L'approfondimento

Erich Honecker: dalle miniere al vertice della Germania est

Colui che fu a capo della Repubblica democratica tedesca per quasi metà dell’esistenza di questo Stato non nasce in Germania orientale, ma all’estremo opposto
Bundesarchiv, Bild 183-R1220-401 / Unknown author / CC-BY-SA 3.0 / https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bundesarchiv_Bild_183-R1220-401,_Erich_Honecker.jpg#Licensing
Luca Lovisolo
23.05.2025 10:30

Lo abbiamo lasciato nel precedente articolo: Erich Honecker, un personaggio la cui vicenda politica e personale è così legata alla Germania est che bisogna conoscerlo, prima di inoltrarsi nelle prossime puntate.

Colui che fu a capo della Germania est (la Repubblica democratica tedesca) per quasi metà dell’esistenza di questo Stato non nasce in Germania orientale, ma all’estremo opposto. Erich Honecker viene al mondo nel 1912 nella Saar (Saarland), la regione mineraria incuneata tra il Palatinato (Rheinland-Pfalz) e la Francia. Figlio di un minatore, si avvicina ai movimenti operai e aderisce alla Gioventù comunista.

Vive da bambino la Prima guerra mondiale e poi, da giovane attivista, gli alterni destini della sua regione. Finita la guerra, il Saarland è un territorio autonomo governato da un mandato della Società delle nazioni, l’ente predecessore delle Nazioni unite: una specie di Kosovo ante litteram, ricco di fermento politico. La Rivoluzione di novembre (1918) causa la partenza dell’imperatore Guglielmo II e la nascita in Germania della cosiddetta Repubblica di Weimar.

Dalla crisi del ’29 alla scuola di Lenin

Adolescente, Honecker attraversa la crisi economica che si abbatte in Europa in conseguenza di quella scatenatasi negli Stati uniti nel 1929. Gli errori del governo tedesco si aggiungono alla stretta imposta alla Germania dal Trattato di Versailles, a fine guerra. Tra 1929 e 1930 Honecker si iscrive al Partito comunista tedesco e aderisce alla Lega dei combattenti del fronte rosso, il braccio armato del Partito. Sono gli squadristi che si scontrano nelle strade con le formazioni analoghe facenti capo al Partito nazionalsocialista di Hitler.

Honecker si fa notare: ha carisma e talento, mostra un coraggio condito da una certa dose di cinismo e voglia di primeggiare. Il suo profilo di gioventù è molto diverso da quello del leader ingessato degli anni maturi. Scrive Martin Sabrow, nel suo studio Erich Honecker, la vita precedente (Erich Honecker, das Leben davor, 2016): «In Honecker giovane emerge davvero una figura capace di entusiasmare, che d'improvviso, nelle piazze, sapeva esprimersi e farsi trascinatore».

Honecker partecipa a numerose iniziative del Partito comunista che lo preparano a ruoli sempre più attivi. Nel 1930, diciottenne, è per un anno a Mosca alla Scuola internazionale Lenin. Deve seguire un severo programma di studio sui testi di Marx, Engels, Lenin, Stalin. Con gli altri allievi giunti dalla Germania forma una brigata di lavoro che partecipa alla costruzione del gigantesco stabilimento metallurgico di Magnitogorsk, negli Urali. «Eravamo un gruppo di 28 giovani comunisti tedeschi. Le condizioni di lavoro erano difficili da non immaginarsi. Dove oggi c’è una moderna città socialista con palazzoni di appartamenti confortevoli, c’erano tende e capanne di argilla in una steppa vuota e selvatica. Molti lavoratori indossavano scarpe di raffia che si fabbricavano da soli. Di notte, quando il rumore del cantiere si quietava, nella steppa echeggiavano canti popolari e rivoluzionari russi». Così Honecker racconta quel periodo nella sua autobiografia (Pergamon, 1980).

Il ritorno in Germania e la lotta antinazista

L’esperienza in Unione sovietica consolida le sue convinzioni. Honecker interrompe la sua formazione nell’edilizia, come costruttore di tetti, per gettarsi nella crescita all’interno del Partito.

Abbiamo ricordato in una precedente puntata che gli uomini intorno ai quali nasce lo Stato della Germania est, dopo la Seconda guerra mondiale, sono dirigenti delle sinistre tedesche rifugiatisi in Unione sovietica per fuggire dalle persecuzioni di Hitler. Honecker ha una storia diversa.

Nel 1931, dopo la formazione in Unione sovietica, torna nella Saar, dove le tensioni intorno al futuro del territorio si acuiscono sino al referendum del 1935, quando la quasi totalità dei votanti decide il ricongiungimento della regione con la Germania. Intanto, però, in un contesto costituzionale ormai compromesso, è salito al cancellierato Adolf Hitler. In pochi mesi, il Führer distrugge il già precario ordinamento della prima Germania repubblicana.

Honecker, diciannovenne, si sposta nel bacino della Ruhr, il Partito lo incarica di coordinare la lotta clandestina contro il nazismo. Collabora con gruppi di attivisti e cattolici, aiutato dalla famiglia Rentmeister, distintasi per la sua attività nel sottobosco antinazista. Tra i suoi membri più attivi, Katharina, detta Käthe la rossa: «Käthe Rentmeister, Franz, Hans e Willi, le mogli di Hans und Franz, Clara e Greta, ci aiutarono instancabilmente nel trovare rifugi, allacciare relazioni cospirative, produrre e diffondere scritti antifascisti. Nonostante la scarsità di mezzi per la loro numerosa famiglia, si curarono anche del benessere fisico di noi clandestini…» ricorda Honecker in un articolo scritto per la Westdeutsche Allgemeine Zeitung nel 1989, pochi mesi prima della caduta del Muro di Berlino.

L’arresto, il carcere a Berlino e la fine della guerra

Nel 1935, mentre porta a Berlino una piccola macchina da stampa per i ribelli, Honecker viene sorpreso e arrestato. Due anni dopo il tribunale nazista lo condanna a dieci anni di carcere per attività sovversiva. Prigioniero, Honecker non si ferma: si mette in evidenza per il suo dinamismo, viene impiegato nella riparazione dei tetti danneggiati dai bombardamenti e in altri compiti non privi di rischi, sinché la sua squadra di riparatori viene destinata ai lavori nel carcere femminile di Berlino Friedrichshain.

Nel marzo 1945 tenta la fuga, trova rifugio temporaneo presso una donna, una guardia dello stesso carcere, ma il piano fallisce. Honecker riesce a farsi reintegrare senza conseguenze nella squadra di lavoro. Poche settimane dopo viene liberato dai soldati sovietici che entrano a Berlino. La guerra finisce. Nel 1946 Honecker sposa la guardia carceraria che lo aveva protetto, ma questa morirà di lì a pochi mesi per una grave malattia.

Comincia l’avventura nello Stato della Germania orientale

Dopo la guerra Honecker entra in quel «Gruppo Ulbricht» formato, oltre che da Walther Ulbricht stesso, dai comunisti e socialdemocratici tornati dall’esilio sovietico, protagonisti del sorgere dello Stato tedesco orientale. La sua ascesa non è immediata, però: le circostanze della fuga dal carcere, durante la quale aveva agito senza curarsi della sorte di altri compagni, la relazione con la guardia carceraria e le gelosie di potere interne al gruppo gli attraggono diffidenze.

Dal 1949, con il consolidarsi dello Stato della Germania est, la sua carriera si fa sicura e costante. Diventa presidente della FDJ (Freie Deutsche Jugend), la sezione giovanile del partito comunista, nel frattempo unificato con il Partito socialdemocratico nel nuovo Partito socialista unitario tedesco SED.

Honecker soggiorna per altri due anni di formazione a Mosca e al suo ritorno in Germania è promosso a membro del Politbüro, l’organo decisionale della SED. E’ responsabile delle questioni di sicurezza dello Stato e, dal 1960, segretario del Consiglio di sicurezza nazionale. Il suo tragico capolavoro, in questa funzione, è l’organizzazione dei lavori per la costruzione del Muro di Berlino.

La scalata alla poltrona più alta

Negli anni successivi Honecker moltiplica gli attacchi ai dirigenti e allo stesso Ulbricht, nel frattempo asceso a capo dello Stato e del Partito. Accusa politici e intellettuali di immoralità e infedeltà all’ideologia, sinché Ulbricht si spazientisce e lo sospende. Honecker, allora, riporta le sue lamentele al leader dell’Unione sovietica, Leonid Brežnev. Questi gli dà ragione e dispone la rimozione di Ulbricht, con una secca procedura di liquidazione molto comune nei regimi comunisti.

Siamo nel 1971: dalle miniere della Saar, Honecker, passando per Mosca, sale sulla poltrona più alta dello Stato tedesco orientale, scalzando Ulbricht, l’uomo che aveva creduto nella sua abilità. Lo lasciamo qui, per il momento: lo ritroveremo ancora, sinché lo congederemo, anziano e ammalato, quando subirà lui stesso la medesima rimozione forzata che aveva imposto al suo predecessore.

Era solo carrierismo?

Dalle scuole dei partiti comunisti dell’Europa orientale uscirono leader brutali, incapaci di vedere il mondo da angolature diverse dalla rigida dottrina marxista-leninista. Honecker non fece eccezione. Eppure, la sua abnegazione somigliò più a una missione religiosa che a una passione politica: difficile credere che fosse solo arrivismo. Dovette crederci davvero, almeno per un po’. Poi, forse, la fede scemò, vedremo perché.

La Storia ha decretato il fallimento del comunismo; ma quanti, oggi, sarebbero pronti, a diciott’anni, a partire per una scuola a migliaia di chilometri di distanza che li obbliga a ore di lettura quotidiana di scritti politici; che li manda a lavorare dieci ore al giorno alla costruzione di uno stabilimento metallurgico nella steppa, in nome di un ideale politico? Quanti, a vent’anni, sarebbero disposti a guidare gruppi di resistenza a un regime come quello di Adolf Hitler, per poi perdere in carcere otto anni della loro gioventù? Per fortuna, almeno alle nostre latitudini, il nostro tempo non ci offre sfide così capitali e ci risparmia la pena di contare quanti sarebbero gli interessati a un tale cimento, sempre che se ne trovassero.

Questo approfondimento fa parte di una seria curata dal ricercatore indipendente Luca Lovisolo in esclusiva per CdT.ch. Per leggere la prima puntata clicca qui. Per leggere la seconda puntata clicca qui. Per leggere la terza puntata clicca qui. Per leggere la quarta puntata clicca qui.