La storia

Elon Musk e Donald Trump, ci eravamo tanto amati

Il patron di Tesla e Space X ha litigato via social con l'ex presidente degli Stati Uniti – Sullo sfondo l'affare (mancato) di Twitter e la solita narrazione sulla libertà di espressione
Marcello Pelizzari
13.07.2022 15:15

Da una parte, come noto, il passo indietro di Elon Musk e, soprattutto, la causa legale all’orizzonte. Con Twitter che, per farla breve, intende obbligare il patron di Tesla e SpaceX a onorare gli accordi presi: acquisto della piattaforma alla «modica» cifra di 44 miliardi di dollari. Dall’altra, beh, i soliti battibecchi via social. Fra sparate, accuse, boutade e chi più ne ha più ne metta.

In una sorta di cortocircuito spazio-temporale, Musk è riuscito nell’impresa di litigare con l’ex presidente degli Stati Uniti. Donald Trump, proprio lui. L’uomo che, all’inizio della vicenda, secondo alcuni esperti avrebbe beneficiato della grazia dello stesso Musk per tornare a cinguettare sulla piattaforma. Certo, quasi subito Trump aveva sottolineato come il capitolo Twitter, per lui, fosse chiuso. Molti, però, confidavano e credevano che un giorno, proprio grazie all’istrionico miliardario che sogna un futuro su Marte, The Donald avrebbe ricevuto la carta «uscite gratis di prigione».

Chi vota cosa?

Musk e Trump. Trump e Musk. L’ex presidente, dicevamo, è finito nel mirino del nostro (ex?) eroe. Il quale, beh, non ha usato giri di parole. Anzi, ha spiegato che Trump «è troppo vecchio» per un altro mandato alla Casa Bianca. E, ancora, che dovrebbe «smettere di lavorare e ritirarsi a vita privata». Trump, dal canto suo, aveva definito Musk «just another bullshit artist» (vi lasciamo smanettare, eventualmente, per la traduzione). Per due motivi, essenzialmente: aver sostenuto l’opposizione alle ultime presidenziali e aver detto «no grazie, passo oltre» a Twitter.

Lunedì, in una serie di tweet, Musk ha spiegato di non odiare Trump ma, senza troppi complimenti, come detto ha suggerito all’ex presidente di ritirarsi a vita privata. Agli occhi di Musk, in particolare, il regno di The Donald è stato drammatico. Di nuovo: il Paese davvero vuole ancora «un toro in un negozio di porcellane»? Nella sua serie di cinguettii, va da sé, Musk ha preso di mira anche i democratici. Accusandoli, nello specifico, di fomentare lo stesso Trump e di convincerlo, giorno dopo giorno, che l’unica maniera per sopravvivere ai continui attacchi sia riconquistare la Casa Bianca.

Trump, per contro, fra le altre cose ha detto che Musk gli aveva rivelato, personalmente, di aver votato per lui. Eppure, il CEO di Tesla pubblicamente aveva affermato di aver votato i repubblicani, per la prima volta, lo scorso giugno in occasione di un’elezione speciale del Congresso in Texas. Proprio Musk, via Twitter, ha smentito quanto affermato da Trump riguardo alle preferenze di voto. «Non è vero». Punto e (forse) a capo.

Il fattore età

Carta d’identità alla mano, è vero che Trump non è di primissimo pelo. Attualmente ha 76 anni, ne compirebbe 82 al termine dell’ipotetico secondo mandato. «È troppo vecchio per essere amministratore delegato di qualsiasi cosa, figuriamoci per fare il presidente degli Stati Uniti d’America», le parole di Musk. Anche Biden, va da sé, non scherza. Al termine di un ipotetico secondo mandato, di anni ne compirebbe addirittura 86. Diversi media statunitensi, al riguardo, e partendo dalle recenti gaffe di cui è stato protagonista il presidente, si sono chiesti proprio se Biden non sia troppo vecchio per il ruolo di Commander in Chief.

Musk, in effetti, non è nuovo a questo tipo di sparate. Da sempre è un nemico della cosiddetta gerontocrazia e più volte ha lanciato l’allarme rispetto all’invecchiamento della leadership nella politica a stelle e strisce. Oltre i 69 anni, ad esempio, nessuno dovrebbe iniziare un mandato presidenziale a suo dire.

La partita delle presidenziali

Detto ciò, la partita sul fronte repubblicano per le presidenziali del 2024 rimane apertissima. Anche perché Trump, ad oggi, non ha ancora sciolto i dubbi circa una sua (seconda) discesa in campo. A emergere, per contro, negli scorsi mesi è stata la figura di Ron DeSantis, governatore ultraconservatore della Florida che secondo Musk potrebbe vincere con relativa facilità contro Biden. «Non ha nemmeno bisogno di fare campagna».

L’età, sempre quella, rischia di giocare un ruolo importante nella scelta del prossimo presidente. Sondaggi alla mano, quasi due terzi degli elettori in campo democratico non vorrebbero Biden al ballottaggio nel 2024. Di questi, un terzo ha citato proprio l’anzianità quale fattore negativo.

Musk, tornando a Twitter, lo scorso fine settimana ha comunicato le sue (nuove) intenzioni al Consiglio di amministrazione del social network, alle prese con una forte crisi di identità e con numeri limitati in termini di utenti. La piattaforma, a suo dire, non è stata abbastanza chiara circa il numero di account falsi e spam. Ora, beh, si aprirà il capitolo legale. Ma su una cosa, ai tempi, Musk e Trump erano d’accordo: la censura applicata dalla piattaforma era (ed è) troppo forte. Entrambi volevano e vorrebbero un social più blando e meno regolamentato, al punto che Musk ha (pardon, aveva) offerto 44 miliardi di dollari per acquistare Twitter mentre Trump, bandito, se n’era costruito uno tutto suo: Truth.

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