Eventi estremi: l'Agenzia europea per l'ambiente lancia l'allarme per l'estate

«Gli eventi meteo estremi sono diventati la nuova normalità?». Una domanda, di questi tempi, attuale se non attualissima. A porsela, stavolta, è stata l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA). Che, proprio oggi, ha pubblicato un nuovo set di dati in vista dell’estate. Ecco, che stagione vivremo?
Lo scenario prospettato, di per sé, è preoccupante. Molto preoccupante. Nell’Europa del Sud, ad esempio, c’è un forte rischio di ondate di calore. Ondate ancora più forti e lunghe rispetto a quelle degli ultimi anni. Al Nord, invece, a crescere è il rischio di inondazioni.
Nell’Europa meridionale, quindi anche nella vicina Italia, l’Agenzia europea ritiene che potrebbero esserci oltre 60 giorni con condizioni meteo «pericolose per la salute umana». Incredibile, ma vero. La penisola iberica, inoltre, dovrebbe sperimentare «un marcato aumento del numero di giorni con un elevato pericolo di incendio».
Come rimediare? Puntando sui piani di adattamento ai cambiamenti climatici, indica l’EEA, sia a livello nazionale sia localmente. Gli interventi spaziano dall’aumento di spazi verdi e blu, che nelle città possono attutire l’effetto «isola di calore», all’ammodernamento del sistema agricolo attraverso una revisione delle piantagioni e dei sistemi di irrigazione.
Le brutte notizie riguardano anche la siccità. Dopo l’emergenza dello scorso anno, anche l’estate oramai alle porte – scrive l’Agenzia – «non fa ben sperare». Il motivo? Un inverno particolarmente secco. Dal 2018, ha aggiunto l’EEA, oltre metà del Continente è stata colpita da condizioni di estrema siccità, con conseguenze pesantissime sulla salute umana e sull’economia.
Non solo, le proiezioni a lungo termine indicano che Paesi del Sud Europa, fra cui anche l’Italia, diventeranno anche più secchi e aridi. La perdita economica legata alla siccità, ora, è stimata in 9 miliardi l’anno. Ma questa cifra è destinata a salire a 25 miliardi annui in caso di riscaldamento globale a 1,5 °C, a 31 miliardi a 2° C di riscaldamento e, addirittura, a 45 miliardi a 3 °C.
L’aumento degli eventi estremi, di riflesso, avrà quale conseguenza un aumento delle malattie sensibili al clima. «Un clima più caldo – ha spiegato l’Agenzia europea per l’ambiente – significa che sia le specie endemiche sia quelle invasive possono diffondersi più a Nord o essere presenti ad altitudini più elevate rispetto al passato».
Per quanto riguarda l’Europa occidentale, ad esempio, si teme un aumento sempre più consistente della popolazione di zanzare Tigre, che potrebbero diffondere la febbre dengue, e di zanzare Anopheles, che potrebbero far riemergere la malaria.