Stati Uniti

Il 737 MAX colpisce ancora: Dave Calhoun lascerà Boeing

Tanto tuonò che, alla fine, piovve: l'amministratore delegato al passo d'addio, saluteranno anche il responsabile degli aeromobili commerciali e il presidente – Basterà per far riprendere quota al costruttore?
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Marcello Pelizzari
25.03.2024 14:15

Tanto tuonò che, alla fine, piovve. L'amministratore delegato di Boeing, Dave Calhoun, si dimetterà alla fine dell'anno. Una mossa, spiegano i media statunitensi, legata a una più ampia ristrutturazione dell'azienda, stritolata dalle polemiche dopo l'incidente del volo AS 1282 di Alaska Airlines e, in generale, a causa di una cultura aziendale tutto fuorché irreprensibile. Dicevamo della ristrutturazione: anche il responsabile degli aeromobili commerciali, Stanley Deal, si farà da parte (con effetto immediato) mentre il presidente di Boeing, Larry Kellner, non solleciterà un nuovo mandato. Deal, leggiamo, sarà sostituito da Stephanie Pope.  

L'incidente dello scorso 5 gennaio a bordo di un Boeing 737 MAX 9 di Alaska Airlines, in volo da Portland a Ontario, nell'immediato ha provocato una decompressione incontrollata del velivolo, complice una porta di emergenza bloccata permanentemente separatasi all'improvviso poco dopo il decollo. Ma una vera e propria bomba, a suo modo, è esplosa a terra, con investitori e compagnie aeree sul piede di guerra – nella speranza che i problemi di qualità di cui ha sofferto in questi ultimi anni il costruttore venissero finalmente risolti – per tacere delle indagini avviate dalla Federal Aviation Administration, l'ente regolatore statunitense, che sulla scia di quanto accaduto aveva ordinato un audit approfondito sulla linea di produzione del MAX 9 e sui fornitori lungo la catena di approvvigionamento.

A proposito di compagnie aeree, un gruppo di amministratori delegati di vari vettori – recentemente – ha chiesto un incontro con il Consiglio di amministrazione di Boeing. Una mossa quantomeno particolare, figlia evidentemente dell'incertezza circa i tempi di consegna dei nuovi velivoli ma anche di una crescente preoccupazione a livello di sicurezza. Una mossa, soprattutto, figlia dell'insoddisfazione nei confronti dell'azienda stessa e, di riflesso, del suo amministratore delegato Calhoun. Lo stesso Calhoun, quattro anni fa, quando assunse il comando delle operazioni, aveva promesso un'inversione di tendenza nonché un ritorno agli antichi fasti per Boeing. Niente di tutto ciò. Anzi, Calhoun è il secondo amministratore delegato a lasciare l'incarico, in questi anni, sulla scia di polemiche e accuse di scarsa qualità.

Bene, anzi male. Ma chi sostituirà Calhoun in un periodo così complicato e delicato per l'azienda? Il Consiglio di amministrazione, scrive fra gli altri il Wall Street Journal, sta cercando il prossimo leader sia all'interno sia all'esterno dell'ambiente Boeing. La ricerca sarà guidata, fra l'altro, da un nuovo presidente: Steve Mollenkopf, ex amministratore delegato di Qualcomm. 

In una nota inviata al personale oggi, lunedì, Calhoun ha dichiarato: «Gli occhi del mondo sono puntati su di noi e so che usciremo da questo momento come un'azienda migliore». E ancora: «Sentirò che il viaggio è stato completato correttamente solo quando avremo finito il lavoro che dobbiamo fare. Sistemeremo ciò che non funziona e riporteremo la nostra azienda sulla strada della ripresa e della stabilità».

Calhoun, a suo tempo, era stato nominato ai vertici dell'azienda per «sistemare Boeing», volendo usare un'espressione brutale. Il costruttore, all'epoca, era reduce da due incidenti mortali che, a cavallo fra il 2018 e il 2019, avevano coinvolto due 737 MAX 8. Dalle indagini, in particolare, era emerso che il sistema di controllo automatico MCAS (di cui i piloti dei due velivoli nemmeno erano a conoscenza) giocò un ruolo fondamentale in entrambe le tragedie. In questi ultimi due mesi, l'amministratore delegato, oramai al passo d'addio, ha cercato di convincere gli investitori, ma anche le autorità di regolamentazione e le compagnie aeree, che Boeing era ancora in grado di costruire aerei di qualità. Ovviamente sicuri. 

Boeing e la sua catena di approvvigionamento e fornitura, concludendo, hanno conosciuto non pochi problemi. Dalle fusoliere del 737 ai ritardi e agli errori del 787 Dreamliner, passando ai guai del nuovo Air Force One. L'incidente al volo AS 1282 di Alaska Airlines ha fatto il resto: il titolo di Boeing, quest'anno, è crollato oltre il 25% in Borsa. Dal 2025, toccherà a qualcun altro «sistemare Boeing». Auguri.