TV e mondo

«I funghi possono risolvere problemi mondiali urgenti»

Con Corrado Nai, microbiologo esperto di micologia, parliamo di funghi e dell'attesissima serie TV The Last of US: la seconda puntata
© Web/Shutterstock
Giacomo Butti
21.01.2023 16:58

Ne abbiamo parlato negli scorsi giorni: la rappresentazione che The Last of Us fa dei funghi non è delle più lusinghiere. Il videogioco sviluppato da Naughty Dog immagina un mondo nel quale un’infezione di origine fungina trasforma gli esseri umani contagiati in pericolosissimi zombie. Domenica è uscito su HBO il primo episodio dell’attesissimo adattamento televisivo, e i fan aspettano la seconda puntata in uscita domani. Tutta finzione? Sì, ma alcuni funghi sono davvero pericolosi per la salute umana e vanno tenuti d'occhio, ci ha spiegato Corrado Nai, microbiologo specializzato in micologia e collaboratore della Federazione delle Società di Microbiologia in Europa (FEMS), nella prima parte di intervista dedicata all'argomento. Nel seguito chiediamo all'esperto: i funghi, allora, sono solo un nemico? «Arte, cultura e applicazioni industriali dicono di no». Ecco il secondo episodio del servizio che, partendo da The Last of Us, ci immerge nel mondo — fittizio e reale — dei funghi.

Arte: fra micofobia e micofilia

The Last of Us non è l’unico ad aver fatto dei funghi uno strumento narrativo. Pensiamo, ad esempio, a The Girl with All the Gifts, film del 2016 (basato sull’omonimo libro) che presenta una trama simile a quella del videogioco in questione. Corrado Nai, esperto di funghi a 360 gradi, ci spiega che i funghi spuntano un po’ ovunque anche nella finzione. Nella cinematografia, sì, ma anche nella letteratura e nell’arte in generale. «Nella maggior parte dei casi, i funghi vengono usati come tropo di infezione, decadimento o tossicità». Sono ad esempio utilizzatissimi nei romanzi gialli, dove svolgono il ruolo di veleno: «In parecchie sue storie, Agatha Christie ha trasformato i funghi in arma del delitto». Culturalmente, insomma, i funghi sono un po’ bistrattati: «Raramente assumono un ruolo positivo. In Occidente, soprattutto, sono rappresentati in maniera negativa: le nostre sono culture micofobiche. Al contrario, le culture asiatiche hanno un approccio diverso, più micofilo. Pensiamo ad esempio alla Cina, dove leggende parlano di un fungo che, se mangiato, può dare l’immortalità: mito che ha creato anche un grande business. O ai numerosi haiku che i giapponesi hanno dedicato alla raccolta dei funghi. Simili esempi positivi sono rari da noi. Arthur Conan Doyle (autore di Sherlock Holmes, ndr) descriveva i funghi come una “pustola del terreno”». Non proprio un complimento.

Scavando più in profondità, però, scopriamo come la storia dei funghi nell’arte e nella cultura non si limiti a questo. Facciamo un passo indietro. In italiano la parola “fungo” può essere un po’ fuorviante. «Con la parola “funghi” pensiamo immediatamente ai corpi fruttiferi — ciò che si vede e, tante volte, si mangia — che servono alla riproduzione e creazione di spore». E sono questi a finire, spesso, nell’arte. Ma i “funghi” rappresentano un intero regno biologico, con forme di vita incredibilmente diverse tra loro. «Pensiamo ad esempio al micelio, che per i funghi è una sorta di “radice” ed è presente un po’ in tutto il terriccio, o alle spore presenti nell’aria. E non dimentichiamo i lieviti o le muffe. Tutti questi sono funghi». In inglese la distinzione tra il fungo che troviamo ai piedi degli alberi e tutti gli altri è più chiara: mushroom il primo, fungi i secondi. «Alla luce di questa distinzione, si capisce come i funghi siano dappertutto non solo nella realtà — dove, seppur invisibili, li respiriamo tutto il giorno — ma anche nell’arte. E pure qui sono invisibili, ma non meno presenti». E questi, a differenza dei tipici corpi fruttiferi, hanno più spesso un ruolo positivo. «Forse un po’ inconsciamente, ne abbiamo fatto un aspetto importante della nostra cultura. Un esempio? Pensiamo ai numerosi miti e divinità ispirati alle bevande alcoliche (prodotte tramite la fermentazione causata dai lieviti, ndr)». Come il romano Bacco, il greco Dioniso o il celtico Sucellos. Di più: lo stesso Babbo Natale, secondo diverse interpretazioni, dovrebbe a un fungo l’ispirazione per la sua tipica “divisa”. «Alcuni ipotizzano che i colori bianco e rosso dei vestiti di Babbo Natale derivino dall’Amanita muscaria. Teorie difficili da dimostrare ma decisamente credibili». Già, perché il fungo dal tipico cappello rosso con puntini bianchi fa parte da sempre del folklore lappone. Gli sciamani, credevano i locali, consumavano questi funghi visitando le case delle persone con slitte trainate da renne. Insomma, indirettamente, in punta di piedi, i funghi sono entrati in modi positivi anche nell'immaginario occidentale.

Un prezioso alleato

Intanto, scopriamo, molte industrie si stanno interessando ai segreti dei funghi. Partiamo da quelle alimentari. Tradizionalmente, il corpo fruttifero è quello che più spesso finisce nei nostri piatti. Ma, oggi, il già citato micelio — la parte che potremmo descrivere come l’intricatissima radice del fungo — sta catturando l’attenzione del settore culinario. «Rappresenta un’ottima fonte di proteine — ci spiega Nai — e viene utilizzato per creare nuovi prodotti come bistecche, polpette e bacon a base di micelio. Potrebbe rappresentare, in futuro, un'ottima fonte di cibo».

Quella culinaria non è l’unica applicazione fungina sotto la lente degli esperti: «L’avvento di tecnologie avanzate ha reso possibile lo sfruttamento di forme fungine invisibili e da sempre ignorate. Alcune ditte stanno sviluppando, tramite il micelio, prodotti di finta pelle. Brand famosi come Hermès e Stella McCartney stanno studiando la “pelle fungina” e Adidas ha da poco rilasciato delle scarpe costruite proprio con questi materiali».

Nella dettagliatissima pagina Wikipedia costruita da Nai, Fungi in art, scopriamo che i progetti avviati sui funghi sono davvero infiniti. Diverse, ad esempio, le industrie che utilizzano le proprietà del micelio per produrre imballaggi alternativi al polistirolo o materiali da costruzione con qualità fonoassorbenti, isolanti e autoriparanti. Più facile da crescere rispetto ai corpi fruttiferi del fungo, il micelio può essere modellato a favore di una agricoltura verticale e dal minore impatto ambientale.

È vero, il racconto proposto da The Last of Us lancia un monito: la pericolosità dei funghi per la salute umana non va sottovalutata. Ma le mille applicazioni oggetto di sperimentazione lo dimostrano: «I funghi possono aiutare a risolvere problemi globali urgenti», evidenzia Nai. Insomma, se ben valorizzate, queste affascinanti forme di vita possono trasformarsi in preziosi, preziosissimi, alleati. 

Le Stan Smith Mylo di Adidas, costruite con materiali fungini. © Adidas
Le Stan Smith Mylo di Adidas, costruite con materiali fungini. © Adidas
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