Il molo galleggiante per gli aiuti umanitari a Gaza è pronto: «Ora bisogna scongiurare la carestia»

Il molo galleggiante per trasportare aiuti umanitari via mare verso la Striscia di Gaza è pronto. Lo ha fatto sapere quest’oggi l’esercito statunitense che, lo scorso marzo, aveva ricevuto l’ordine di costruire la struttura dal presidente Joe Biden. Le autorità inizieranno presto a traghettare i beni essenziali per la popolazione dell’enclave, assediata da oltre sette mesi dall’esercito israeliano impegnato nella guerra contro Hamas. Ora che Israele ha sequestrato il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, la nuova opera galleggiante sarà fondamentale per la consegna di cibo, nonostante tutte le difficoltà che si paleseranno.
Secondo la Associated Press, infatti, il trasporto tramite il molo sarà caratterizzato da importanti sfide logistiche, meteorologiche e di sicurezza. Inoltre, la rotta marittima non potrà sostituire le più celeri ed economiche consegne via terra, garantite dai camion delle agenzie umanitarie. I carichi di aiuti giunti al molo, verranno depositati in una struttura portuale costruita dagli israeliani appena a sud-ovest di Gaza City e poi saranno distribuiti alla popolazione dai gruppi umanitari.
Secondo l’ONU, nella tendopoli al confine con l’Egitto, ad oggi, ci sarebbero circa 1,4 milioni di civili fuggiti dal resto della Striscia di Gaza, in prevalenza donne e bambini. Altri 100 mila civili sono recentemente scappati dal nord dell’enclave, dove in questi giorni sono riprese le operazioni militari israeliane.
I funzionari del Pentagono hanno fatto sapere che i combattimenti nella Striscia non rappresentano una minaccia per la nuova area di distribuzione degli aiuti lungo la costa, ma la rotta marittima potrà essere interrotta, anche temporaneamente, in caso di pericoli. Il sito dove sorge il molo è già stato preso di mira da colpi di mortaio durante la sua costruzione, sottolinea l’AP, con Hamas che ha minacciato di attaccare «qualsiasi forza straniera che occupa la Striscia di Gaza».
Il vice-ammiraglio della Marina Brad Cooper ha sottolineato che «la protezione delle forze statunitensi che partecipano all’operazione è una priorità assoluta. Pertanto, nelle ultime settimane, gli Stati Uniti e Israele hanno sviluppato un piano di sicurezza integrato per proteggere tutto il personale», dicendosi fiducioso per il piano di sicurezza.
Il Comando Centrale militare USA prevede che nei prossimi giorni i primi camion per il trasporto di aiuti umanitari verranno riforniti con i beni portati sul molo dalle navi cargo. I veicoli raggiungeranno poi la costa tramite una strada rialzata ancorata sulla spiaggia. L’ONU coordinerà la distribuzione a Gaza, mentre l’esercito israeliano sarà responsabile della sicurezza sulla costa. Oltre a questo, ci saranno anche due navi da guerra statunitensi vicino all’area del Mar Mediterraneo orientale, pronte a proteggere le truppe americane al largo e gli alleati sulla spiaggia.
I militari hanno spiegato che le consegne degli aiuti inizieranno lentamente per garantire il funzionamento del sistema: circa 90 camion al giorno, che poi diventeranno 150 al giorno.
Il completamento del molo, ritardato di due settimane a causa del maltempo, arriva in un momento cruciale per la popolazione palestinese. Le agenzie umanitarie da mesi lanciano l’allarme sulla carenza di cibo e di carburante, quest’ultimo, fondamentale per il funzionamento degli ospedali e per il rifornimento dei camion. Il timore diffuso è che un attacco israeliano a Rafah possa paralizzare le operazioni umanitarie, mettendo in pericolo la vita di centinaia di migliaia di civili. Secondo le agenzie umanitarie, anche quando si riuscirà a garantire 150 camion di aiuti al giorno provenienti dal molo, non si riuscirà comunque a scongiurare la carestia che sta colpendo Gaza. Israele dovrà per forza di cose aprire anche i corridoi terrestri.