Russia

Il «Rasputin di Putin» e sua figlia: fra imperialismo e disinformazione

La 30.enne figlia dell'ideologo dello zar è morta nelle scorse ore in un attentato alle porte di Mosca — Entrambi erano stati sanzionati per il loro sostegno al Cremlino e all'invasione dell'Ucraina — Ecco i loro profili
Giacomo Butti
21.08.2022 13:39

Darya Dugina, giornalista e commentatrice politica, figlia di Aleksandr Dugin, è morta ieri sera nella periferia di Mosca a seguito dell'esplosione dell'auto che stava guidando. Nella notte i media di tutto il mondo hanno diffuso la notizia, anticipata dal giornale locale Moskovskij Komsomolets e poi confermata dalla TASS, l'agenzia statale russa.

Il fatto, secondo quanto riportato dalla stampa locale, sarebbe avvenuto tra le 21 e le 22 nei pressi del villaggio di Bolshiye Vyazemi, a 20 chilometri dalla capitale. L'ipotesi più accreditata? Quella di un attentato. La polizia russa ha infatti aperto un'inchiesta per omicidio e, citata dalla TASS, ha comunicato che «un ordigno esplosivo, presumibilmente installato nella Toyota Land Cruiser, è detonato» avvolgendo l'auto nelle fiamme.

Sul posto era presente anche il padre, Aleksandr Dugin: i due tornavano da un evento. Politologo, ideologo e filosofo vicinissimo a Putin, Dugin doveva trovarsi sull'auto insieme alla figlia ma, secondo quanto riportato da fonti vicine all'uomo, avrebbe deciso all'ultimo di viaggiare su una seconda auto. 

Nel forte video girato immediatamente dopo l'esplosione e diffuso dai media, si intravede il politologo in stato di shock, con le mani nei capelli, mentre l'autostrada è coperta di detriti dell'auto. Lontano, le fiamme. 

Le accuse e il bersaglio

I politici russi, intanto, puntano il dito contro Kiev. Diversi dirigenti vicini al Cremlino hanno infatti accusato l'Ucraina di aver commissionato l'omicidio di Darya Dugina. Fra questi anche Denis Pushilin, leader dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk, nel Donbass, che sul suo account Telegram, ha scritto: «Vigliacchi infami! I terroristi del regime ucraino nel tentativo di eliminare Aleksandr Dugin hanno fatto saltare in aria sua figlia».

Diffusa, diffusissima, infatti, l'idea che il vero bersaglio dell'attentato fosse il padre, personaggio conosciuto per il suo ultranazionalismo, la diffusione di nuove idee imperialiste russe e il sostegno all'invasione dell'Ucraina. Ma è davvero così? Non necessariamente. Come evidenziato su Twitter dal ricercatore e giornalista indipendente Kamil Galeev, oppositore del regime di Putin e già incarcerato, «i media stranieri probabilmente lo interpreteranno come un attacco ad Aleksandr Dugin, ma ciò potrebbe non corrispondere alla verità. Darya era una figura politica a sé stante. Ha usato il nome e l'immagine del padre per affermarsi nell'alta società moscovita e ha cercato di partecipare ai giochi politici».

In giornata, Kiev ha risposto alle accuse: «L'Ucraina non ha nulla a che fare con l'omicidio della figlia di Dugin», ha detto Mykhailo Podolyak, principale consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, alla TV nazionale. «Non siamo uno Stato criminale, a differenza della Russia, e sicuramente non uno Stato terrorista».

Il «Rasputin di Putin»

Aleksandr Dugin è spesso descritto come il «Rasputin di Putin». Come il mistico sussurrava all'orecchio di Nicola II, così sembra aver fatto Dugin con l'attuale leadership russa. Nato a Mosca nel 1962, il filosofo è visto come uno dei padri del neoeurasiatismo. Sua l'ideologia incentrata sul progetto di rivoluzionare la società russa con l'obiettivo di costruire un impero eurasiatico totalitario, dominato da Mosca, in grado di rivaleggiare con gli Stati Uniti e la loro cultura. Un impero, nell'ottica di Dugin, in grado di lottare contro liberalismo e capitalismo.

Già consigliere del presidente della Duma di Stato, Gennadij Seleznev, e del membro di spicco di Russia Unita, Sergej Naryskin, Dugin ha sempre sostenuto l'espansionismo russo, il ristabilirsi - ai suoi occhi - dei «confini sacri» della Federazione. Un esempio? Prima dello scoppio della guerra fra Russia e Georgia, Dugin aveva visitato l'Ossezia del Sud. Qui si era augurato che le truppe russe occupassero «la capitale georgiana Tbilisi, l'intero Paese e forse anche l'Ucraina e la penisola di Crimea, che formano storicamente parte della Russia».

Sostenitore della messa al bando di Internet («Non dà alle persone nulla di buono»), il 60.enne si è spesso espresso anche in materia religiosa. Se il cristianesimo occidentale (cattolico e protestante) è da lui visto come veicolo dell'ideologia liberale e individualista, la religione ortodossa manterrebbe invece, a suo dire, dei caratteri comunitari ereditati dall'antica religione pagana russa che meglio si adatterebbero ai progetti espansionistici da lui ideati. Un concetto da lui teorizzato già negli anni '90.

Per le sue posizioni sull'annessione della Crimea, Dugin vive sotto le sanzioni occidentali già dal 2015.

Sanzioni e disinformazione

E come il padre, anche Darya Dugina, nata nel 1992, ha sempre sostenuto l'idea di un imperialismo russo. Giornalista e analista geopolitica, aveva studiato filosofia all'Università statale di Mosca e lavorava per l'emittente dell'oligarca Konstantin Malofeev, Tsargrad TV, nota per le posizioni conservatrici e per il forte sostegno al presidente Putin.

La figlia del neo-Rasputin, inoltre, ricopriva il ruolo di  direttrice del sito United World International (UWI), di proprietà di Ievgeny Prigozhin (stretto alleato di Putin) e accusato di disinformazione sulla guerra in Ucraina. Ruolo, questo, che le era costato la sanzione da parte del Dipartimento del Tesoro statunitense. Ma Washington non era l'unico a includerla nella lista dei sostenitori del Cremlino e dell'invasione dell'Ucraina. In luglio, il nome di Dugina si era aggiunto a quelli delle persone sanzionate in Gran Bretagna per il loro appoggio alle politiche di Mosca. La sua posizione nella lista? Il suo nome compare al 244. posto dell’elenco delle 1.331 persone fisiche sanzionate. «Dugina è un'autrice frequente e di alto profilo di disinformazione in relazione all'Ucraina e all'invasione russa su varie piattaforme online. Dugina ha quindi fornito sostegno e promosso politiche o azioni che destabilizzano l'Ucraina o minacciano l'integrità territoriale, la sovranità o l'indipendenza del Paese», riporta il documento del governo britannico.

In questo articolo: