioni di metà mandato.

Il Signore degli Anelli

La militanza di destra, come detto, iniziò nel 1992. La stessa Giorgia Meloni la fa risalire ai giorni successivi all’omicidio di Paolo Borsellino. Nel suo secondo libro, Io sono Giorgia, scrive che la sua fu una scelta d’istinto. Può darsi che la vicinanza di Borsellino alla destra, con posizioni considerate vicine all’MSI, contribuì a questa scelta. Altri, invece, sostengono che il padre di Meloni fosse comunista.

Nel libro, Meloni racconta pure con soddisfazione di come all’esame di maturità si scontrò con i professori di sinistra: per la prova scritta di italiano scelse, manco a dirlo, il tema sull’immigrazione. «Dopo mezz’ora sbottai: ‘Scusate, devo segnalarvi che voi qui state facendo un processo alle mie idee’». Poi minacciò addirittura di fare ricorso al TAR, il Tribunale amministrativo regionale.

Negli anni del Fronte Giorgia Meloni frequentava la serata del «richiamo del corno» (il corno di Boromir nel Signore degli Anelli). Si leggevano i libri di J.R.R. Tolkien, da sempre accostato alla destra e al neofascismo: non a caso, i campi estivi del Fronte della Gioventù si chiamavano Campi Hobbit. Il personaggio preferito di Giorgia Meloni era Sam: «Senza di lui Frodo non avrebbe mai compiuto la missione. Sa che non saranno le sue gesta a essere cantate in futuro, ma non è per la gloria che rischia tutto. ‘Sono le piccole mani a cambiare il mondo’, dice Tolkien». Meloni è legata pure a Le porte di fuoco, di Steven Pressfield, nel quale viene ripercorsa l’impresa dei 300 soldati spartani contro i persiani nella battaglia delle Termopili.

Giorgia Meloni, parlando di sé, ha spesso detto di sentirsi inadeguata. E di non aver mai detto: «Voglio fare questo». Ci si è trovata.

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