Aviazione

Emirates vuole un nuovo A380

Tim Clark, il presidente della compagnia emiratina, sta spingendo affinché Airbus si chini nuovamente sul dossier superjumbo: a suo dire, è l'unico modo per soddisfare la domanda
Marcello Pelizzari
13.08.2022 13:10

L’improvvisa, per certi versi clamorosa rinascita dell’A380, l’ingombrante ancorché affascinante aereo di Airbus che pareva essersi incamminato lungo il viale del tramonto, complice la pandemia, ha riacceso i riflettori su quello che molti, con troppa semplicità, chiamano superjumbo. Al punto che, ora, anche l’utilizzatore più convinto – Emirates, 118 apparecchi – è uscito allo scoperto tramite il suo presidente, Tim Clark. Il quale, in una lunga intervista alla CNN, ha detto molte cose. Una, innanzitutto: il vettore degli Emirati Arabi ha sempre rifiutato l’idea che l’A380 fosse arrivato al capolinea. «Aspettate e vedrete» continuava a dire fra sé e sé Clark. Abbiamo aspettato. E abbiamo visto, in effetti.

Le alternative? Non soddisfano

Emirates ha creduto sin dal principio nel progetto. E ha fatto bene, dal momento che l’A380 ha permesso alla compagnia di Dubai di conquistare il mondo e nuovi mercati, grazie – ovviamente – alla posizione degli Emirati, ponte ideale fra gli Stati Uniti, l’Europa, l’Asia e addirittura l’Oceania. Forte della sua posizione, in sede di progettazione Emirates aveva addirittura convinto Airbus a prevedere due mega suite sul ponte superiore dell’aereo, con tanto di vere e proprie docce. «Non è stato facile convincere Airbus» ha ammesso Clark. «Ma ci siamo riusciti e il resto è storia».

Il futuro, fronte costruttori, si chiama A350-1000 per Airbus e B777-9 per Boeing. Nessuno dei due colossi, pare di capire, è intenzionato a costruire un nuovo superjumbo. Meglio, insomma, puntare su modelli più snelli capaci comunque di trasportare oltre 400 passeggeri. Le consegne, in entrambi i casi, stanno ritardando e, ancora, Clark non ha mai nascosto il suo scetticismo: l’A380, ai suoi occhi, rimane il meglio a disposizione. Il presidente di Emirates, beh, l’ha buttata sulla matematica. Affermando che né l’A350 né tantomeno il B777, un domani, sapranno soddisfare la crescente domanda di voli. Una domanda che, prima della pandemia, a suo dire aumentava del 4,5% all’anno.

Se la curva tornasse a salire a quelle velocità, nello spazio di dieci o quindici anni la domanda crescerebbe della metà. Ma, appunto, l’offerta non riuscirebbe a soddisfare una simile fame di voli. «Il che provocherà, è inevitabile, un aumento dei prezzi» ha chiarito Clark. Per tacere degli aeroporti: senza gli A380, servirebbero più aerei alternativi e più voli per (cercare di) soddisfare i bisogni dei viaggiatori. Ma alcuni scali non sembrano attrezzati, a cominciare da Londra Heathrow dove la terza pista appare un’utopia, mentre Amsterdam ha appena ridotto il numero di decolli e atterraggi consentiti e Zurigo è costretto a convivere con forti limitazioni.

Potremmo ottenere un modello più leggero, molto più efficiente dal punto di vista dei consumi e che soddisfa tutti i requisiti sul fronte ambientale
Tim Clark, presidente di Emirates

A tu per tu con Airbus

«È possibile riprogettare un nuovo A380?», si è quindi chiesto Clark. E con lui Emirates. La risposta: sì. Anche perché, oggi, i materiali compositi potrebbero alleggerire, e pure parecchio, l’aereo. «Potremmo ottenere un modello più leggero, molto più efficiente dal punto di vista dei consumi e che soddisfa tutti i requisiti sul fronte ambientale». Come noto, fra i freni maggiori allo sviluppo dell’A380, quantomeno al di fuori di Emirates, c’erano (ci sono) quattro motori inefficienti rispetto agli standard attuali e il prezzo del carburante. Il motore «a ventola aperta», in questo senso, potrebbe dare nuove e insperate spinte al mega-aereo, riducendo consumi ed emissioni fino al 20%.

Adesso che la domanda è tornata, ha ribadito Clark, sarebbe ora che l’industria, nell’insieme, ragionasse sul futuro. «Non so se tutti abbiano voglia di farlo, noi di sicuro sì». Contro ogni aspettativa, e forse anche contro ogni logica, l’idea di un nuovo aereo di grandi dimensioni starebbe prendendo piede anche lontano dagli ambienti Emirates. La domanda, da parte delle compagnie, per un simile modello sarebbe tuttavia relativamente bassa. Il che, tornando indietro di qualche casella, spiega perché Airbus e Boeing non abbiano intenzione di chinarsi sul dossier. Di fatto, dovrebbero lavorare solo per Emirates, bisognosa di aerei come l’A380 poiché il 70% dei suoi passeggeri arriva in scalo a Dubai e poi riparte verso destinazioni lontane. «Io, invece, credo che ad Airbus stiano cominciando a considerare la questione molto sul serio» ha detto, con una certa sicurezza, Clark. 

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