Clima

«Il 2022 anno più caldo? Il più freddo rispetto al futuro»

Mentre i singoli Paesi europei sottolineano come il 2022 sia stato l’anno più caldo della storia, in Francia sta facendo discutere la sorpresa manifestata in questo senso da Macron – Ne parliamo con Julia Steinberger (UNIL): «La transizione ecologica è una priorità assoluta»
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Paolo Galli
07.01.2023 06:00

Obbligato «a parlare di un futuro che, in realtà, non conosciamo». Così Emmanuel Macron ha introdotto la sua allocuzione, il 31 dicembre. Guardando negli occhi tutti i francesi, il presidente della Repubblica si è chiesto: «Chi avrebbe potuto prevedere l’ondata di inflazione scatenatasi in questa forma? Oppure la crisi climatica, con nuovi effetti spettacolari ancora questa estate?». Ovviamente, l’uscita di Macron ha prestato il fianco a tutta una serie di critiche e di ironie, ma pure ha alimentato - in qualcuno - la sensazione di frustrazione. Ma come, dopo decenni di allarmi, ancora si mette in discussione il valore delle previsioni riguardanti il riscaldamento globale?

Facile da predire

Ne abbiamo parlato con una delle massime autorità in materia, in Svizzera, ovvero Julia Steinberger, coautrice dell’ultimo rapporto dell’IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), professoressa di Economia ecologica all’Università di Losanna e direttrice del Center for Climate Impact and Action (CLIMACT), organo di UNIL e EPFL. «È chiaro che gli scienziati predicono - con relativi allarmi - da molto tempo non solo il riscaldamento climatico, ma anche la sua distribuzione geografica disuguale, irregolare, e i suoi impatti in termini di frequenza e severità degli eventi estremi, come canicola, siccità, incendi, inondazioni. Quindi gli scienziati, ma pure tutte le persone che leggono i rapporti dell’IPCC, possono predire tutto ciò. Basterebbe guardare, per esempio, al recente rapporto dell’Accademia svizzera di scienze naturali (SCNAT) al Parlamento svizzero». Stando all’esperta, l’aumentata frequenza di questi fenomeni è una realtà assodata, che dovrebbe quindi evitare - anche tra i politici, anche in Macron - l’eventuale effetto sorpresa.

Una trasformazione completa

Tornando al discorso di Macron - ma potremmo citare anche altri leader politici -, la transizione ecologica ed energetica appare sfumata nella lista delle attuali priorità. Neanche fosse più tale. Va ricordato che lo stesso Macron, appena un anno fa - eravamo nella prima metà di febbraio, quando la guerra in Ucraina già si intravedeva sullo sfondo -, aveva presentato il suo ambizioso piano basato su nucleare di ultima generazione, ma pure su eolico e solare. Julia Steinberger puntualizza: «La transizione ecologica è una priorità assoluta, visto che gli impatti sono destinati ad accelerare ulteriormente in severità e in intensità nel caso in cui le emissioni non venissero ridotte a zero. L’IPCC è chiaro: è necessaria una trasformazione completa, immediata, urgente e rapida di tutti i settori delle nostre economie». Il primo rapporto dell’organo dell’ONU risale al 1990. Da allora si sono tenute ventisette conferenze sul cambiamento climatico.

Tutto è legato al riscaldamento

Sentiamo ancora tutti addosso il caldo della scorsa estate. Non si parlava d’altro. La canicola, la siccità, paure che non pensavamo potessero toccarci come quella legata alla penuria di acqua. E ora viviamo un inverno da giacchetta, più che da piumino. E ci stupiamo quando, di primo mattino, ci coglie il freddo. «L’anno 2022, estate come inverno, è conforme agli impatti attesi al nostro attuale livello di riscaldamento climatico», taglia corto Steinberger. Le chiediamo quale sia il legame tra queste due stagioni eccezionali. «Il riscaldamento climatico ha un impatto sistematico su tutte le stagioni, quindi il legame è l’esistenza del riscaldamento climatico stesso». Il concetto insomma è chiaro, al punto che sembra ormai grottesco parlare ancora di «anno folle», «estate eccezionale» o «inverno fuori norma». Dovremmo piuttosto abituarci a questa «follia», a queste stagioni estreme. La stessa professoressa dell’Università di Losanna lo conferma: «No, in effetti non possiamo più parlare di eccezioni. Basterebbe ritornare al rapporto citato in precedenza, quello della SCNAT, oppure al rapporto dell’IPCC AR6 WG1 (il sesto Assessment Report del gruppo di lavoro 1, ndr). E allora bisognerebbe pensare al 2022 non come a un anno eccezionalmente caldo paragonato al passato, bensì come a un anno eccezionalmente freddo paragonato al futuro. Ciò risulta chiaro dalla nostra attuale traiettoria verso i 3,2 gradi di riscaldamento da qui entro la fine del secolo (AR6 WG3, ndr)».

Influenzare la politica

La scienza spinge affinché tali derive - con tutte le conseguenze del caso - restino in primo piano. E ciò malgrado guerre in corso, emergenze e preoccupazioni. Il tema insomma non può perdere posizioni, all’interno dell’agenda politica. Giovedì è stato pubblicato - sulla rivista specializzata Nature Climate Change - uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ), secondo il quale, per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050, nei prossimi cinque anni in Svizzera, Unione europea, Gran Bretagna e Norvegia, sono necessari investimenti pari a 302 miliardi di euro all’anno. Si tratta del 41% in più di quanto speso annualmente tra il 2016 e il 2020. Julia Steinberger spiega: «Noi, come scienziati, facciamo ciò che ci è possibile fare, ma i nostri mezzi sono molto limitati. I media, piuttosto, hanno un ruolo importante da svolgere, e hanno pure un’enorme responsabilità storica, essendo caduti nella trappola della disinformazione industriale sui combustibili fossili». L’esperta aggiunge: «Non c’è mai stato un dibattito sul tema, ma soltanto uno sforzo di disinformazione industriale per creare un falso dibattito. Ciò che dobbiamo fare è anche ridurre immediatamente le nostre emissioni a zero, il che implica di uscire dalle energie fossili e di ridurre ampiamente la consumazione di prodotti animali». La posizione di Julia Steinberger è chiara, e la sua urgenza comunicativa l’ha portata a partecipare in prima persona ad azioni di disobbedienza civile, con tanto di polemiche politiche attorno alla sua posizione di professoressa. «La politica può essere influenzata in vari modi - ci spiega -, e la resistenza civile non violenta è uno di questi». Le facciamo notare che il movimento ecologico Extinction Rebellion ha annunciato la volontà di sospendere le azioni di questo tipo. «Sì, ha deciso di avere solo un’azione di disturbo nei confronti della politica per i prossimi mesi, il che mi sembra una buona idea». E quindi, occorre una chiusa. Proprio ieri, Météo-France ha chiarito come il 2022 sia stato l’anno più caldo mai registrato in Francia. La temperatura ha raggiunto i 14,5°C sulla scala nazionale sull’insieme dell’anno, ovvero 0,4°C sopra il precedente record, del 2020. Gli esperti, moderati, climatologi del servizio meteorologico francese hanno spiegato: «Di solito, quando si batte un record, lo si batte di poco. In questo caso è come se fossimo saliti di colpo di quattro marce».

Temperature da record in tutto il continente

L’annuncio di Météo-France, giunto ieri, è solo l’ultimo - altri però seguiranno - di una serie già piuttosto rappresentativa. Il servizio meteorologico francese ha dichiarato ufficialmente il 2022 come l’anno più caldo della storia, perlomeno da quando vengono fatte tali misurazioni, ovvero dal 1990. Lo stesso aveva fatto MeteoSvizzera, con ampio anticipo rispetto alla fine dell’anno. Il 22 dicembre pubblicava quanto segue: «Considerando le temperature previste fino alla fine dell’anno, la temperatura media nazionale del 2022 risulterà pari a 7,4 °C (superiore alla norma 1991-2020 di 1,6 °C), valore più elevato dall’inizio delle misure nel 1864. Continua quindi la forte tendenza al riscaldamento registrata negli ultimi anni». E poi ancora: «I sette anni più caldi dal 1864 si sono verificati tutti dopo il 2010, con valori di temperatura di almeno 1 °C superiori a quelli degli anni più caldi precedenti al 1980. Il marcato rialzo delle temperature osservato a partire dal 2010 è il secondo degli ultimi trent’anni, dopo quello degli anni Novanta». Giovedì anche Met Office, nel Regno Unito, confermava il tutto: l’anno più caldo mai registrato. «La temperatura media annuale ha raggiunto per la prima volta sull’isola un livello superiore ai 10 gradi (10,03°C, per l’esattezza), andando oltre il record noto di 9,88°C del 2014. Gli esperti del servizio meteorologico britannico  sottolineano del resto come i rialzi - raccolti oltre Manica a partire dal 1884 - stiano subendo una netta accelerazione: con 15 dei 20 anni più caldi del Regno Unito identificati dal 2000 in poi e i dieci picchi assoluti tutti concentrati nell’ultimo ventennio. In Italia, con una temperatura di oltre un grado (1,06°C) superiore alla media storica, è stata pure registrata una diminuzione del 30% delle precipitazioni. E in Spagna, per la prima volta nella storia, la temperatura media ha superato la soglia dei 15 gradi, arrivando a 15,5°C.

 

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