Aviazione

Il Sukhoi «tutto russo» ha ancora problemi ai sedili: e adesso?

Dopo aver fallito un primo test a dicembre, l'aereo con componenti «locali» non ha superato neppure l'esame di gennaio – Gettando nuove ombre sulla russificazione della flotta della Federazione
Marcello Pelizzari
10.02.2024 15:00

Liberare i propri aerei dalla tecnologia occidentale, detto e ribadito che per la Russia è una necessità, considerando le sanzioni varate in risposta all'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca, è più facile a dirsi che a farsi. Dall'MC-21 al Sukhoi Superjet New, i problemi non mancano. Anzi, ogni giorno sembrano moltiplicarsi. D'altronde, gli stessi esperti di aviazione russa avevano lanciato l'allarme: sostituire le parti arrivate dall'Europa o dagli Stati Uniti con componenti «locali» sarebbe stato difficile, per certi versi impossibile. 

Ora, il portale specializzato Aviatorshina ha rivelato dettagli importanti sul citato Superjet New, la versione 100% russa del Superjet 100, aereo che – di suo – ha incontrato e sta incontrando non poche difficoltà. A far allarmare i regolatori, una volta di più, sono stati i sedili. Una questione apparentemente semplice che, tuttavia, ha dato e sta dando grattacapi al costruttore. I sedili, un tempo, provenivano dalla B/E Aerospace, azienda della Florida nel frattempo divenuta una filiale di RTX. Ora, le file sul nuovo Superjet 100 sono «firmate» direttamente dall’Aerospace System Design Bureau, un'azienda russa sotto sanzioni. A dicembre, in occasione di un primo test, una fila di tre sedili – sottoposta a una forza di 16G – non ha retto ed è stata strappata in avanti finendo per rovesciarsi. I passeggeri, dei manichini, sono stati schiacciati. La notizia, riportata appunto da Aviatorshina, è che anche un secondo test, svolto a gennaio, ha dato esito negativo. Dettaglio: i sedili erano stati ri-progettati dopo il fallimento del primo esame. Un manichino usato a mo' di passeggero, addirittura, a questo giro si è spezzato in due. Ahia. Stavolta, ha fatto sapere sempre Aviatorshina, le foto del «disastro» non sono trapelate. 

La Russia, al di là delle conseguenze legate alla guerra in Ucraina, aveva pianificato di aumentare la quota di componenti «nazionali» nel Superjet dal 50 al 60% anni e anni fa, nel 2019. Il fatto che le sanzioni occidentali abbiano tagliato fuori il Paese dalla fornitura di pezzi ha reso questi piani – letteralmente – urgenti. Urgenti ma, dicevamo, complicati da attuare. A maggior ragione se Vladimir Artyakov, vicedirettore di Rostec, conglomerato statale specializzato nel settore della difesa e dell'alta tecnologia, ha ammesso che non sarà possibile arrivare a un aereo al 100% «made in Russia». Una parte di componenti, insomma, dovrà essere importata. «Ma i nostri partner ci aiuteranno sempre». Già, a proposito di partner. Il Sukhoi avrebbe attirato l'attenzione della compagnia di bandiera bielorussa, Belavia, e di quelle della Corea del Nord e dell'Iran. 

Aviatorshina, concludendo, ha riferito di problemi anche ai sedili del nuovo turboelica LMS-901 Baikal, prodotto da UZGA e destinato a sostituire il vecchio (e diffusissimo) Antonov An-2. I modelli di questo turboelica hanno superato diversi test. Sottoposti a una forza di 6G durante uno di questi test, i sedili non hanno subito danni. I valori di stress nella zona della colonna vertebrale, per contro, erano al di fuori dei requisiti richiesti.