Il misterioso virus intestinale che colpisce i turisti del Grand Canyon
Il Grand Canyon, con le sue gole rosse che regalano panorami mozzafiato, da qualche settimana a questa parte sta lasciando ai suoi turisti anche un altro particolare souvenir: un'infezione da norovirus. Andiamo con ordine. A partire dal mese di maggio, sono stati diversi i casi di escursionisti che segnalavano la presenza di sintomi come nausea, vomito e febbre, dopo aper visitato il parco o addirittura durante le escursioni. In particolare, è stata l'esperienza vissuta dall'escursionista Kristi Kei - poi raccontata sui social - a far scattare il campanello d'allarme. Con un post su Instagram, la donna ha infatti raccontato di essersi imbattuta in un gruppo di quattro escursionisti dall'aspetto un po' malandato, che le hanno raccontato di aver avuto episodi di vomito intenso nelle ore precedenti all'incontro. Allarmata dall'aspetto del gruppo, Kristi ha da subito offerto aiuto, dimostrandosi disponibile a chiamare i soccorsi, ma gli uomini hanno gentilmente rifiutato. La donna ha quindi proseguito per la sua strada, mangiando e riposandosi poco più avanti, nei pressi di Yuma Point. Sulla via del ritorno, ecco però qualcosa di strano. Il gruppo di escursionisti era ancora nello stesso punto in cui Kristi li aveva visti un'oretta prima. Un ragazzo non aveva ancora smesso di vomitare, e l'acqua del gruppo cominciava a scarseggiare. È stato a quel punto che la donna ha chiamato un elicottero in soccorso.
Dal fiume Colorado al back country
L'elicottero chiamato da Kristi ha soccorso il ragazzo affetto da forti episodi di nausea e vomito, portandolo in salvo. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no. L'esperienza di Kristi, infatti, è stata particolarmente inusuale, al punto tale da confessare quanto vissuto al Daily Beast. Alla donna, che vanta di aver percorso centinaia di chilometri nel Grand Canyon, non era infatti mai capitato di imbattersi in escursionisti il cui malessere non fosse legato alla disidratazione o al caldo. Sospettava ci fosse sotto qualcosa di diverso. E il suo timore si è rivelato corretto. Secondo quanto riportato da Grand Canyon News, al 10 di giugno si contavano 118 casi di persone ammalate di un virus gastrointestinale come il norovirus. Nello specifico, il norovirus è una malattia che può causare vomito, diarrea, crampi e dolori corporei, nonché febbre lieve. È un virus contagioso, a cui nessuno è immune. Si diffonde rapidamente attraverso il contatto diretto con una persona o una superficie infetta o con l'ingestione di cibi o bevande contaminate. I sintomi sono molto fastidiosi, ma di rado portano alla morte o all'insorgere di altre malattie più gravi. Nel caso del Grand Canyon, le infezioni sembrano essersi sviluppate negli escursionisti che hanno visitato l'area sul fiume Colorado e il back country. Due aree non collegate tra loro, che rendono il mistero ancora più fitto.
Disinfettare e bollire l'acqua
Attenzione. Nonostante il misterioso virus che sta colpendo i visitatori del Grand Canyon abbia tutta l'aria di essere un norovirus, la certezza completa non c'è ancora. Secondo Jan Balsom, responsabile delle comunicazioni per il Parco nazionale del Grand Canyon, l'improvvisa epidemia è decisamente insolita. Da oltre dieci anni, infatti, non si erano più registrati episodi simili. «Il tempo a disposizione per raccogliere campioni di feci per confermare la presenza di un'infezione da norovirus è limitato», aggiunge Balsom. Il che, ovviamente, complica l'ottenimento di una diagnosi certa. Per prevenire un aumento dei casi, la risposta del parco è stata però immediata. Con un comunicato online, ai visitatori viene espressamente chiesto di assicurarsi che l'acqua che bevono non sia solamente filtrata, ma anche disinfettata chimicamente o bollita. Per questa ragione, viene anche fortemente sconsigliato di bere da cascate e ruscelli presenti nel parco. In una dichiarazione rilasciata al Daily Beast da un funzionario del National park service office of public health, l'epidemia viene descritta come «una malattia gastrointestinale accentuata», e si garantisce che verranno prese in considerazione tutte le fonti potenziali che potrebbero scatenare i contagi».
Testimonianze sui social
Sui social, e in particolare sui gruppi di Facebook dedicati agli escursionisti, non sono mancate le condivisioni di esperienze di questo tipo. Una donna, sul gruppo Grand Canyon Hikers, commenta il post di Kristi: «Proprio lo scorso fine settimana abbiamo dovuto portare via a piedi un individuo che stava vomitando ed è stato salvato da altri due escursionisti. Hanno usato il loro inReach per chiamare l'elicottero, che però non ha potuto volare a causa del vento forte. L'uomo è stato quindi costretto a tornare a piedi. Una semplice escursione di giornata è durata così 24 ore». Un altro escursionista ha scritto invece di essere stato sopraffatto da attacchi di vomito nel cuore della notte: «Lasciatemelo dire, essere malati e deboli e fare un'escursione a 1.200 metri di altitudine non è una grande mossa». Sempre su Grand Canyon Hikers, una donna ha rivelato di essersi ammalata dopo aver lasciato il canyon. «Non avrei potuto portare avanti l'escursione o prendermi cura di me stessa se avessi iniziato a vomitare mentre mi trovavo lì». E aggiunge: «I funzionari della sanità pubblica del Grand Canyon stanno monitorando la situazione. A quanto pare è una cosa grossa». E infatti, per ora, il mistero del Grand Canyon rimane irrisolto.