Summit

Il vertice che «trasformerà la NATO» e la sua visione della Russia

Il concetto strategico pubblicato nel 2010, documento che esplicita futuri sviluppi politici e militari dell'Alleanza, auspicava una «vera partnership con la Russia» — Parole che oggi appaiono anacronistiche e che il summit di Madrid è destinato a spazzare via
Giacomo Butti
29.06.2022 06:00

«Il vertice di Madrid è fondamentale e segnerà un cambiamento epocale, dando vita a un nuovo concetto strategico in questo mondo meno prevedibile». Così, in una dichiarazione congiunta con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, si è espresso il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg alla vigilia dell'evento che si protrarrà fino al 30 giugno. Già, perché il "concetto strategico" attualmente in vigore (stabilito nel 2010), una sorta di dichiarazione di valori e finalità dell'Alleanza, appare decisamente anacronistico. «Oggi l'area euroatlantica è in pace e la minaccia di un attacco convenzionale contro i territori della NATO è bassa», si legge nel documento. Non solo: «Vogliamo vedere una vera partnership strategica tra la NATO e la Russia». Parole che stridono con la realtà.

Insomma, le cose in questi 12 anni sono cambiate, e parecchio. Non stupisce dunque (al netto delle parole pronunciate da Stoltenberg) come gli osservatori siano concordi nell'aspettarsi dal summit grandi cambiamenti.  

Gli sviluppi

Ma in che modo potrebbe mutare il concetto strategico della NATO? Se, da una parte, appare ineluttabile la ridefinizione della Russia come «minaccia più immediata» (come già evidenziato nella dichiarazione dell'Assemblea NATO a fine maggio), non va sottovalutato il fatto che non tutti i Paesi membri si trovino attualmente sulla stessa lunghezza d'onda nella durezza da applicare alla dichiarazione. Come ben evidenziato da un articolo apparso recentemente sull'Economist, Gran Bretagna, Polonia e altri Paesi dell'Europa orientale vorrebbero vedere Mosca ridotta allo status di paria. Una linea non condivisa, ad esempio, dalla Francia. In una recente visita a Kiev, il presidente Emmanuel Macron aveva affermato che l'Europa, presto o tardi, dovrà impegnarsi di nuovo nella collaborazione: «Noi europei condividiamo un continente e la geografia è testarda: alla fine si scopre che la Russia è ancora lì».

A Madrid, in ogni caso, i leader firmeranno grandi cambiamenti nell'assetto militare dell'Alleanza. Alcune mutazioni si erano già avvertite con l'annessione della Crimea. Prima del 2014 i membri orientali della NATO non avevano truppe straniere sul loro territorio, ad esempio. Ma dopo la prima invasione dell'Ucraina da parte della Russia e l'annessione della Crimea nello stesso anno, l'Alleanza ha schierato gruppi tattici multinazionali in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, i Paesi in cui la minaccia era considerata più grave. E se la presenza di truppe sembra destinata ad allargarsi ad altri Stati (in programma Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia), quelli dove la NATO è già presente chiedono a gran voce l'invio di rinforzi. Estonia, Lettonia e Lituania spingono per la trasformazione dei battaglioni in brigate, passando da uno a diverse migliaia di uomini, e con maggiore potenza di fuoco. Tra le richieste anche la creazione di un nuovo quartier generale per ogni Stato e il posizionamento di più munizioni e armi pesanti. Richieste, evidenzia il settimanale britannico, che vedrebbero il sostegno della Gran Bretagna (che guida il gruppo tattico in Estonia), e della Germania (responsabile di quello in Lituania).

Tra i cambiamenti vi sarà anche l'irrobustimento della NATO Response Force (forza di risposta rapida), ha d'altro canto già affermato lunedì Jens Stoltenberg. Gli effettivi passeranno dagli attuali 40 mila ad oltre le 300 mila unità. 

Il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlut Cavusoglu; il segretario generale della NATO, Jens Stolteneberg; il presidente turco Recep Tayyip Erdogan; il presidente della Finlandia, Sauli Niinisto, e il primo ministro svedese, Magdalena Andersson, dopo la firma di un accordo per l'adesione di questi Paesi nordici alla NATO. © EPA/Kiko Huesca
Il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlut Cavusoglu; il segretario generale della NATO, Jens Stolteneberg; il presidente turco Recep Tayyip Erdogan; il presidente della Finlandia, Sauli Niinisto, e il primo ministro svedese, Magdalena Andersson, dopo la firma di un accordo per l'adesione di questi Paesi nordici alla NATO. © EPA/Kiko Huesca

L'invito a Svezia e Finlandia

Prima ancora di entrare nel vivo, prima di parlare di questo nuovo concetto strategico, la NATO ha già portato a casa un'importante vittoria. La Turchia, che fino a ieri mattina poneva il proprio veto sull'ingresso nell'Alleanza di Svezia e Finlandia, ha deciso infatti di fare un passo indietro. In serata i tre Paesi hanno firmato un memorandum d'intesa. Una mossa salutata con soddisfazione da Biden: «Congratulazioni a Finlandia, Svezia e Turchia per la firma di un memorandum trilaterale, un passo fondamentale verso l'invito della NATO a Finlandia e Svezia, che rafforzerà la nostra Alleanza e la nostra sicurezza collettiva, e un ottimo modo per iniziare il Vertice», ha commentato il presidente statunitense.

Stoltenberg ha in seguito annunciato che «domani (oggi per chi legge, ndr) i leader della NATO inviteranno formalmente Finlandia e Svezia a unirsi all'Alleanza».

In contropartita, la Turchia ha ottenuto una serie di promesse da parte di Svezia e Finlandia. Come quella di affrontare più rapidamente le richieste turche di deportazione o estradizione in sospeso riguardo a sospetti terroristi. O il non fornire sostegno alle milizie curde siriane YPG e al gruppo curdo PKK. Insomma, un classico dare per avere.

L'impegno per l'Ucraina

Ma ancora non si è parlato della tematica più delicata. L'Ucraina. Sul tavolo v'è l'idea di aumentare gli aiuti e, soprattutto, procedere con la formazione del personale ucraino nell'utilizzo di attrezzature e strategie più moderne e meno «sovietiche», ha evidenziato Stoltenberg a Madrid. Sebbene, individualmente, i membri dell'Alleanza abbiano inviato in Ucraina il più gran numero di armi concesso a qualsiasi Paese in un periodo così breve dai tempi della Seconda guerra mondiale, la NATO come organizzazione ha sin qui operato in maniera diversa. Come? Fornendo aiuti non letali, come elmetti e coperte. E le cose non sembrano destinate a cambiare. Francia, Germania e Stati Uniti intendono infatti muoversi con prudenza, evidenzia l'Economist, ed evitare un'eccessiva intensificazione degli aiuti. Una che potrebbe portare la Russia ad affermare di stare combattendo non solo con l'Ucraina, ma con la NATO intera, causando un'ulteriore escalation. 

Altre novità: dal Dragone al clima

Il vertice di Madrid riserverà inoltre due particolari prime: la prima partecipazione al summit di partner orientali (Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud) per discutere della Cina. E la già avvenuta prima pubblicazione di un resoconto riguardante il cambiamento climatico.

Per quanto riguarda Pechino, ci si aspetta che il suo nome venga fatto nel nuovo concetto strategico. Al centro delle preoccupazioni della NATO v'è infatti la partnership cinese con la Russia, oltre alla crescente influenza del Dragone sulla sicurezza europea e mondiale e su tecnologie importanti come le reti mobili 5G. 

Sul clima, invece, la roadmap presentata indica una serie di step per tagliare le emissioni nel settore militare. «Dall'Artico al Sahel», ha affermato Stoltenberg, «il cambiamento climatico è un moltiplicatore delle crisi, poiché devasta le comunità. Dunque impatta la nostra sicurezza e rientra nelle competenze della NATO: vogliamo stabilire il "gold standard" dal punto di vista della sicurezza, comprendendo le sfide che pone, adattando le nostre capacità militari e tagliando le emissioni. Oggi presentiamo agli Alleati il primo studio sui rischi che pone il cambiamento climatico per l'Alleanza».

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