Clima

Greta Thunberg, lo sgombero di Lützerath e il problema del carbone

Il paese e la miniera del Nordreno-Vestfalia sono diventati un simbolo del dibattito sulla transizione energetica
© EPA/RONALD WITTEK
Red. Online
15.01.2023 21:00

È tutto finito. Così, almeno, ha detto la polizia tedesca. Domenica, gli attivisti per il clima sono stati allontanati da Lützerath, teatro – in questi giorni – di scontri e proteste. Fra loro c’era anche Greta Thunberg, trascinata via con la forza. La frazione di Erkelenz, in Germania, era balzata agli onori della cronaca poiché il villaggio, dopo lo sgombero, sarà raso al suolo. Il motivo? L’espansione di una miniera di lignite a cielo aperto. Per questo motivo, da mesi un gruppo di ambientalisti aveva occupato il paesino.

Gli attivisti sostengono che il villaggio di Lützerath e quelli vicini non debbano essere demoliti. E, ancora, che il carbone sottostante dovrebbe rimanere nel terreno. Bruciare, di nuovo, carbone infatti minerebbe gli sforzi della Germania per ridurre le emissioni di gas serra.

Perché Lützerath?

Le tensioni fra polizia e manifestanti sono aumentate sabato, con le forze dell’ordine che hanno fatto ricorso a cannoni ad acqua e, peggio ancora, manganelli. Circa 20 attivisti sono rimasti feriti e sono stati portati in ospedale.

Lützerath, dicevamo, è diventato uno snodo fondamentale nel dibattito sul cambiamento climatico, in Germania ma non solo, dopo che il governo tedesco ha dato il suo nullaosta al più grande fornitore di energia del Paese, RWE, di usufruire del carbone presente nell’area per soddisfare la domanda di energia.

In particolare, il governo tedesco ha affermato che il Paese dovrebbe poter aumentare l’utilizzo di carbone per far fronte a qualsiasi potenziale carenza di forniture energetiche. Il tema, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è piuttosto sentito in Germania, considerando che a suo tempo Berlino dipendeva parecchio da Mosca in termini di gas. RWE, dal canto suo, sostiene che il carbone nell’area è assolutamente necessario per superare i mesi invernali senza problemi.

«Amaro ma necessario»

Il ministro dell’Economia, Robert Habeck, in quota Verdi, lo scorso giugno aveva riconosciuto che, per quanto «amaro», il ricorso sempre più massiccio al carbone è stato (ed è) «semplicemente necessario» per ridurre il consumo di gas e, di riflesso, la dipendenza dalla Russia.

Domenica, intanto, a Lützerath la situazione secondo un portavoce della polizia era tranquilla. Soltanto due attivisti sarebbero rimasti in zona, occupando un tunnel. Settanta agenti, da mercoledì, quando la polizia ha iniziato a sgomberare, sono rimasti feriti.

Indigo Drau, responsabile della comunicazione per un gruppo di protesta, ha accusato le forze dell’ordine di «pura violenza» sabato. Ha accusato la polizia, nello specifico, di aver picchiato i manifestanti «senza limiti». Gli attivisti per il clima hanno riferito che circa 35 mila persone, sabato, hanno preso parte alle proteste. Una cifra che secondo la polizia sarebbe di gran lunga inferiore (15 mila).

Lo sgombero, detto degli scontri, di suo non è stato semplicissimo. Gli ambientalisti, infatti, durante l’occupazione del paesino di Lützerath hanno costruito diverse case sugli alberi, si sono nascosti nei tunnel sotterranei della miniera e rannicchiati in alcune amache costruite fra i pali della luce.

Le parole di Greta

Greta Thunberg, come detto, era presente anche oggi a Lützerath. Il suo arrivo risale a venerdì, quando ad alcuni giornalisti aveva detto: «È assurdo che tutto questo stia succedendo nel 2023. La scienza parla chiaro: dobbiamo tenere il carbone sottoterra. La Germania si sta davvero rendendo ridicola in questo momento».