Armi

Flechettes: le munizioni della Prima guerra mondiale che piacciono ai russi

Proiettili di metallo, lunghi meno di 3 centimetri: sono le «freccette» usate dalle forze russe contro i residenti di Bucha – Scopriamo per quale motivo la Russia abbia deciso di utilizzare un'arma così inusuale in una «guerra moderna»
Federica Serrao
28.04.2022 06:00

Migliaia di dardi in miniatura incastrati in edifici, palazzi, case e persino automobili. Sono proiettili di metallo, lunghi meno di 3 centrimentri, conosciuti come flechettes. «Freccette», tradotto dal francese. I residenti di Bucha hanno riferito di essere stati invasi da questi mini-dardi, durante i brutali attacchi che hanno colpito la città. Dei proiettili insoliti. Le flechettes sono infatti considerate particolarmente brutali e sono desuete per una «guerra moderna». Per quale motivo, allora, la Russia si ostina a usarle contro gli ucraini? 

Dalla Prima Guerra Mondiale alla Guerra in Vietnam

Le flechettes non vantano una storia particolarmente illustre. La loro origine risale al 1900: nate in Italia vennero esportate abbastanza rapidamente, diventando un'arma utilizzata per la maggioranza durante la Prima Guerra Mondiale. All'epoca, le frecce erano solitamente lunghe 12 cm, ed erano dotate di «alette» laterali che dessero una maggiore stabilità, soprattutto quando ne venivano lanciate decine - se non centinaia - dagli aerei. Tuttavia, queste munizioni erano inefficaci e vennero ben presto sostituite dalle bombe esplosive. 

Solo anni più avanti, nel 1950, l'America sviluppò un nuovo modello di flechettes, chiamato - col nome in codice - «Lazy Dog». In questo caso, più di 10.000 proiettili - ognuno dei quali era lungo 44 mm - venivano inseriti in una bomba di 225 kg che, all'occorenza, si apriva, sganciandone il contenuto. I Lazy Dog colpivano i bersagli con la forza di un proiettile, e con nove colpi per metro quadrato erano in grado di uccidere chiunque si trovasse nell'area. A differenza di altre bombe, un Lazy Dog faceva poco rumore, fatta eccezione per il ticchettio della pioggia d'acciaio nel momento in cui la capsula si apriva. Durante la guerra in Vietnam, l'America utilizzò le flechettes sparandole dall'artigliera. In quel caso, il modello di frecce era chiamato «Beehive rounds», dal momento che le freccette erano stoccate all'interno del proiettile proprio come se fossero contenute in un alveare. A causa delle loro caratteristiche, sono molteplici le storie raccapriccianti in cui si narra di vittime trovate inchiodate agli alberi. 

Successivi studi, condotti sempre dall'esercito americano, dimostrarono che, quando scagliate ad alta velocità, le flechettes al contatto col corpo penetrano al suo interno, producendo lesioni sproporzionatamente gravi. In alcuni casi, possono penetrare così profondamente da passare attraverso le ossa. La loro pericolosità non è però passata inosservata. All'inizio degli anni 2000, un gruppo israeliano per i diritti umani tentò senza successo di fermare l'uso delle flechettes nella Cisgiordania occupata. I tentativi di sottoporle a specifiche leggi internazionali, come accaduto per le bombe a grappolo o per le mine antiuomo, sono però andati tutti in frantumi. 

A parte respingere attacchi a breve distanza, le flechettes non hanno molti vantaggi, rispetto a munizioni simili. La loro impronta è quella di un ampio cono, differentemente dalla diffusione a 360° gradi, tipica di una granata. Non solo: sono un tipo di munizione particolarmente costoso. Il costo di produzione delle flechettes è molto più alto rispetto a quello dei proiettili a frammentazione. Il progetto originale, di origine settecentesca, ideato da Henry Shrapnel, era quello di creare un proiettile a scoppio, riempito di palline di metallo. Tuttavia, durante la Seconda Guerra Mondiale, alcuni scienziati scoprirono che qualsiasi bomba dotata di un involucro metallico di uno spessore adeguato è in grado di produrre frammenti letali per gli esseri umani. Al contrario, il design delle flechettes era stato pensato per essere aerodinamico. 

Problemi logistici, o strumento del terrore?

Ritorniamo, però, a Bucha. Nel corso delle autopsie, sono state rinvenute delle piccole munizioni freccia, ancora conficcate nella testa e nel petto dei cadaveri. È stato Neil Gibson di Fenix Insight, una società di consulenza addetta allo smaltimento degli esplosivi, insieme ad altri esperti di armi, a identificarle come flechettes provenienti da un proiettile di artigliera russa 122mm 3sh1. Alcune immagini scattate nei pressi della città hanno in seguito rivelato esattamente la presenza di un cannone di 122mm distrutto, con proiettili 3sh1 non ancora sparati, sparsi intorno. Un caso curioso. L'artiglieria russa, infatti, usa generalmente proiettili a frammentazione, che risultano essere efficaci contro una gamma più ampia di obiettivi, compresi edifici e veicoli blindati leggeri. Da ciò, si deduce che la Russia possa aver utilizzato un esiguo numero di flechettes per scopi difensivi. Alcuni problemi logistici potrebbero aver obbligato le forze russe a usare indiscriminatamente tutto ciò di cui erano in dotazione. Oppure, è anche plausibile che le flechettes avessero il solo scopo di terrorizzare gli ucraini. 

In questo articolo: